Di cosa stiamo parlando?

competenza digitaleStiamo parlando di Competenza digitale:

il saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione per il lavoro, il tempo libero, la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC): l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet (Commissione Europea, “Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a Competenze chiave per l’apprendimento permanente).
 

Quale responsabilità ha la scuola?

La scuola dev’essere coinvolta in prima persona nel promuovere una cultura dell’apprendimento basata su un uso consapevole e critico dei linguaggi multimediali e delle tecnologie della comunicazione, e operare attivamente per rimuovere gli ostacoli che possono indurre nuove e più sostanziali disuguaglianze per chi è chiamato a studiare, lavorare e vivere nella società dell’informazione.

La scuola deve assumere a fondamento del proprio operare la convinzione che la padronanza delle tec-nologie ICT rientra a pieno titolo tra le competenze chiave degli studenti del XXI secolo. Queste compe-tenze possono essere riassunte in:

  • Exploration: la capacità di ricercare selettivamente informazioni in modo da essere protagonisti attivi del proprio apprendimento
  • Expression: la capacità di usare i media digitali per esprimersi, rappresentare e comunicare conoscenze e idee
  • Exchange: la capacità di porre domande, scambiare idee e lavorare con gli altri

(Paolo Ferri e Alberto Marinelli)
 

Henry Jenkins individua alcune new media literacies, cioè competenze culturali e abilità sociali necessarie per muoversi nel panorama dei nuovi media e che la scuola deve prestare attenzione a sviluppare:

  • Gioco: La capacità di fare esperienza di ciò che ci circonda come forma di problem solving
  • Simulazione:l’abilità di interpretare e costruire modelli dinamici dei processi del mondo reale
  • Performance: l’abilità di impersonare identità alternative per l’improvvisazione e la scoperta
  • Appropriazione: l’abilità di campionare e miscelare contenuti mediali dando loro significato
  • Multitasking: l’abilità di scansionare l’ambiente e prestare, di volta in volta, attenzione ai dettagli sa-lienti
  • Conoscenza distribuita: l’abilità di interagire in maniera significativa con strumenti che espandono le capacità mentali
  • Intelligenza collettiva: l’abilità di mettere insieme conoscenza e confrontare opinioni con altri in vista di un obiettivo comune
  • Giudizio: l’abilità di valutare l’affidabilità e la credibilità di differenti fonti di informazione
  • Navigazione transmedia: La capacità di seguire un flusso di storie e informazioni attraverso una mol-teplicità di piattaforme mediali
  • Networking: l’abilità di cercare, sintetizzare e disseminare informazione
  • Negoziazione: l’abilità di viaggiare attraverso differenti comunità, riconoscendo e rispettando la molte-plicità di prospettive e comprendendo e seguendo norme alternative.

Quali discipline?

Ancora Jenkins sostiene che
Il cambiamento dei media colpisce ogni aspetto della nostra esperienza contemporanea e, di conseguenza, ogni disciplina scolastica deve assumersi la responsabilità di aiutare gli studenti ad acquisire le abilità e le conoscenze di cui hanno bisogno per padroneggiare un ambiente ipermediato.

 

Qual è ruolo degli insegnanti?

Il ruolo dell’insegnante-educatore non è necessariamente di fornire competenze tecniche, che possono essere lasciate a discipline specifiche, ma di fornire uno sguardo di secondo livello, cioè un aiuto nell’interpretazione critica e nella ge-stione di questo nuovo spazio di relazione. L’insegnante è un etnografo che si immerge in questo spazio relazionale per osservare “le pratiche dei soggetti dentro i loro contesti di vita guadagnando un punto di vista privilegiato in funzione dell’interpretazione” (Pier Cesare Rivoltella).
 

L’obiettivo è

stabilire un ponte tra le pratiche mediatiche correnti dei giovani e il senso che queste assumono ai loro occhi, introdurre progressivamente un atteggiamento riflessivo sulle proprie pratiche, analizzare i media che amano, e che frequentano assiduamente, come processo economico, sociale e culturale e non soltanto come prodotto di una tecnica professionale o semiotica (G. Jacquinot).