Intervento di Floriana Giancotti

Ho conosciuto l’ispettrice Anna Sgherri durante il corso di formazione per presidi di prima nomina, ad Alghero, e da allora la sua presenza ha accompagnato tutto il mio percorso professionale. Non solo come sua collaboratrice nei tantissimi progetti che ha realizzato, ma anche come amica.

Al di là delle qualità umane che hanno accompagnato la sua professione, è il ricordo delle sue competenze che rimane indelebile.

Ha segnato con la sua presenza attenta, colta e perseverante un periodo importante e fecondo della storia della scuola italiana.

Conclusasi l’epoca delle sperimentazioni cosiddette selvagge, l’Amministrazione centrale aveva cercato di guidare un processo autonomo di riorganizzazione e moltiplicazione delle sperimentazioni, dettandone soltanto le linee generali e sostenendo il processo di formazione ed aggiornamento degli insegnanti o direttamente o attraverso le Associazioni disciplinari o attraverso le scuole stesse , investite del ruolo di Poli di aggiornamento didattico. Fino a quando è stato possibile farlo.

Sono stati anni straordinari, di grande fermento innovativo ed è sul terreno delle scuole che Anna Sgherri ha speso la sua intera attività professionale.

Era sua ferma convinzione che la scuola non abbia il compito dell’elaborazione teorica e non deve produrre materiali compiuti di tipo accademico, ma deve testimoniare la realizzazione delle “buone pratiche “ didattiche, i percorsi attraverso i quali realizza gli obiettivi educativi e formativi che programma.

Per questo il punto di forza del suo impegno di tanti anni è stata la fiducia nella professionalità dei docenti. La certezza che sia possibile sviluppare forme alte di professionalità a partire dalle competenze esistenti.

Fiducia non scontata e non banale perché quella dei docenti non appare come una professione. Non ci sono percorsi formativi e di carriera, il merito è irrilevante, non c’è valutazione dei risultati, né un sistema decisionale chiaro, esiste una falsa collegialità, senza responsabilità di controllo e di gestione.

L’insegnante veniva individuato come un professionista che apprende facendo e perciò:

sceglie, programma, organizza, valuta: all’interno di un contesto collaborativo, in un gioco di squadra che amplifica e valorizza le competenze, in un circuito continuo di riflessività esperta che restituisce alla professione dignità, responsabilità, bellezza.

Era certa, Anna, che le scuole avessero la possibilità di crescere autonomamente attraverso la riflessione sulla didattica e sull’immenso materiale grigio che veniva via via prodotto.

Raccogliere, censire, riannodare fili e parlare ad alta voce, doveva significare per gli insegnanti riprendere la progettualità educativa, ridiventare protagonisti di un cambiamento di cui oggi si sono impadronite altre agenzie formative, con la fermezza di chi, come professionista serio, è capace di riflettere sui dati informativi ed interpretarli, sa costruirsi forme di autocontrollo dell’azione professionale e di ascolto e di guida delle esigenze del territorio.

Ha così consegnato alle scuole un patrimonio di esperienze, di riflessioni, di modelli operativi, di procedure che ancora non ha esaurito la sua capacità di produrre innovazione.

Era la storia il suo settore specifico di competenza ed a rileggere oggi i documenti delle tantissime iniziative di cui è stata promotrice e coordinatrice, si rimane stupiti della straordinaria modernità dei temi affrontati che avevano sempre al centro la didattica e quindi gli alunni. Così Anna scriveva nel n. 5 della collana “Quaderni” del MPI “Dalla memoria al progetto”. Eravamo nel lontano 1994

“…. un reale processo di cambiamento dei contenuti, ma anche – e soprattutto - nelle metodologie di trasmissione del sapere (in senso lato) richiede un cambiamento nel ruolo e nelle funzioni dei docenti … ciò presuppone un’inversione di tendenza nel modo con cui è stato gestito l’aggiornamento negli ultimi venti anni, ponendo al centro della progettualità della formazione in servizio i docenti, le scuole, il territorio, inteso come sede in cui i bisogni formativi s’incontrano con le risorse a disposizione e con i servizi che presiedono al loro soddisfacimento.

