SEZZE, Convegno nazionale 2006

 
 
ISISS Pacifici e De Magistris Sezze (Latina)
Rete di scuole Passaggi, Le scienze sociali in classe
LA CATEGORIA DELLA COMPLESSITA'
Questioni di confine tra scienze sociali e riforma della scuola
 
Seminario di formazione SEZZE 27- 28 -29 MARZO 2006

 

Il programma

 
 
ISISS Pacifici e De Magistris Sezze (Latina)
Rete di scuole Passaggi, Le scienze sociali in classe
LA CATEGORIA DELLA COMPLESSITA'
Questioni di confine tra scienze sociali e riforma della scuola

 

Seminario di formazione SEZZE 27- 28 -29 MARZO 2006

 
Programma
 
 
Lunedì 27 marzo

 

9.30 Sessione di lavoro della rete di scuole Passaggi.
Riservata ai referenti degli istituti in rete. 
 
15.00
Registrazione partecipanti
 
Apertura ai lavori
Prof.ssa Jole Giorgetta
dirigente scolastico Isiss Pacifici e De Magistris
 
Saluto delle autorità

 

15.30 
Un metodo per pensare la complessità, tra scienze fisico-matematiche e scienze sociali
Prof. Mauro Dorato, Università Roma TRE
 
Dibattito
 
Pratiche di integrazione tra scienze sociali e scienze fisico- matematiche*
Coordina: Prof. Luigi Mantuano, ISISS Pacifici e de Magistris – Sezze 

 

Martedì 28 marzo
 
9.30 Sessione di lavoro della Rete di scuole Passaggi.
 
La rete di scuole, le scienze sociali e ulteriori sviluppi. Problemi di organizzazione.
Coordina: Prof.ssa Stefania Stefanini, Ist. A. Pieralli –Perugia
 
15.00 
Scienze sociali e scienze umane: questioni epistemologiche
Prof.ssa Paola Di Cori, Università Di Urbino
 
Orientarsi nella complessità. Saperi e competenze per il Liceo delle Scienze Sociali
Prof. Giacomo Camuri, I.S. M. Vegio – Lodi
 
Dibattito
 
17.00
Le buone pratiche nella scuola della complessità*
Coordina: Prof.ssa Lia Stancanell, Dirigente scolastico ISISS Ainis - Messina
 
 
Mercoledì 29 marzo

 

9.30 Il liceo delle scienze sociali: una proposta culturale e politica per progettare la scuola italiana. 
Tavola rotonda con rappresentanti del mondo della scuola, dell’Università e della politica.
 
Partecipano: 
Dott. Armando Cusani, Presidente Amministrazione Provinciale – Latina
Sen. Giampaolo D’Andrea – 7° Commissione del Senato
Prof.ssa Clotilde Pontecorvo, Università di Roma “La Sapienza”
Prof. Umberto Melotti, Ordinario di Sociologia Politica, Univ. Di Roma “La Sapienza”
Prof.ssa Lucia Marchetti, Liceo Ariosto - Ferrara
 
Coordina: Ispettrice Anna Sgherri Costantini
 
12.30 Conclusione dei lavori e consegna degli attestati ai partecipanti.

 

 

 

 (*): Tutte le scuole sono invitate a intervenire. In particolare si prega di inviare alla segreteria scientifica s-l@libero.it una scheda anche sintetica relativa alle esperienze e ogni altro materiale che si ritenga utile per una più facile sintesi dei lavori, ma soprattutto per dare visibilità anche attraverso il sito www.manzoniweb.it [ora www.scienzesocialiweb.it, ndr].

 

 Per l’integrazione tra discipline: 

Un modulo di compresenza tra filosofia, scienze sociali e fisica.
ISISS ‘Pacifici e De Magistris’ di Sezze
 
Un curricolo quinquennale di integrazione fra scienze naturali e scienze sociali
Liceo Classico ‘Ariosto’ di Ferrara
 
Modelli, sistemi e reti
Istituto ‘Pieralli’ di Perugia
 
 
Per la didattica della complessità: 
 
Gli occhi sulla città. La città dei servizi.
Istituto ‘Ainis’ di Messina
il progetto completo
la presentazione di Sezze
 
La Peer education: Il gruppo classe come microcomunità, la comunità locale come rete di reti
Istituto “L. Cobianchi” Verbania
 
 
Altri interventi :
 
Incontro con l'etologo
Istituto Sigonio di Modena
 
La mano nel cappello
Teatro e musicoterapia per un gruppo integrato di studenti diversamente abili e non, ISISS Pacifici e de Magistris – Sezze
 
A scuola La mafia La credenza nella legalità Il quartiere
Istituto Campanella di Lamezia Terme 
 
Un progetto di scienze sociali per le classi terze e quarte
Istituto Carlo Porta Monza  

 

Ciascun partecipante dovrà sostenere soltanto le spese di viaggio, restando vitto e alloggio a carico della scuola ospitante, limitatamente ai giorni e alle notti del 27 e 28 e al pranzo del 29 marzo.
Nel caso di più di due docenti della stessa scuola l’organizzazione, a causa dei fondi disponibili, non sosterrà le spese del terzo docente.
 

