Intervento di Antonio Ronco

 Lo Stage

Antonio Ronco

 

Don't worry! , dice il sottotitolo, non preoccuparti, perché si può fare, può essere una buona esperienza formativa e chi la fa da anni sostiene che poi è molto difficile rinunciarvi.

Perché? Perché lo stage formativo è dotato di potenza intrinseca: riesce a coniugare insegnamento e apprendimento, la scuola e il territorio, il tempo e lo spazio, i saperi e l'esperienza, l'organizzazione scolastica e i percorsi formativi, le diverse sfere della personalità, cognitiva, affettiva e sociale, insomma è un pezzo di formazione a cui ogni studente, ma anche ogni insegnante deve avere l'opportunità di accedere.

E si può fare con gradualità, cominciando con quel che si ha a disposizione, persone, strutture, denaro, ecc...

Don't worry! dunque!

 

Questa è la sintesi, in quarta di copertina, di questo volumetto edito dal M.I.U.R. nel lontano 2001 a cui era giunto il gruppo di lavoro del Liceo delle Scienze Sociali. Risulta subito evidente come lo stage non fosse un momento in aggiunta al curriculum ma la componente strategica dell'autonomia.

Lo stage veniva pensato da noi tutti come momento di discontinuità da una scuola ripetitiva, lontana da azioni di senso e da fonti di passione.

Lo stage veniva pensato, proposto e realizzato in molte realtà della "Rete di scuole Passaggi" non come momento di "apprendistato" ma come"percorso di formazione" per giovani e adulti, alunni e docenti e figure esterne al mondo scolastico facenti parte di quel tessuto civile-sociale della comunità territoriale della scuola.

Questo percorso, pensato come formazione in itinere, era ritenuto, ed ancora oggi lo può essere, come un percorso per tutti dove nel "fare cooperativo" è possibile cogliere e costruire quei saperi alla base delle conoscenze e quelle riflessioni di senso sulle trasformazioni della contemporaneità.

Stage quindi come opportunità per accompagnare i giovani in situazioni e realtà esterne alla scuola dove poter cogliere le problematiche del mondo sociale contemporaneo con la riflessione sulle teorie e studi socio-storici-antropologici.

Ritenevamo e riteniamo che questa fosse e sia la strada per comprendere e cogliere i punti di forza e di debolezza sul mondo di oggi.

Per questo nella breve esperienza, ma intensa e piena di entusiasmo, sono stati realizzati stage in convenzione con Enti pubblici e privati come Comuni, Provincie, Camere di commercio, Ass.Industriali, Istituti penitenziari, Sindacati, Teatri, Case Editrici, Scuole, Università, scuole di Danza, di Musica, Ass. di volontariato, Emergency, Libera, Reti Televisive, Redazioni di quotidiani, Supermercati, Centri per gli Immigrati, Centri Missionari in zone di guerra, scambi culturali col mondo arabo e tanti altri ancora.

Questi scambi, questi percorsi di conoscenza, di saperi e di sviluppo di competenze sono solo alcuni fra i tanti e li cito come esempio per evidenziare la ricchezza del fare scuola in quel "modello" di liceo che Anna Sgherri ci stimolava a realizzare. Oggi è opportuno ricordare come tanti siano stati i motivi che hanno determinato la fine di questa esperienza. Motivi che non sto qui ad analizzare ma che non posso tacere fra questi la nostra incapacità ad allargare le nostre esperienze a più scuole possibili.

Questa presa d'atto non distoglie, però, la nostra convinzione di quanto lo stage sia un percorso formativo e di conoscenza dei saperi dove le singole e diverse "discipline" necessitano di un loro ripensamento e così gli insegnanti addetti, sia sul piano dei contenuti che della loro realizzazione didattica. Una buona organizzazione degli stage diventa un momento dove il "fare lezione" significa sempre più entrare in relazione con singoli individui, siano essi alunni che soggetti esterni alla scuola, dove il fare, il conoscere e l'apprendere è sempre momento di scambio reciproco e così successivamente il momento del "valutare" significa fare insieme una diagnosi per poter formulare e verificare ipotesi corrette di lavoro.

 

In ultimo voglio ulteriormente chiarire quanto lo stage sia lontano da quella infelice affermazione "alternanza scuola lavoro", affermazione impropria in una visione didattica pedagogica.

Oggi, la normativa dello stage, previsto dalla ultima legge, nelle classi terze di ogni tipologia di scuola, può e ci auguriamo che diventi la chiave per organizzare un nuovo modo di "fare e vivere la scuola". Una scuola fatta per "promuovere", una scuola basata su rapporti di cooperazione scientifica, su conoscenze, capacità e competenze per tutti noi cittadini.

Lo sforzo per noi di Passaggi, e per chi ha vissuto quei momenti, è stato quello di praticare una educazione civica dove si lavorava con gli studenti e non per gli studenti, dove il respirare in un luogo di libertà ci permetteva di sbagliare e di compiere errori. Dove l'apprendimento era continuo e frutto di partecipazione di tutti, dove le relazioni, senza mai far venir meno la responsabilità educativa, erano di soggetti, ciascuno con le proprie caratteristiche, in ricerca.

Per concludere oggi penso che lo stage formativo, a cui noi abbiamo lavorato, sia un momento di scuola di tutti e per tutti e che sia anche una concreta sintesi nel solco della migliore tradizione pedagogica didattica del 1900. Quella tradizione che raccoglie le esperienze delle Scuole Nuove, l'organizzazione ragionata montessoriana, l'idea dell'alunno attivo e pensante, i suggerimenti pratici del fare insieme di Freinet, del rigore e dello sforzo di una scuola di Barbiana, di una organizzazione autonoma ed di laboratorio come quella di Scuola Città Pestalozzi e come l'esercizio finale del corso di studi di staineriana memoria.

Queste sono solo alcune delle voci di riferimento a cui voglio aggiungere la pratica di ricerca nei laboratori adulti del Movimento di Cooperazione Educativa.

 

Grazie Anna per averci dato l'opportunità di realizzare, per quel poco tempo che è stato possibile, un liceo con aspirazioni europee (oggi aggiungerei nella positività delle aspirazioni di questa comunità) e modello di riferimento per tutta la scuola italiana.

L'educazione, come la partecipazione democratica, richiede tempi lunghi e noi siamo fiduciosi che tutto ciò avverrà.