Le condizioni essenziali, seppure non esaustive, per attivare e sostenere l’impegno dei docenti sono costituite dalla presenza di “materiali” che siano di supporto e guida all’attività didattica, dal funzionamento di un circuito che faciliti il confronto e la socializzazione delle esperienze e da figure o funzioni di assistenza che orientino il processo di autoformazione senza imposizioni di contenuto o di coordinamenti esterni...”

E questo della produzione di “ materiali” socializzabili era diventata una sfida che tutti avevamo accettato sottoponendoci al suo controllo ed al suo giudizio rigoroso. Era molto esigente, infatti. Aveva una visione sempre alta degli obiettivi, ma anche molto buon senso, una carica di umanità e di esperienza che le consentiva di stabilire realisticamente le mete da raggiungere.

Conosceva i limiti delle situazioni e delle persone, ma puntava sulle potenzialità, sull’entusiasmo conoscitivo che non l’abbandonava mai e che ha continuato a coltivare anche dopo la pensione con la sua attività di docente universitaria.

La collaborazione con Anna è stata per me motivo costante in tutti questi anni per sostenere con tutte le energie possibili i processi in campo, di cui, nella solitudine del singolo territorio, si possono smarrire le ragioni generali e perdere gli obiettivi, anche di breve periodo, perché le difficoltà ambientali e le inevitabili conflittualità, anche interne al Collegio dei docenti, tendono a risucchiarti nelle realtà parziali e negli interessi particolaristici.

E’ stata una guida sicura ed affidabile, riuscendo anche a sostenere le incertezze di linea apolitica che a volte hanno fatto ondeggiare l’azione della Direzione Generale.

Il contesto in cui si collocava l’impegno organizzativo e finanziario del M.P.I, in particolare la Direzione generale Classica Scientifica e Magistrale, come ho anticipato, era quello di un sostegno forte all’innovazione didattica, quale richiesto dalla diffusione su tutto il territorio nazionale delle sperimentazioni dei nuovi quadri orari e dei Programmi del Progetto “Brocca”, dal nome del sottosegretario che ne aveva curato lo studio e la stesura. Perciò le scuole italiane furono coinvolte in un serrato giro di aggiornamento nelle varie aree disciplinari, secondo il metodo dei seminari di aggiornamento e produzione.

Anche per l’area storica il M.P.I. mise in atto un’organizzazione complessa, che ha il suo riferimento più importante ed autorevole nella Direttiva Berlinguer del 1996.

Il rinnovamento della didattica della storia ed il ripensamento dei programmi del biennio e del triennio della scuola secondaria superiore, furono affidati all’elaborazione delle associazioni disciplinari ed al contributo delle scuole coordinate da alcune scuole “Polo”scelte nell’ambito nazionale.

La collaborazione del Liceo Scientifico Majorana di Latina, allora da me diretto, relativamente alla didattica della storia ha avuto inizio negli anni '90. Il Liceo era stato scelto come "Polo" per l'aggiornamento della didattica della storia, nell'ambito dei Piani Nazionali di Aggiornamento.

Sempre nel settore delle discipline storico-sociali, la scuola aveva accumulato anche una buona competenza nell’ambito della Valutazione poiché aveva partecipato all'elaborazione del test d'ingresso ed uscita dal biennio - progetto "Prometeo", in collaborazione con l'IRRSAE Marche .

L’intero impegno organizzativo dei tantissimi Seminari allora organizzati si è retto sull’ipotesi che il miglioramento della qualità dell’azione didattica dell’insegnante dell’area storica si realizzasse attraverso:

- una più precisa conoscenza delle finalità e degli obiettivi di apprendimento e di insegnamento della disciplina

- una riflessione critica sui programmi e sulla programmazione

- la conoscenza delle caratteristiche del lavoro didattico in rapporto al tempo ed alle dinamiche di apprendimento degli allievi

- la conoscenza ed il confronto delle esperienze condotte da altri insegnanti in situazioni analoghe alla propria.

Si è puntato in maniera fondamentale sulla professionalità dei corsisti, considerati essi stessi “esperti”….. non più l’aggiornamento per un gruppo di insegnanti, ma il lavoro di produzione degli insegnanti per la diffusione dell’innovazione… (Collana Quaderni M.P.I.n.5,1995)

Man mano che i corsi si moltiplicavano si rinsaldava l’ipotesi progettuale che si arricchiva di nuovi obiettivi, soprattutto per la soluzione dei problemi relativi alla circolazione dei materiali prodotti, che costituiva il cruccio costante di Anna.