  
Per raggiungere la sede del Seminario: scendere alla stazione ferroviaria di Sezze Romano (linea Roma-Napoli); con il bus locale all’uscita della stazione si arriva a Sezze e a piedi si raggiunge in 10 minuti l’ISISS Pacifici e de Magistris (V.le dei Cappuccini).
 
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof.ssa Jole Giorgetta
 
SEGRETERIA SCIENTIFICA
Prof. Luigi Mantuano
Tel. 3339257660

s-l@libero.it

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Sig.ra Ornella Leonoro
Tel. 0773887415
Fax 0773885116
 
SEDE DEL SEMINARIO
ISISS Pacifici e De Magistris
VIALE DEI CAPPUCCINI

04018 SEZZE (LATINA)

 
 

 

 

 

 

Il diario di bordo

Lunedì mattina 27 Marzo

Riunione riservata ai dirigenti e ai referenti delle scuole della rete Passaggi per la revisione del Regolamento. Sono presenti la DS di Sezze Iole Giorgetta, la DS di Messina Amelia Stancanelli, il prof. Mantuano di Sezze, la prof.ssa Marchetti di Ferrara, la prof.ssa Clemenza di Messina, la prof.ssa Stefanini di Perugia, il prof. Cinque di Roma.

Dopo i saluti di benvenuto di Giorgetta, Stancanelli vuole precisare di avere appreso dalla lettura del Regolamento che il suo istituto è stato individuato come sede organizzativa, accetta con piacere, anche se non l’ha sollecitato. Stefanini ricostruisce la storia della costituzione della rete di scuole e fa presente le difficoltà che si sono presentate sul piano organizzativo nel passaggio tra Ferrara, Perugia,lo scorso anno e, quest’anno da Perugia a Sezze. Sulla base di questa esperienza e dell’ambiguità fra il ruolo di un’associazione e quello di una rete si è giunti alla decisione di rivedere il Regolamento. Il DS di Ferrara, prof. Mori, ha assunto il compito di riscriverlo e Marchetti ne ha portato copia che verrà letta in questa sede.

 

 partecipanti al seminario di Sezze 

partecipanti al seminario di Sezze

 

Seguono diversi interventi che sottolineano i seguenti aspetti:

  • in questi anni noi non abbiamo solo costruito il liceo delle scienze sociali, abbiamo lavorato a un possibile modello di ‘buona’ scuola per tutti;
  • necessità di superare il vuoto di rappresentanza;
  • necessità di riprendere l’organizzazione dei poli con punti di responsabilità decentrati;
  • necessità di un raccordo con l’università e di costruire una comunità di ricerca; 

partecipanti al convegno

 

Si chiarisce innanzitutto che si sceglie la forma istituzionale della Rete di scuole come espressione dell’Autonomia e si abbandona la forma dell’associazione.

Si considererà nella giornata successiva l’opportunità di fondare un’associazione disciplinare che possa rappresentare le scienze sociali e che possa costituire un riferimento per docenti di scuola secondaria, per universitari e cultori della materia.

Si passa alla lettura del Regolamento e si apportano le seguenti variazioni:

  1. per dare forza e legittimità all’adesione alla rete si aggiunge che sia votata dal Collegio e inserita nel POF;
  2. si allarga il numero di istituti che svolgono funzioni permanenti da 2 (FE, ME) a 4 (Sezze e Suzzara), Sezze per il raccordo con l’università e Suzzara per la gestione del sito. Il sito infatti in questi anni di ‘vacanza’ di un centro organizzatore e di un sostegno da parte delle scuole-polo è rimasto l’unico riferimento a livello nazionale.
  3. si sottolinea la necessità di un riconoscimento economico per questo servizio ricavato dai fondi versati dalle scuole delle rete.

Il Regolamento così modificato è approvato all’unanimità. 

 

Lunedì pomeriggio

Comincia ufficialmente il convegno. Sono rappresentate 40 scuole. La DS Giorgetta introduce i lavori. Dopo i saluti della Provincia (che ha finanziato il seminario) e del Comune, si procede con la relazione del prof. Mauro Dorato, docente di filosofia della scienza, Un metodo per pensare la complessità, tra scienze fisico-matematiche e scienze sociali.

 

 Mauro Dorato

Mauro Dorato

 

Individua punti di continuità tra scienze dure e scienze sociali, per esempio sul piano del metodo e si concentra su possibili punti di attrito che individua in 1.valori, 2. libertà e necessità, 3. spiegare/comprendere, 4. il problema delle leggi, 5. il ruolo della storia: unicità e individualità.

