Stage MFE-AICCRE 2017

 

Rocchetta di Vara e altre occasioni culturali.
VI edizione di Una vita senza guerre 

Claudia Petrucci , formatrice e docente SISUS

Dal 13 al 15 Giugno 2017 si è tenuto lo stage di formazione giovanile Una vita senza guerre: L'Europa Unita per la pace.

E' stata questa la sesta edizione di una iniziativa, organizzata dal Movimento Federalista Europeo e dalla AICCRE Liguria , che da alcuni anni (il primo stage si svolse a Urbe nel 2012) presenta agli studenti della IV classe di scuola secondaria superiore la storia e il funzionamento delle istituzioni UE.

A questo stage i partecipanti arrivano da istituti di diverse province liguri, in gruppi scolastici composti da 4/5 persone, e sono scelti dalle scuole stesse (in alcuni casi, attraverso una graduatoria di merito interna).Gli studenti e i loro genitori firmano all'accettazione dell'invito un patto di corresponsabilità per la buona riuscita dei lavori.

Lo stage, stanziale, prevede attività comuni per tutta la durata, e pasti e pernottamenti in una struttura. Quest'anno la sede era l'Oasi Francescana della pineta di Suvero, un affascinante ostello di montagna in mezzo ai prati nel Comune di Rocchetta di Vara (SP), e il luogo ha una storia. Come recita infatti la targa apposta nella sala comunale Il 27 agosto 1950, il Consiglio comunale di Rocchetta di Vara, con lungimirante auspicio, deliberava, a soli tre mesi dalla celebre dichiarazione Schuman, "di chiedere che l'Assemblea europea e il Parlamento italiano prendano le misure necessarie affinché le nazioni democratiche d'Europa si vincolino tra loro mediante un patto federale".  Il sindaco di allora era il maestro elementare Francesco Beverinotti, e il comune era, come molti altri della montagna ligure, terra di emigranti.

Nella edizione 2017,come nelle precedenti, ogni gruppo scolastico aveva preparato una presentazione su un tema assegnato all'atto dell'invito, diverso di anno in anno. L'anno scorso il tema era stato l'ambiente.

Quest'anno si trattava invece di commentare e contestualizzare frasi di personaggi della cultura e della politica dell'Ottocento e del Novecento che si erano espressi, in contingenze storiche diverse (alcune di assoluta drammaticità, come nel caso dei ragazzi martiri della Rosa Bianca), sul rapporto tra identità nazionali e appartenenze sovrannazionali. I lavori, ppt o video di massimo 10 minuti, sono stati valutati sia dagli studenti sia da una giuria adulta. Anche i lavori prodotti nello stage sono stati alla fine valutati.

E al momento delle premiazioni finali (in libri, e nessuno è rimasto senza...) sono stati estratti a sorte 6 viaggi al Parlamento Europeo di Strasburgo. Anche la piccola ritualità dei giudizi, dei premi e dei sorteggi, e degli scambi di piccoli regali tra le scuole, fa parte di una formula ben rodata, e in genere gradita ai ragazzi.

Il seminario di Rocchetta, come i precedenti, si è svolto in tre mezze giornate di lavoro, intitolate a tre opere di Altiero Spinelli ( Io, Ulisse; L'Europa non cade dal cielo; Come ho tentato di diventare saggio). Come primo input, un filmato sulla genesi e la storia del Manifesto di Ventotene metteva in evidenza quanto la lotta contro il nazifascismo sia stata un dato essenziale nella biografia militante dei protagonisti e nelle origini del progetto europeo. E' questo un aspetto importante e trascurato nelle vulgate diffuse, che troppo spesso presentano Ventotene come una faccenda di utopisti e sognatori, senza rapporti con la realtà politica del tempo.

E infatti anche quest'anno scoprire lo stretto legame tra lotta al nazifascismo e progetto federale europeo è stata per qualcuno una sorpresa.

Il secondo incontro è stato dedicato alla storia europea dall'inizio del XX secolo a oggi, e al funzionamento essenziale, alle potenzialità e ai limiti delle istituzioni europee attuali(“cosa abbiamo e cosa manca ancora”).

Quest'anno alla parte storica è stata aggiunta anche una unità specifica sulle guerre iugoslave, la drammatica riprova di quali danni possa fare il nazionalismo e di quanto abbia pesato la mancanza di una posizione unitaria tra gli stati europei. E qui colpisce vedere quanto spesso anche i manuali o le altre fonti a disposizione dei nostri studenti presentino la tragedia della ex-Iugoslavia come un esito ineluttabile dell'intreccio multietnico degli stati, anziché come il risultato di scelte politiche divisive da parte dei governi.