Per chiarire meglio il senso dell’esperienza di formazione ed aggiornamento realizzata, si riportano le parole stesse di Anna, sempre nell’introduzioni al n. 5 della collana Quaderni del M.P.I.:

“L’impegno prodigato in questi anni dalla Direzione generale per l’Istruzione Classica, Scientifica e Magistrale … ha consentito di elaborare un’ipotesi di formazione in servizio tendente a moltiplicare ed estendere nel tempo gli effetti di ogni azione attraverso la circolazione dei materiali prodotti a questo specifico scopo.

… Il progetto di formazione che qui proponiamo si basa sulla convinzione che in futuro qualsiasi strategia mirata all’aggiornamento dovrà tener conto non solo dell’alto numero di persone a cui rivolgersi, ma anche dell’opportunità di considerare il docente non un semplice destinatario dell’azione, bensì il soggetto di un processo a cui partecipa attivamente e nel quale interviene sia in fase di progettazione che di costruzione del proprio percorso formativo. …

Il progetto prevede il ricorso ad un materiale di supporto che partendo da un “pacchetto” iniziale, si arricchisca di altri modelli didattici operativi e di strumenti utili all’azione quotidiana via via che le attività si estendono e si ramificano.

… è opportuno ipotizzare un modello organizzativo in cui le occasioni di incontro per la produzione di materiali, lo scambio di esperienze, la riflessione su nuove tecniche metodologico-didattiche, la valutazione di strumenti innovativi, anche tecnologici, e - in ultimo - l’approfondimento dei nuovi campi della ricerca storiografica, siano possibili in tempi ragionevoli e con un’adeguata assistenza tecnico-scientifica.

Tale modello presuppone un’integrazione di risorse e di competenze diverse, afferenti ad Enti ed a Soggetti, istituzionali e non, a vario titolo interessati ai problemi connessi all’insegnamento della storia nelle scuole superiori.”

Programmazione, modularità, costruzione di percorsi, selezione delle rilevanze, laboratorio di storia, costruzione di ipertesti, multimedialità e-learning sono state le operazioni metodologiche e tecniche che hanno arricchito le competenze professionali dei docenti facendoli uscire dalle routines che mortificano l’immaginazione e spengono l’entusiasmo.

Possiamo così riassumere in breve le attività svolte

• I corsi di formazione nazionali per il rinnovamento della didattica della storia e la pubblicazione degli atti (la collana Quaderni del Ministero della Pubblica Istruzione) e degli ipertesti (CD allegati)

       - Dalla memoria al progetto: i corsi di formazione di Latina

      - Progetto Le storie estreme del ‘900 corsi di formazione / aggiornamento ( Latina, Brescia ,Varese, Bari)

      - Memoria e insegnamento della storia contemporanea, I luoghi della memoria,nell’ambito del potenziamento dello studio della storia del ‘900

      - progetto interdirezionale, in collaborazione con IMSLI, Istituto Luce, Treccani, SIS- (Milano, Roma, Stresa)

• I corsi di formazione per

      - L’attuazione dei Programmi Brocca

      - I curriculum verticale di storia (Latina Ferrara )

      - Per i tutor provinciali di Storia e la Riforma Berlinguer – (Palermo, Torino, Brescia,Pozzuoli, Brindisi, Latina, Catania)

• Pubblicazione del sito www.Aretusa.org, contenente i contenuti delle principali esperienze svolte, sito oggi dismesso ma rintracciabile.

• Rinnovamento della Didattica della storia attraverso le nuove tecnologie:

      - Insegnare storia: CD multimediale in collaborazione con l’Università degli studi di Bologna e la direzione del prof. Ivo Mattozzi. Questo CD è stato distribuito a tutti gli ex Provveditorati agli studi per l’aggiornamento dei tutor di storia delle Commissioni provinciali

      - Produzione di un Prototipo multimediale sulla base della documentazione dell’ISTITUTO LUCE (anno 98 – 99)

• Il progetto Sconfinando e la collaborazione con INDIRE per la formazione degli insegnanti neoassunti.