Seguono alcuni interventi, in particolare di insegnanti di matematica sui problemi dell’insegnamento di questa disciplina nel liceo delle scienze sociali. Vengono in seguito presentate tre esperienze di insegnamento integrato:

  • Sezze, un modulo di compresenza tra filosofia, scienze sociali, fisica e scienze naturali;
  • Ferrara, un curricolo quinquennale di insegnamento integrato fra scienze naturali e scienze sociali;
  • Modena, un’esperienza di insegnamento integrato fra scienze sociali e scienze naturali sull’etologia con interventi di un docente universitario di etologia. 

 

Martedì mattina 28 Marzo

Questa sessione viene riservata ai problemi di organizzazione della rete di scuole e alla proposta di un’associazione disciplinare. La prof.ssa Stefanini, che presiede la sessione, introduce i lavori con una comunicazione dal titolo Modelli, sistemi, reti che riporta un’esperienza svolta nel suo istituto in forma integrata tra scienze sociali e scienze fisiche sulle forme organizzative distintive della società complessa, forme sistemiche, a legame debole, i centri nodali e i continui riassestamenti di un sistema. Passa in seguito ad applicare questa teoria alla nostra rete e ragiona con noi sulla possibile realizzazione di una rete di scuole a legame debole, ma con punti forti rappresentati da alcune scuole che fanno da riferimento e rinforzo.

 

 Stefania Stefanini e Lucia Marchetti

Stefania Stefanini e Lucia Marchetti

 

E’ il momento perché tutte le scuole si presentino e, rispetto agli anni precedenti (Ferrara 10 scuole, Perugia 26) si arriva a 40 scuole. E’ probabile che il numero sia dovuto anche al fatto che il seminario è a costo zero per le scuole, salvo le spese di trasporto, ma è comunque importante che un docente sia stato sollevato dalle lezioni in tempi così difficili sia sul piano economico sia su quello delle supplenze. Non è secondario il fatto che il docente abbia espresso il desiderio di venire, perché il tutto implica fatica e sacrifici. Dagli interventi si coglie un atteggiamento di collaborazione e partecipazione motivata ai lavori. Alcuni hanno portato esperienze che desiderano mettere in comune e tutti passano il materiale ad Alberto Facchini, il webmaster del sito di Suzzara che viene pubblicamente ringraziato. La sua presenza si rivela particolarmente importante perché molti si rivolgono a lui per aiuto nella comunicazione telematica, ma anche perché fissa i diversi momenti del seminario in immagini che verranno poi messe nel sito.

 

 i docenti di Verbania

i docenti di Verbania

 

Si passa alla lettura del Regolamento che ognuno porterà ai propri dirigenti e la DS Stancanelli si impegna a scrivere una lettera ad ogni scuola in cui spiegherà la nuova forma organizzativa che ci accingiamo a costruire.

 

La prof.ssa Stefanini illustra in seguito le caratteristiche che potrebbe avere un’associazione disciplinare che manca nel nostro settore e si impegna a individuare il procedimento sul piano burocratico per poterla realizzare.

 

La seconda parte della mattina, è occupata dall’esposizione da parte di tre docenti del Cobianchi di Verbania sui temi della peer education, sulle esperienze di responsabilizzazione degli studenti e su pratiche di costituzione delle classi da parte degli studenti stessi. I colleghi portano grafici e dati sui risultati e sul rapporto tra la scuola e la comunità e consegnano le pubblicazioni ormai numerose sulle loro esperienze.

 

 la presentazione dell'istituto di Lamezia Terme

la presentazione dell'istituto di Lamezia Terme

 

Nell’ultimo scorcio della mattina il prof. Ronco coordina il confronto sulla sede del prossimo seminario e sul tema da mettere al centro. Si propongono due candidature: Lucca e Messina. Si valutano i pro e i contro e si rimanda la decisione per dare il tempo di considerare diversi fattori e opportunità. Per quanto riguarda il tema, sulla scorta degli stimoli emersi da vari interventi, si pensa di proporre “un modello di scuola” a partire dai punti forti che il liceo delle scienze sociali ha messo in luce.

 

Paolo Cinque

Paolo Cinque

 

I lavori di questa sessione sono conclusi dalla lettura da parte del prof. Cinque del Documento conclusivo del seminario che verrà presentato l’indomani al senatore D’Andrea. Il documento viene votato all’unanimità.

 

Martedì pomeriggio

 Paola Di Cori

Paola Di Cori

 

Si tengono due relazioni, la prof.ssa Di Cori, dell’Università di Urbino, Scienze sociali in mutamento, per una discussione, in cui ricostruisce la storia semantica dei termini ‘umano’ e ‘sociale’ e sostiene che si tratta di accentuazioni di un periodo rispetto ad un altro, ma che nulla hanno a che fare con le divisioni tutte italiane e tutte accademiche. Esistono continui scivolamenti da un campo semantico ad un altro.

