Le riflessioni di Claudia Petrucci

Perché abbiamo pensato a un quaderno

Abbiamo pensato a questo quaderno perché riteniamo che le esperienze di lettura della città condotte nelle scuole di Messina meritino di essere conosciute da un pubblico molto più vasto di quello direttamente coinvolto di insegnanti, studenti, famiglie, amministratori, e collaboratori di professioni specifiche. Costituiscono infatti uno dei non molti esempi (in Italia pochissimi) in cui si cerca di costruire strumenti perché le nuove generazioni sappiano leggere il patrimonio culturale con gli occhi del cittadino. Del cittadino, non del turista o dello studioso.

In Italia siamo poco abituati a usare come cittadini i nostri beni culturali.

Per molto tempo la loro ricchezza, il museo diffuso di cui tanto oggi si parla, era stata vista quasi come un intralcio e una maledizione. Trovare una testimonianza del passato era come una sventura, impediva di costruire, di spianare e di omologarsi alla modernità trionfante. Questo atteggiamento è stato per decenni senso comune. Adesso per fortuna sembra un po' meno diffuso. Più diffusa resta forse quell'altra distorsione già lamentata dai viaggiatori del nord Europa che scendevano in Italia per il Grand Tour, quando vetturini, guide e accompagnatori si adattavano per mestiere a mostrare ai forestieri i resti dell'antichità, ma senza coinvolgersi minimamente nel loro significato o condividere l'ammirazione che destavano .

Le cose sono un po' cambiate perché anche noi siamo diventati turisti, più o meno consapevoli, ma comunque più inclini a apprezzare città e borghi definiti "d'arte", magari mostre e eventi di promozione (più raramente paesaggi e musei).

Ma l'occhio del turista è pur sempre l'occhio della festa e del consumo. Ed è opposto e speculare a quello dello studioso, che invece si batte per salvaguardare, restaurare e proteggere, e che se dovesse scegliere preferirebbe magari tenere lontani il più possibile profani, visitatori e clienti.

L'occhio del cittadino è un'altra cosa. Il cittadino (di nascita o di acquisizione) vive nei luoghi del patrimonio. La qualità della sua vita, personale e sociale, dipende in gran parte dall'attenzione con cui si trattano spazi, pietre e simboli, si recuperano e si fanno conoscere storie e relazioni e si rende possibile la loro integrazione nel quotidiano. Le competenze del cittadino non sono solo quelle della lettura storica o dell'apprezzamento estetico, pure ovviamente indispensabili: sono soprattutto quelle che consentono di agire in modo responsabile nella compresenza e nella condivisione degli usi e degli spazi. Nelle nostre città si può abitare nella casa torre di origine medievale, frequentare il liceo nel convento antico, e il parco pubblico è quel che resta di una grande villa signorile. Sapere come muoversi e perché è vitale

Qui a Messina lo sviluppo di queste competenze è diventato esperienza e lavoro scolastico. Sono state inserite nel curricolo, progettate e rielaborate anno dopo anno. Con adattamenti continui a una realtà che cambia. Non solo per qualche occasione speciale, ma nella pratica di tutti i giorni.

Abbiamo quindi cercato di far conoscere questa avventura educativa, anche per salvarla da quella specie di condanna all'effimero che viviamo tutti a scuola.

A scuola ogni anno sembra si debba sempre ricominciare da capo, e spesso all'insegna della mancanza, dell'emergenza, delle mille inadeguatezze, e si riflette così di rado sulle esperienze buone che abbiamo fatto, e ci sembra sempre che non siano abbastanza buone, e ci dimentichiamo di raccontarle, a volte quasi anche a noi stessi...

Speriamo che pubblicando queste esperienze avremo a disposizione, almeno per un po' di tempo, qualche strumento in più per continuare