Quest’ultimo progetto è stato il più complesso ed ha richiesto un’organizzazione lunga e su più livelli ed è quello sul quale conviene riflettere più a lungo per le proiezioni che potrebbe avere sul presente.

Il pacchetto doveva contenere materiali formativi destinati ad un’ipotetica utilizzazione per l’autoaggiornamento attraverso l’e-learning, con preciso riferimento ad una piattaforma di formazione interattiva. Le finalità del lavoro da svolgere erano state così individuate:

  •       Diffondere nella pratica didattica l’uso degli strumenti multimediali
  • Sensibilizzare gli insegnanti alla pratica dell’aggiornamento a distanza
  • Costruzione dei criteri di orientamento per l’aggiornamento in rete

e gli Obiettivi così descritti

  • Produrre materiali didattici socializzabili on-line
  • Costruire esperienze di laboratorio didattico multimediale
  • Selezionare un gruppo di insegnanti-esperti capaci di guidare la formazione a distanza
  • Selezionare percorsi e materiali di lavoro, nell’ambito della storia, della riflessione scientifica e filosofica, prevalentemente della seconda metà del ‘900

Ed allora gli insegnanti si sono cimentati nella costruzioni di moduli e di percorsi, hanno costruito ipertesti, hanno collaborato con Università, Enti di ricerca, Associazioni storiche, Istituzioni … ed è sicuramente questa ricchezza e molteplicità di esperienze che ha consentito ad Anna Sgherri di collaborare con l’On Violante per l’organizzazione della Giornata della memoria e del gruppo di lavoro sulle Storie estreme del ‘900 nel quale è stato selezionato il gruppo più ristretto scelto per il viaggio a Jad Vashem.

La collaborazione con l’Indire ha consentito di

  • Non disperdere la qualità del lavoro svolto; quella qualità che emerge come valore aggiuntivo dalla collaborazione all’interno dei gruppi che hanno una comunanza di esperienze, di obiettivi e di metodi
  • Conservare alla produzione il carattere di prodotto scolastico di alto livello, ma che nasce e si sviluppa in un circuito virtuoso di sensate esperienze e di rigorosi riferimenti teorici
  • Costruire in alcune scuole dei veri e propri centri di coordinamento della produzione culturale per la formazione e l’aggiornamento, in una rete decentrata nazionale che alimenta le grandi piattaforme nazionali senza creare subalternità tra la scuola ed i luoghi di produzione e disseminazione della cultura professionale
  • Condividere in rete il progetto formativo e parte delle risorse necessarie, pur nella diseguaglianza delle potenzialità economiche e tecnologiche, consentendo alla scuola di conservarsi come luogo “altro” della produzione, non inserito nella logica del mercato culturale e dei suoi vincoli: un luogo in cui la produzione intellettuale nasce dalla riflessione professionale degli insegnanti individuati come esperti
  • Inserire questa produzione non destinata al mercato nelle possibilità della rete, che diventa così orizzonte di riferimento della pratica professionale degli insegnanti, non esperienza episodica, ma comunità virtuale di pratiche, in cui si impara e si insegna
  • Costruire anche per gli insegnanti una sorta di portfolio professionale spendibile in qualche maniera • Selezionare lentamente coloro che desiderano cimentarsi in percorsi pubblici di riflessione • Costruire anche tra i produttori di testi comunità virtuali per il confronto/controllo reciproco della produzione in un circuito nazionale che rimetta in circolazione le idee delle scuole
  • Avviare di nuovo nuclei di sperimentazione assistita su obiettivi circoscritti, utilizzando gli strumenti dell’autonomia e nuove intese con gli Enti locali

Poi c’è stato un lungo silenzio durante il quale Anna ha continuato a supportare il lavoro della “Città dei filosofi” e del costituendo Liceo delle scienze sociali.

Oggi c’è bisogno di una nuova scommessa politica che nutra l’immaginazione e sorregga l’azione.

Uscire dal guado, ricomporre i segmenti smarriti del presente, restituire senso all’azione.

Questo la scuola lo può realizzare e questa speranza è giustificata e rilanciata dall’esperienza di questo passato così lontano così vicino.