 

 Giacomo Camuri

Giacomo Camuri

 

Il prof. Camuri, Orientarsi nella complessità. Saperi e competenze per il liceo delle scienze sociali in cui prospetta la necessità di porre come condizione d’avvio per un serio lavoro di progettazione di un curricolo di scienze sociali il chiarimento del concetto di complessità. Le due relazioni sono dense e profonde e sono a disposizione in cartaceo e lo saranno nel sito, e a quelle rimando.

 

 Josetta Clemenza

Josette Clemenza

 

La seconda parte del pomeriggio, dopo un dibattito sulle relazioni, vede due interventi. Il primo di Josette Clemenza che illustra l’esperienza Gli occhi sulla città della durata di tre anni e in particolare si sofferma sul secondo anno in cui è avvenuto l’incontro tra le sue allieve e i servizi della città di Ferrara. I temi della complessità si concretizzano nelle infinite sfaccettature delle realtà a confronto e degli infiniti modi di vivere la città.

 

progetto Teatroterapia

progetto Teatroterapia

 

Il secondo dell’istituto di Sezze su un progetto di teatro e musicoterapia per disabili. Il racconto da parte degli operatori, attori, terapisti e di un ragazzo coinvolto, le immagini e le storie, destano commozione e forte partecipazione.

 

Mercoledì mattina 29 Marzo

Il seminario si conclude con una tavola rotonda, Il liceo delle scienze sociali: una proposta culturale e politica per progettare la scuola italiana.
Coordina l’ispettrice Anna Sgherri.

 

 Anna Sgherri, Clotilde Pontecorvo e Umberto Melotti

Anna Sgherri, Clotilde Pontecorvo e Umberto Melotti

Partecipano: un rappresentante dell’Amministrazione provinciale che, dopo i saluti, lascia il convegno per un incontro con il Prefetto; La prof.ssa Clotilde Pontecorvo, ordinario di psicologia dell’apprendimento a La Sapienza, il prof. Umberto Melotti, ordinario di sociologia politica a La Sapienza, il senatore Giampaolo Vittorio D’Andrea (Margherita-DL-U) componente della 7° commissione al Senato, la prof.ssa Lucia Marchetti, insegnante del Liceo ‘L. Ariosto’ di Ferrara.

 

Dopo un’introduzione di Sgherri sulla storia di questo indirizzo e il richiamo alle questioni sul tappeto in questa fase politica, Melotti richiama le vicende della sociologia nel nostro paese e sottolinea la necessità di un raccordo tra istituti secondari e università alla luce delle carenze sul piano dei contenuti che vengono spesso evidenziate.

 

Pontecorvo dice di essere felice di incontrare di nuovo i docenti dei licei delle scienze sociali perché si sente una specie di madre putativa di questo indirizzo, ha contribuito alla sua costruzione e sottolinea il particolare la sua insistenza perché fosse collocato nell’ area scientifica. Il seminario di questi giorni lo ha confermato. Indica quelli che a suo parere sono i punti forti del liceo delle scienze sociali, che ne fanno un possibile modello di scuola riformata: la costruzione del curricolo, lo stage, il lavoro integrato tra docenti, la lettura diretta dei testi e la progressiva sostituzione dei manuali. Auspica che questo patrimonio di esperienze e di riflessione sui saperi e sulla didattica non venga cancellato.

 

 Lucia Marchetti

Lucia Marchetti

 

Marchetti riprende l’intervento precedente e aggiunge che, oltre gli aspetti messi in luce da Pontecorvo, questo liceo delle scienze sociali ha lavorato per un’apertura della scuola alle istituzioni del territorio, ha costituito per molte comunità un punto di riferimento culturale e sociale, ha elaborato pratiche significative sul tema della relazione educativa e sulla necessità di dare responsabilità vere agli studenti, ha cercato una connessione permanente tra saperi e identità. Riferisce i primi risultati di una ricerca curata dal dott. Prandini del dipartimento di psicologia dell’università di Bologna in cui si evidenzia come il liceo delle scienze sociali migliori la percezione di benessere e le strategie di coping dal primo al quarto anno, al contrario di quanto avviene per gli altri licei. Di tutto questo chiede conto alla politica, una politica che negli ultimi cinque anni non ha voluto sentire le scuole e non ha mostrato alcun rispetto per un mondo che , invece, aveva proceduto con le forme del confronto e del dialogo continuo. Il liceo delle scienze umane non può essere in alcun modo un contenitore per il liceo delle scienze sociali.