Con la terza sessione si sono affrontati i rapporti tra le regole europee e la vita di tutti i giorni. Primo esempio, il lavoro: un gioco di ruolo ("valuta un curricolo") ci proiettava nel mercato del lavoro europeo, e implicava sia un esercizio di inferenza per ricavare, dal detto e dal non detto, elementi utili alla selezione di un candidato, sia un esercizio di decentramento cognitivo, dato che i ragazzi venivano a porsi, anche se virtualmente, non nella abituale condizione di chi "si affaccia a chiedere", ma di chi "può offrire" opportunità.

Secondo esempio, l'ambiente : come possono incidere sulla salute dei cittadini e sulla vitalità dell'ambiente le politiche dell'Unione. A partire da alcuni problemi chiave (la qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo) è possibile capire come funziona l'intreccio concreto tra le responsabilità della legislazione europea e le responsabilità nazionali. Uno di questi intrecci riguarda la necessità di arrestare il consumo di suolo, e la proposta di ICE lanciata a questo proposito dalla campagna People4Soil .

La strategia delle attività ha seguito anche quest'anno, e con successo, i principi dell'apprendimento cooperativo. I gruppi di lavoro hanno mescolato le scuole di provenienza, anche attraverso un gioco iniziale di conoscenza reciproca (cibi, letture, preferenze, aspettative, che cosa significa per te essere "cittadini europei".) Ruoli e compiti all'interno dei gruppi sono stati ruotati ad ogni nuova fase di attività. Il materiale sui temi delle sessioni, è stato strutturato in modo funzionale alla strategia del jigsaw, non solo per ricostruire un panorama di nozioni, ma anche per permettere il confronto reciproco nel selezionare, riconoscere, e mettere in relazione dati, fatti, interpretazioni e argomentazioni. Tutte abilità importantissime in contesti di studio e non solo.

Dopo ogni fase , brevissimi commenti o impressioni personali, da registrare su un apposito taccuino (buddybook) che era stato costruito e decorato da ciascun partecipante all'inizio del corso. Alla fine, ciascun gruppo ha prodotto un cartellone, ispirato a un tema o un evento significativo della storia europea, che è stato condiviso e valutato insieme da tutti. La scelta di usare e far costruire strumenti intenzionalmente "poveri" e essenziali, come il taccuino e il cartellone, ha permesso di focalizzare l'attenzione sui messaggi e sulle intenzioni comunicative fondamentali. Che si trattasse di una scelta e non di un sintomo di ristrettezze tecnologiche era del resto già evidente ai ragazzi, dato che negli argomenti presentati da parte delle scuole erano state invece usate strumentazioni più veloci e sofisticate.

L'alternanza delle attività e dei contenuti, e la struttura del setting di lavoro, hanno confermato anche quest'anno la loro validità, perché tutti i ragazzi hanno partecipato in modo tutt'altro che scontato, sono stati capaci di lavorare insieme, e di affrontare in pochissimo tempo argomenti di grande complessità e che in genere vengono affrontati, e nemmeno sempre, solo alla fine della V. Dai commenti traspariva anche la soddisfazione di riuscire a capire molti aspetti di temi che oggi vengono trattati in modo spesso sbrigativo e ideologico. Tutti sottolineavano con orgoglio l'enorme distanza tra le risposte al questionario iniziale (chiamato in modo autoironico il termometro dell'ignoranza, perché dava per scontato il fatto che della storia e del funzionamento delle istituzioni europee nessuno sapesse nulla) e le acquisizioni maturate al temine dei tre giorni.

Ci siamo salutati con gioia e commozione, la sera della festa di chiusura nella magica piazzetta di Suvaro, con un concerto rock e uno spettacolo sulla stupidità delle frontiere messo in scena dai ragazzi di una vicina scuola media, mentre la celebre scena di Troisi e Benigni davanti alla dogana tra Lucca e Firenze (Chi siete? Cosa portate?...Un Fiorino!) veniva proiettata sullo schermo all'angolo, tra le risate dei molti giovanissimi che non l'avevano mai vista.

E un altro forte messaggio positivo è arrivato dopo pochi giorni dal post della studentessa Berke Bonetti, di ritorno da Strasburgo "La battaglia che dobbiamo fare è una battaglia di impegno perché ci sia un' Europa vera, un' Europa della democrazia, un'Europa del popolo." diceva Altiero Spinelli. Ringrazio(...) tutti coloro che hanno permesso a noi giovani un'esperienza di crescita, di formazione ma soprattutto di conoscenza perché un giorno potremo contribuire anche noi alla difesa dei diritti fondamentali dell'uomo e dell' Unione Europea".

Questa esperienza bella e coinvolgente lascia però a noi adulti non poche questioni aperte.

Anno dopo anno, la messa a punto di un dispositivo didattico, che si rivela sempre più efficace , si accompagna alla consapevolezza pedagogica di navigare controcorrente, e contro correnti sempre più forti e distruttive. Berke ci ricorda quanto conti la conoscenza per poter contribuire alla difesa dei diritti fondamentali. Ma diventa oggi più difficile anche far passare la conoscenza di che cosa il progetto di federazione europea sia, e sia stato, davvero, e possa ancora essere, e a quali condizioni, e con quali correzioni di rotta. Non tanto, ovviamente, all'interno di piccoli gruppi intelligenti e positivi come quelli coinvolti nel progetto ligure, ma nella scuola dei grandi numeri e di tutti i giorni.

