Tutti i numeri della scuola

 

Rapporto sul sistema educativo

 

invito

 

È stato presentato a Roma lo scorso 18 marzo, nella sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, “Tutti i numeri della scuola”, il rapporto curato da Emanuele Barbieri, già segretario nazionale della Cgil-Scuola, vicepresidente del CNPI, direttore generale dell'USR Emilia Romagna e capo dipartimento al Miur. In esso sono raccolti i dati emersi da una ricerca condotta da quattro Associazioni professionali (AIMC, CIDI, Legambiente Scuola e Formazione, Proteo Fare Sapere) e dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi Roma Tre. Ne hanno discusso Silvia Costa, Presidente della Commissione Europea Cultura Istruzione Gioventù e Sport, Davide Faraone, Sottosegretario di Stato all’Istruzione, Emmanuele Bobbio, Assessore Istruzione, Formazione, Università, Ricerca Regione Toscana e Coordinatore IX Commissione della Conferenza delle Regioni, Luigi Berlinguer, Presidente del Comitato per lo sviluppo della Cultura scientifica e tecnologica e Presidente del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica nella scuola e Anna Maria Ajello, Presidente INVALSI.

SISUS ha seguito con particolare interesse l’incontro, e, in attesa di recensire la pubblicazione facendone magari oggetto di iniziative successive, ne propone una brevissima sintesi per rendere un servizio di informazione ai colleghi, ritenendo che i concetti sottolineati dai relatori siano meritevoli di grande attenzione, e possano – dovrebbero? – costituire nelle nostre scuole pane quotidiano.

Luigi Berlinguer ha affermato che la scuola italiana è ancora una scuola di classe, e a non accettarlo sono in molti, anche a sinistra. Non si vuole accettare che la scuola è di tutti e che tutti hanno diritto a raggiungere obiettivi condivisi. Si parla di obiettivi convergenza per l’Europa ma in Italia c’è bisogno anche di affermare obiettivi di convergenza nazionali comuni a tutte le Regioni, come ha ricordato Silvia Costa che come Assessore regionale attuò politiche per l’istruzione tecnica e professionale che portarono alla riduzione del 4% della dispersione scolastica nel Lazio. Il divario nord-sud in Italia è oggi drammatico ha ricordato l’ex Ministro Berlinguer. La vera questione è il Sud. Barbieri ha sottolineato che chi viene bocciato nel primo anno di superiori lo ritroviamo spesso bocciato in terzo e poi abbandona. Quali strategie abbiamo allora messo in atto contro la dispersione e il riorientamento, ancora molto scarso in Italia?. Ma ciò mette in discussione tutto il modo di fare scuola. La scuola basata solo sulla lezione frontale è finita e comunque inadeguata a rispondere alle sfide attuali.

L’alunno- ha continuato Berlinguer- deve partecipare al processo di autocostruzione del sapere. “Io non credo in una scuola dove oltre alla discipline e alla storia delle discipline ciascuno alunno non crea, facendo funzionare i due emisferi del cervello”. La scuola della pura trasmissione del sapere implode quando si introduce la pratica della creatività, di quella artistica in particolare. E i numeri dicono che i paesi che lo fanno sono anche quelli con un PIL maggiore. La scuola resta di classe perché la dottrina puramente subita ed accumulata elimina la creatività. Certi dogmi e luoghi comuni vanno dunque sottoposti a una verifica scientifica spietata. Silvia Costa ha ricordato la scarse risorse economiche assegnate dall’Italia al diritto allo studio, in termini di borse di studio e sostegno alle famiglie degli studenti, andando così a confermare che la differenza tra la riuscita degli studenti la crea il territorio e la famiglia di provenienza. In tal senso anche sull’autonomia scolastica bisogna capirsi: il ruolo dello Stato è garantire quella convergenza su obiettivi comuni a tutte le scuole che non può essere lasciata alla libera concorrenza e alle differenti forze di ciascun territorio. Infine, Anna Maria Ajello ha spiegato il senso dell’INVALSI: non valutare le scuole ma fornire strumenti ai docenti e al mondo delle scuole perché si valutino, individuando i punti di debolezza da cui partire per crescere.