 

 

 Giampaolo D'Andrea

Giampaolo D'Andrea

 

Il senatore D’Andrea afferma che prima di tutto va recuperata la fiducia da parte degli insegnanti e delle scuole perché in questi anni sono stati esclusi da ogni confronto sulla riforma, né sono stati ascoltati i pareri contrari che da ogni parte –associazioni, sindacati, enti locali – venivano pronunciati. La riforma è passata, ma si potrà-dovrà sospendere il decreto applicativo. Occorre rilanciare la centralità dell’autonomia nel senso di darle effettiva capacità di agire, con finanziamenti adeguati. Occorre togliere la rigidità al sistema –per esempio rivedere le cattedre a 18 ore – per offrire reale possibilità ai collegi di programmare attività che prevedano flessibilità e modificazioni dell’organizzazione del lavoro. Infine si dichiara colpito da quanto ha letto nelle nostre carte e dice che questa rete andrà sostenuta e assistita anche a livello centrale.

 

I tempi ristretti consentono pochi interventi, alcuni tuttavia insistono sulla necessità di intendere correttamente l’autonomia, qualcuno infatti l’ha interpretata come la possibilità di fare quel che si vuole, di fare contratti con chiunque pur di acquisire denari. Altri chiedono quali canali possiamo utilizzare per tenere i contatti con il senatore, altri ancora sottolineano l’interesse che questo convegno ha avuto nel mettere al centro il problema dell’insegnamento delle materie scientifiche, un problema non solo italiano. E sostengono che il liceo delle scienze sociali è una buona palestra per costruire esperienze di integrazione tra i due versanti, ma anche per spingere le discipline ‘dure’ ad interrogarsi sulla propria didattica e ad aprirsi ad altri saperi.

 

Il senatore riprende brevemente la parola per accogliere tutte le richieste e condividere le nostre posizioni, si dice disponibile a collaborare e indica come via più veloce la posta elettronica.

 

L’ispettrice Sgherri sottolinea la responsabilità che si è assunto e dice che ne terremo conto. Ringrazia tutti e dà appuntamento al prossimo seminario. Segue il saluto della DS Giorgetta che ha seguito i lavori per tutta la durata del seminario.

 

La referente
Lucia Marchetti

Ferrara, 31 Marzo 2006

 

 scorcio sui lavori

scorcio sui lavori

 

 

Le immagini

 

 

 

 

 

 

Il regolamento di Passaggi

ART. 1 Istituzione della Rete

 

1. Con riferimento all’esperienza di ricerca, innovazione e riflessione culturale nell’area delle scienze umane e sociali che ha coinvolto un numero sempre maggiore di scuole a partire dal 1974, viene istituita la Rete, a carattere nazionale, di istituzioni scolastiche autonome denominata “Passaggi. Le scienze sociali in classe

 

 

ART. 2 Natura e finalità della Rete

 

1. La Rete ha lo scopo di promuovere i processi di innovazione del curricolo liceale di scienze umane e sociali con riferimento sia all’asse epistemologico-culturale, sia alle pratiche didattiche. In quanto tale può assumere iniziative e formulare proposte ai sensi dell’art. 11, DPR 275/99.

 

2. Sotto questo profilo la Rete si configura come un coordinamento di istituzioni scolastiche che intendono realizzare un’attività di ricerca teorica e di pratica didattica attraverso lo studio, il confronto, lo scambio e la produzione di materiali di lavoro.

 

3. Per la realizzazione di tali attività, le istituzioni scolastiche aderenti alla Rete si impegnano ad una partecipazione attiva e ad un protagonismo cooperativo.

 

4. L’attività della Rete sarà anche rivolta alla costruzione di rapporti di collaborazione su progetti tra istituzioni scolastiche e contesti territoriali. In particolare si ricercheranno le coerenti forme di integrazione tra il percorso curricolare e le varie espressioni del mondo della produzione e del lavoro, dei servizi alla persona pubblici e privati, del volontariato.

 

5. I risultati raggiunti saranno diffusi tra le istituzioni scolastiche che realizzano curricoli di scienze umane e sociali e saranno portati all’attenzione sia della ricerca accademica, sia delle istituzioni politico-amministrative.

 

6. In particolare, ai sensi degli ARTT. 6 e 7 del D.P.R. 275/99 la Rete esercita, in forma cooperativa, le seguenti attività:

a. la formazione e l’aggiornamento culturale e professionale di docenti che abbiano maturato esperienze significative di costruzione e gestione didattica del curricolo di scienze umane e sociali;

b. la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione metodologico-didattica;

c. la documentazione, lo scambio e la diffusione delle esperienze didattiche prodotte dalle scuole in rete.

 

7. La Rete si propone come interlocutore di associazioni di categoria e di soggetti istituzionali a livello nazionale, regionale e locale.

 

 

ART. 3 Adesione alla Rete e compiti delle istituzioni scolastiche autonome

 

1. Per aderire alla Rete è necessario che l’istituzione scolastica inoltri la richiesta formale alla sede organizzativa, di cui al successivo art. 4, accompagnata da una sintetica documentazione della propria storia formativa e dalla delibera del Collegio dei Docenti, assumendolo nel P.O.F.