Non si può più contare su quella base di adesione spontanea, e magari un po' scontata, che facilitava fino a pochi anni fa l'approccio a questi temi, sia da parte degli studenti, sia anche, e sempre più spesso, dei colleghi. Nuove narrazioni nazionaliste aggressive, che confondono le cause con gli effetti, proclamano la chiusura nelle piccole patrie come unico antidoto ai problemi della globalizzazione e richiamo di identità. Qualche voce sciagurata si lancia sul web perfino contro l'Erasmus definendolo nuova naja della globalizzazione.Da altri il progetto di Ventotene viene definito sbrigativamente "un tragico errore" (quando non peggio!) di tempi remoti e confusi. D'altra parte, correnti autorevoli di pensiero denunciano contraddizioni profonde tra i valori della Costituzione Italiana e i Trattati europei. In alcune versioni estreme questi trattati vengono dati per monolitici e difficilissimi da modificare, e nella percezione corrente il corollario diventa quello di rifiutarli in toto.

E' un mutamento culturale insidioso che corre sotto traccia e che ogni tanto però si manifesta come nuova forma di senso comune.

A scuola tutto questo arriva nel modo vitale e caotico in cui tutto arriva a scuola. Ma qui non si può lasciar correre, o aspettare che passi. Un discorso educativo seriamente federalista, o anche semplicemente democratico, deve misurarsi con questo nuovo clima. Come dimostrano anche i progetti Mfe-AICCRE, qualche strumento c'è. La rivista " La ricerca" di Loescher dedica il numero di maggio 2017 a come "insegnare L'Europa", e soprattutto a "come si insegna oggi l 'Europa" (nei manuali, negli orientamenti scolastici, nelle pratiche)

Anche se non riporta l'esperienza Mfe AICCRE , gli spunti di riflessione che offre sono diversi e utili. Un articolo di Adrian Armstrong sostiene che la storia della costruzione europea è una "narrativa debole", troppo ancorata a valori fondanti radicati in un passato ormai remoto di lotta contro guerre e dittature, e troppo coincidente oggi, almeno in apparenza, con le ragioni di un establishment più o meno soddisfatto. Si può non condividere del tutto , ma il problema c'è.

Come rafforzare questa "narrativa debole"? Una nuova narrativa non può essere affidata solo alle speranze e all'energia delle generazioni Erasmus. Ci vuole un impegno adulto. L'Europa, oggi più che mai, non cade dal cielo, e scoprire, per dirla con i titoli dello stage, "che cosa abbiamo e che cosa ci manca ancora" non è una via indolore. Mette infatti alla prova molte associazioni mentali quasi automatiche

Scriveva Roberto Saviano il 24 giugno 2016 all'indomani della Brexit "(...)a ben vedere, siamo sicuri che oggi il Popolo abbia vinto davvero?(...) L'Unione europea è prima di tutto un progetto politico, nato per scongiurare conflitti, poi culturale. Poi ancora è un progetto necessario perché vengano create leggi condivise su materie sensibili, quali la criminalità organizzata, l'immigrazione, la sicurezza.(...)  All'esito del voto sulla Brexit ha contribuito in maniera drammatica la gestione europea fallimentare dei flussi migratori. Fallimentare non perché le frontiere fossero "un colabrodo" e non perché gli immigrati fossero "liberi di scegliere dove vivere", ma perché ha tradito il principio cardine su cui si basa l'idea stessa di Europa, ovvero integrazione culturale e accoglienza.(...) Io resto fedele alla dichiarazione di Ventotene del 1941, resto fedele a un'idea di Europa che, con la buona volontà, potrebbe ancora compiersi."

Una proposta educativa dovrebbe entrare, almeno un po', anche nel merito della gestione delle "materie sensibili" di cui parla Roberto Saviano. Di queste fanno parte senz'altro anche le questioni ambientali e il contrasto alle povertà e alle disuguaglianze.

Vedere le alternative possibili, e quelle percorse nei fatti, può sfatare qualche mito sulla presunta superiorità delle "democrazie" degli stati nazionali sulla "tecnocrazia" europea.

C'è per esempio un insieme di regole ambientali europee che, dove rispettate, hanno permesso ai cittadini livelli di sicurezza ben più alti di quelli che avrebbero probabilmente garantito gli equilibri politici e i peso delle lobby nazionali .

C'è una resistenza sorda da parte di diversi governi nazionali ai progetti di tassazione significativa e coordinata sulle emissioni inquinanti (Carbon Tax) e sulle transazioni finanziarie speculative (Tobin Tax).

E c'è una Carta dei Diritti delle persone che per molti versi riecheggia principi fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana.