L'italiano e i nostri studenti

 

forum"E' vero, molti nostri studenti non conoscono l'italiano, ma la colpa è anche dell'università": con questo titolo il quotidiano La Repubblica ha sintetizzato il senso dell'intervento di Marco Rossi Doria in replica alla lettera dei seicento docenti di vari atenei sulle scarse competenze degli iscritti. Naturalmente la posizione di Rossi Doria è molto ben documentata e articolata. Vorremmo partire da lì per aprire un dibattito anche su questo sito. Vi invitiamo a partecipare a questo forum, nella convinzione che il confronto su tematiche così vitali per la scuola, e non solo, non possa che giovare alla scuola stessa e al Paese.

La lettera in questione - che mi riservo di commentare a parte - ha avuto l'innegabile, e anche alquanto inaspettato, merito di accendere i riflettori su un problema che definire annoso sarebbe perfino eufemistico. Moltissime le reazioni, sulla stampa e sui social. Eccone alcune.  

Dal CIDI Maurizio Muraglia chiosa a margine l'appello e Giancarlo Bagni leva la sua voce in difesa delle Indicazioni nazionali per il Primo ciclo.

C'è anche chi sostiene che "l'italiano non è in declino"  mentre Maurizio Tiriticco, entrando a piè pari nel merito della polemica conclude che "insomma, oggi insegnare “italiano”, o meglio, a leggere e scrivere, è un’impresa ardua in tutti i gradi della nostra istruzione scolastica".

Invito dunque gli amici a far sentire anche la propria voce nel dibattito su questo forum.Lo so che "postare" su FB è più allettante, tuttavia non dispero (d'altronde, se preferite, il gruppo "La società in classe" è presente anche su Facebook!).

Amelia Stancanelli

Insegno linguistica italiana all'università e mi confronto quotidianamente con l'italiano scritto e parlato degli studenti, non soltanto universitari. Spesso giornalisti, osservatori superficiali e, in generale, chi non ha dimestichezza con la scrittura professionale e la didattica delle lingue pensa che l'italiano degli ultimi anni stia decadendo, o sia già quasi defunto, per colpa di qualche indicativo al posto del congiuntivo (opzione peraltro da sempre praticabile, e praticata, nella storia della nostra lingua), dei troppi anglicismi e delle abbreviazioni tipiche della scrittura nei media telematici.

Non ci si rende conto che i problemi più seri sono ben altri: non riuscire ad argomentare, a capire la differenza tra informazioni primarie e informazioni accessorie, tra cause ed effetti, tra ipotesi ed asserzioni, non riuscire a comprendere un testo mediamente complesso, non saper fare un riassunto e altro ancora. Problemi non certo di oggi o di ieri, ma che senza dubbio negli ultimi anni risaltano con maggiore evidenza. Attribuire la responsabilità di tutto questo alla scuola dell'obbligo o alla promozione facile è ingiusto, oltre che sbagliato. Ed è allarmante che politici e giornalisti ignorino, o fingano di ignorare, la complessità storico-sociale cui vanno sempre ricondotte le dinamiche linguistiche (non occorre certo scomodare Gramsci per ricordarlo): magari bastasse incolpare la scuola, se gli italiani, prima ancora che scrivere (e parlare) male, pensano male, per dirla con Nanni Moretti! Da almeno quarant''anni la scuola riflette sull'educazione linguistica, si aggiorna, arricchisce i propri programmi e le proprie tecniche: lo dimostrano già le dieci tesi Giscel del 1975 e una florida pubblicistica che molti degli apocalittici tonanti in questi giorni nei media italiani mostrano di non conoscere affatto, o, peggio, di travisare e strumentalizzare. Per non parlare dei grossolani fraintendimenti (a voler essere generosi...) letti in questi giorni sull'opera di Don Milani o di Tullio De Mauro.

Non condivido l'appello dei 600 professori uscito il mese scorso (http://gruppodifirenze.blogspot.it/2017/02/contro-il-declino-dellitaliano-scuola.html), dal momento che sembra limitare alla scuola primaria e secondaria l'onere dell'insegnamento linguistico e sembra rimpiangere una didattica grammaticale tradizionale, la quale invece, come è stato ampiamente dimostrato, tra gli altri, da Don Milani, da Tullio De Mauro e dalle 10 tesi Giscel sopra citate, è la vera responsabile dell'assenza di una coscienza metalinguistica e del disintesse a migliorare le abilità di comprensione e di scrittura degli studenti.

Come giustamente ricorda Lia Stancanelli -- che di didattica linguistica ha una lunga e documentata esperienza e che, insieme agli altri animatori di questo bel sito, ha pubblicato titoli fondamentali su questi temi -- vi sono state numerose ed autorevoli reazioni negative all'appello dei 600. Quella che io preferisco è la lettera aperta scritta da Maria Pia Lo Duca (http://corrieredelveneto.corriere.it/verona/notizie/cronaca/2017/11-febbraio-2017/appello-professoressa-2401278384523.shtml), docente di Lingua italiana' e di Didattica dell'italiano presso l'Università di Padova, che rettifica doverosamente alcuni punti dell'appello. Non possiamo considerare la capacità di scrivere come un risultato conseguibile una volta per tutte alla scuola primaria o a quella secondaria. L'abilità scrittoria è un processo, un esercizio che deve essere portato avanti a diversi livelli per tutta la vita. L'università ha serie responsabilità nei confronti delle difficoltà che gli italiani incontrano nello scrivere un testo e anche nel comprenderlo: dovrebbe organizzare più corsi di formazione per gli insegnanti, più laboratori di scrittura, più corsi di didattica delle lingue moderne, correlarsi molto di più con il lavoro degli insegnanti di scuola, spesso molto più sensibili di quelli universitari sui temi e le tecniche della didattica linguistica. La deprivazione linguistica si ha quando una persona non ha a disposizione tutta la gamma del sistema a cui deve poter attingere. Dall'asilo fino ai dottorati di ricerca bisogna dunque fornire agli studenti il più ampio spettro possibile e addestrarli a tutte le variabili dello spettro.

Ho parlato di questi temi in una recente intervista rilasciata al blog Informalingua (http://www.informalingua.com/index.php/item/792-intervista-al-linguista-...), riportata anche nel sito di consulenza linguisitca che dirigo presso l'Università di Messina: DICO: Dubbi sull'italiano Consulenza Online (http://web-old.unime.it/dico). Su DICO abbiamo toccato molti temi riguardanti l'insegnamento scolastico. Per esempio, alle tesi Giscel abbiamo dedicato una pagina: http://web-old.unime.it/dico/_news/l_039_educazione_linguistica-44148.html.

Fabio Rossi

(Università di Messina)