 

2. Ogni nuova candidatura va accolta dai quattro istituti di cui al successivo art.4 c 4, salvo ratifica della maggioranza semplice degli istituti componenti la Rete, costituiti in Assemblea nel corso del seminario annuale.

 

3. In particolare gli istituti scolastici che aderiscono alla Rete si rendono garanti:

a. di favorire all’interno del proprio istituto scolastico le attività di ricerca, formazione e innovazione definiti dall’ART. 2 del presente Regolamento;

b. di designare un proprio docente a partecipare alle iniziative della Rete, in particolare finanziandone la presenza al seminario annuale;

c. la designazione del docente viene fatta dal dirigente scolastico nell’ambito degli insegnanti più direttamente coinvolti nella gestione culturale e didattica dell’indirizzo di scienze sociali presente nell’istituzione scolastica;

d. di individuare adeguate forme di riconoscimento economico dell’attività dei docenti che realizzano i progetti didattici concordati in sede di coordinamento;

e. di finanziare con un contributo annuale di € 250,00 le spese di organizzazione della Rete, nonché di gestione del sito web;

f. di promuovere la diffusione, sul proprio territorio, della cultura cooperativa di rete attraverso il coinvolgimento degli istituti scolastici che realizzano analoghi modelli curricolari.

 

ART. 4 Iniziative e modalità organizzative della Rete

 

1. La Rete promuove ogni anno, per i propri aderenti, almeno un seminario di studio della durata minima di due giorni.

 

2. L’individuazione del tema da trattare e delle modalità di svolgimento dell’iniziativa vengono decisi prima della conclusione dell’appuntamento annuale del seminario della Rete in modo che ciascun istituto aderente, attraverso il docente che lo rappresenta, venga coinvolto nelle scelte culturali e organizzative.

 

3. Uno degli istituti scolastici aderenti alla Rete, è scelto, annualmente, come sede del seminario di studi e svolgerà il compito di organizzatore culturale dell’evento. In particolare contatterà gli eventuali relatori e curerà in sede locale gli aspetti relativi alla logistica (accoglienza e prenotazione alberghiera, funzionalità della sede dei lavori).

 

4. Quattro istituti scolastici svolgeranno, permanentemente, la funzione di sede amministrativa, di sede organizzativa, di sede di raccordo scientifico-culturale. con l’Università, gli Enti di Ricerca e le Associazioni Disciplinari e di gestione del sito web. (aggiornamento)

In particolare, il primo compito verrà svolto dal Liceo Ariosto di Ferrara, il secondo dal Liceo Ainis di Messina, il terzo dall’ISISS Pacifici e de Magistris di Sezze, il quarto dall’Istituto Manzoni di Suzzara (MN).

La sede amministrativa gestirà i contributi che annualmente verseranno gli istituti aderenti per sostenere le spese di organizzazione del seminario residenziale (con eccezione di quelle riferite alla partecipazione dei docenti che verranno finanziate dai singoli istituti come da art. 3 comma b. Al termine di ogni anno finanziario il Liceo Ariosto invierà agli istituti della Rete la relativa rendicontazione. Inoltre essa si incaricherà di inoltrare al MIUR le richieste di finanziamento delle iniziative della Rete.

La sede organizzativa si occuperà di accogliere le richiesta di adesione alla Rete, di informare gli istituti aderenti sulle modalità organizzative relative allo svolgimento del seminario annuale, di curare la visibilità delle iniziative e la diffusione dei prodotti didattici e culturali della Rete.

La sede di raccordo di raccordo scientifico-culturale si occuperà di curare i contatti con l’Università, gli Enti di Ricerca e le Associazioni Disciplinari. L’Istituto Manzoni di Suzzara assumerà il compito di gestione del sito.

 

5. Le quattro istituzioni di cui al comma precedente hanno altresì il compito di attivare congiuntamente le procedure di adesione alla rete e presentarle all’assemblea annuale per la relativa ratifica.

 

 

ART. 5 Diffusione delle esperienze

 

1. Quando lo ritenga opportuno la Rete può organizzare seminari di presentazione, di confronto e di diffusione delle proprie esperienze culturali e didattiche, rivolte ad istituti scolastici interessati che ne facciano richiesta, anche se non fanno parte della Rete.

 

2. Gli istituti scolastici aderenti alla Rete si impegnano a dotarsi degli strumenti necessari per la pubblicizzazione e diffusione delle esperienze didattiche realizzate con tutti i mezzi che riterranno più idonei.

 

ART. 6 Revisione del Regolamento

 

1. Il presente Regolamento potrà essere motivatamente modificato a maggioranza semplice degli istituti scolastici componenti la Rete.

 


aggiornamento 2007:

 

Al convegno di Lucca 2007 si è approvata una rettifica al presente regolamento:

Il Liceo Ainis di Messina è ora unico referente per quanto riguarda sia l'aspetto organizzativo che amministrativo. Sia l'adesione che il versamento dovranno quindi essere effettuati utilizzando i dati nel riquadro giallo qui sotto.

