Una ricerca psicologica sulla pandemia.

Presentiamo uno studio inerente le conseguenze delle due ondate di pandemia Covid-19 sulla popolazione Italiana, che ha riguardato più di 500 intervistati, tra cui docenti.

La ricerca è stata realizzata dai professori Renzo Carli e R.M. Paniccia, docenti di Psicologia Clinica all'Università di Roma La Sapienza.

Il primo report intitolato "La rappresentazione dell’esordio della pandemia Covid-19 e del conseguente lockdown in Italia" è stato pubblicato sul numero scorso della Rivista di Psicologia Clinica (in allegato), mentre la seconda parte della ricerca dal titolo "Convivere con il Coronavirus. Una ricerca psicologica" è in pubblicazione sul prossimo numero della medesima rivista.

Questo l'Abstract; in allegato l'intero report

A fine febbraio 2020, in SPS4 ci siamo chiesti quali fossero i vissuti evocati dalla pandemia Covid-19 in esordio, e quali fatti “derivassero” da tali vissuti. A tal fine abbiamo interpellato 419 persone, tra l’1 marzo e il 5 maggio 2020. Il corpus raccolto è stato analizzato con l’Analisi Emozionale del Testo (AET).

Si ipotizzava che la pandemia avesse destrutturato le modalità abituali di rapporto, e pensavamo stessero emergendo dimensioni relazionali inedite. I nostri dati dicono che l’individualismo abituale, di avida competitività, è in crisi. In risposta alla destrutturazione dello schema relazionale amico/nemico, alla base della socialità, è emerso un nuovo individualismo.

La rappresentazione del pericolo insito nel contagio pandemico ci ha reso, tutti, potenzialmente nemici gli uni degli altri. Tutti siamo vissuti come potenzialmente nemici di tutti, a meno di non essere dichiaratamente malati. I malati, di contro, non sono vissuti come nemici: sono un’alterità scissa, relegata in un altrove lontano da chi è “sano”.

Le cure, nel lockdown, erano confinate nell’ospedale, caratterizzate dall’isolamento, dall’emergenza, dalla morte esperita nel peggiore dei modi. L’altrove è stato reificato in un ospedale diventato sintomatico del fallimento del sistema sanitario. Si è costituito un “noi” qui insieme, sani e maniacalmente felici, e un “loro” contagiati, dannati, isolati e “altrove”.

Internet, consentendo vicinanza senza contatto, è diventata un nuovo contesto di socialità. Ha permesso di ridiventare umani, ovvero amici, a meno che non si dimostri il contrario. Ma la nuova amicalità è fondata sulla scissione dall’altro dannato: la coppia malato/curante, e tutti gli esclusi, per diverse motivazioni, dalla protezione del lockdown. Dalla nuova socialità è escluso anche il vissuto dello stare chiusi in casa con gli abituali conviventi, dove emerge la violenza delle relazioni familiari obbligate. Si evidenziano altri esclusi dal noi maniacalmente amicale: gli anziani che non usano internet e che più di tutti rischiano di morire.

C’è poi una cultura che, entro il fallimento delle relazioni sociali abituali, sottolinea l’impotenza delle istituzioni (politiche, sanitarie, mediatiche etc.) nella contingenza pandemica.

Infine, c’è una cultura pre-lockdown, fatta della paura che porterà a scegliere l’isolamento. Manca, nei dati, il mondo produttivo, che non ha ritrovato, per gli interpellati dalla ricerca – nel periodo di tempo da noi considerato – un codice emozionale condiviso che potesse raccogliersi in un cluster.

La ricerca aveva anche un obiettivo di intervento: quello di creare un contesto in cui l’evento pandemia potesse essere interpretato, entro un setting di partecipazione.

Oltre a effettuare una pubblicazione rapida dei dati, intendiamo promuovere gruppi di discussione su internet con i partecipanti. La creazione di un contesto di condivisione è anche un motivo dell’alto numero di Autori