 

L'Istituto Manzoni non è più referente per il sito web: la rete Passaggi ha incaricato l'ex webmaster di manzoniweb Alberto Facchini come realizzatore e gestore tecnico del nuovo sito, e Lucia Marchetti nella funzione di responsabile editoriale di www.scienzesocialiweb.it.

 

 

Sistemi Modelli Reti

Lezioni sulla complessità

a cura di Stefania Stefanini e Francesco Colaianni docenti di scienze sociali e filosofia presso Istituto A. Pieralli - Perugia
Lezioni sulla complessità

La complessità

Lezioni sulla complessità a cura di Stefania Stefanini e Francesco Colaianni docenti di scienze sociali e filosofia presso Istituto A. Pieralli - Perugia

sommario: la complessità | sperimentazione didattica | sistemi e modelli
 

 

La complessità

 

 
significato
origine
paradigmi
Attribuzione>
realtà-  elementi- fenomeni- contesti- esperienze- produzioni – teorie
 
La complessità come critica e relativizzazione dei modelli meccanicistici e riduttivistici della scienze moderna
 
 
Paradigma strutturale
da Marx a Freud, da  a De Saussure a Levi-Strauss generalmente afferma che  la realtà, naturale o storico-culturale,  o suoi segmenti si  comprende e si spiega non a partire  dalle rappresentazioni  fenomeniche o dai vissuti soggettivi, ma da sistemi di  regole  e di schemi latenti e evidenti (strutture) che regolano l’organizzazione, la stabilità e la stessa trasformazione del sistema.
 
Paradigma sistemico-cibernetico da Bertalanffy in poi -  afferma il primato      metodologico del globale sul particolare, dove ogni sezione della realtà è considerata un sistema di interdipendenze fra sottoparti. La nozione di sistema correlata a quella di feed-back, causalità circolare, omeostasi
Paradigma ecologico, Bateson, Morin, Piaget, -   l’opzione di fondo è radicalmente relazionale. Le relazioni sono frutto sia dell’autoregolazione che della coordinazione con altri sistemi autoregolati, come la natura e la società, con cui  interagire e coevolvere in complessità
Paradigma gnoseologico, Bocchi, Cerruti, Varala -  la filosofia della complessità diventa una proposta teorica alternativa a forme di pensiero metafisico.
 
Distinzione/opposizione
Semplicità/ Complessità Elementi/ struttura
Particolarità/totalità
Meccanicità/organicità  aggregazione/integrazione
Composizione/organizzazione
Ecc.
Il modello classico (cosmo, logos, organizzazione del sapere, relazioni tra cause efficienti e finali)> statico
Il modello moderno>
( la crisi dei fondamenti della fisica – struttura e sovrastruttura (Marx-Darwin, Freud, Nietzsche) – l’analisi strutturale nelle scienze umane e sociali-  teoria dei sistemi – il modello della comunicazione  ecc.)> dinamico
Valore >
Metodologico
(la complessità dipende dalla prospettiva di indagine e dall’esperienza indagata) ontico ( ogni forma di realtà è relativamente complessa, nell’esperienza scientifica non sono dati in assoluto elementi semplici, ma sistemi di regole che ne determinano la natura e i processi di trasformazione.
La complessità dunque paradossalmente è per sua natura complessa, nel senso che richiama il suo concetto una idea generale che si coniuga in diversi contesti sia teorici che esperienziali> 
 
La complessità come concetto che considera /riconosce /individua / rileva la presenza in fenomeni o eventi(naturali o socio-culturali) di principi, di processi, di elementi che interagiscono tra di loro (in forme diverse), determinandone la stabilità e i criteri di trasformazione per cui il tutto (inteso come sistema ) regola e condiziona con diverse modalità i sottosistemi)> 
 
 
Alcune vie per comprendere l’ interdipendenza  
“E’ possibile individuare leggi matematiche e
modelli significativi del mondo umano”
M. Buchanan – Nexus
   
Sistema 
 
La relazione  sistema / complessità si evidenzia nello stesso concetto di sistema, in particolare quello  elaborato da Von Berthalanffly (Teoria generale dei sistemi) 
 
Complesso di parti in relazione reciproca. Il comportamento di ciascuna elemento risulta nelle sue caratteristiche dipendente dal legame e viceversa.
I principi costitutivi del sistema non sono spiegabili a partire dalle caratteristiche delle parti isolate.
Le caratteristiche del sistema risultano, confrontate con quelle degli elementi costitutivi, nuove ed originali, nel senso che non sono riferibile alla loro somma.
L'elemento isolato per essere conosciuto deve essere considerato nelle sue interazioni con l'intero sistema.
Le variazioni che si introducono (per effetto esterno o per evoluzione interna) in una parte del sistema vanno ad incidere sia sul funzionamento dell'intero sistema che sul comportamento delle altre componenti.
II sistema tende a stabilire principi gerarchici che vanno da quelli più semplici ed elementari a quelli più complessi e strutturati
I sistemi possono essere :
chiusi > non comunicano con l'esterno e quindi non richiedono una    comprensione a partire dai sistemi con cui interagiscono. Si potrebbe forse dire che un sistema chiuso non va a formare sistemi più complessi
aperti > istituiscono scambi con l'esterno (organismi).  
 
Il sistema in realtà non è altro che una trasformazione dell’esperienza in un modello
 
 
 
Modello
 
In inglese il termine model ( = modello) viene impiegato almeno in tre accessioni diverse: come sostantivo indica un modello o rappresentazione idealizzata; come aggettivo ha il significato di esemplare; inoltre il verbo to model ( modellare ) significa anche” presentare, dare dimostrazione”.
In campo scientifico, il termine “modello” ha, in certa misura, tutti e tre i significati. I creatori di modelli scientifici riproducono in forma idealizzata la realtà al fine di dimostrare certe sue proprietà.
 
E’ la complessità della realtà che rende necessari i modelli.
 
La complessità di un sistema è soprattutto la proprietà della  rappresentazione scientifica di tale sistema cioè del MODELLO DEL SISTEMA.
 
E’ sempre l’osservatore del sistema a costruire un modello, quindi la proprietà di un sistema è costituita dall’osservatore che costruisce il modello e dal modello stesso.( Le Moine, Von Foester, , Varala )
 
 
 
 

 

IL SISTEMA DEL MODELLO

 

Retroazione, Causalità Circolare, Autoregolazione
 
 Con Norbert Wiener gli schemi a retroazione diventano modelli interpretativi di vario tipo sia dei sistemi naturali che artificiali, vengono proposti anche in campi meno formalizzati, quali quelli della psicologia, della sociologia, della scienza politica, ecc.
Si può ricordare il modello proposto da Lanchester nel suo saggio “ La matematica della guerra”- 1956 - che ricorda quello dei sistemi predatore-preda, con la differenza che le potenze militari sono contemporaneamente preda e predatrici.
Nel campo della psicologia sociale possiamo trovare molti esempi di influenza reciproca di  sottoinsiemi: nella dinamica di certi atteggiamenti mentali, nella motivazione ( ad esempio la teoria socio-cognitiva di Bandura si basa sull’influenza che l’autoregolazione ha sulla motivazione ) ecc.
Sellini Palazzolo ( 1988) reinterpreta lo studio della famiglia in senso sistemico : i membri sono considerati come gli elementi di un circuito di interazione dove ogni membro influenza gli altri ma è anche influenzato dagli altri .
Il principio dell’omeostasi permette a Piaget  di collegare il problema dell’adattamento biologico al problema del pensiero: i fattori normativi del pensiero corrispondono alle regolazioni e alle necessità di equilibrio che si osservano sul piano biologico.
 
 
 
Esemplificazioni didattiche
 
Le CARTE GEOGRAFICHE sono un chiaro esempio di modello dove l’osservatore  dà forma alla realtà (la proiezione di Mercatore e quella di Peters presentano differenti costruzioni  della terra)
Altri modelli significativi per gli studenti> 
  • modello AGIL di Parsons per l’organizzazione funzionale dei sistemi sociali
  • modello di Von Thunen  per l’assetto territoriale della produzione agricola
  • modello di Christaller per le località centrali  spiega la distribuzione geografica delle città come centri di offerta di beni e servizi alla popolazione del territorio circostante
  • modelli computazionali : modello TOTE  per la  risoluzione dei problemi,  modello bottom- up e top-down delle scienze cognitive applicato, per esempio, alla percezione 

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tuttavia il modello non evidenzia una componente intrinseca del sistema e quindi della complessità, che sono le:
 
 
Reti
 
Rete: la parola deriva dalla voce indoeuropea ere che significa “separato, che ha intervalli”. L’equivalente termine inglese net e tedesco netz derivano invece da nodo. Curiosamente  per la via germanica una rete è fatta di nodi, mentre per la via latina è fatta di vuoti, di maglie” (dictionnaire critique) .Visto contemporaneamente da due prospettive diverse  il concetto di rete supera la separazione vuoto / pieno! Rete significa CONNESSIONE.
 
La teoria delle reti è l’espediente che la fisica ha escogitato per spiegarci l’ordine complesso delle cose. Sociologi, cognitivisti e studiosi di scienze politiche e umane stanno costruendo nuovi modelli che descrivono il mondo  come un insieme di sistemi governati dalle stesse relazioni.
 
Il famoso esperimento di Milgram 1967 ( quanti passaggi da persona a persona farebbe una lettera partita dal Kansas che deve arrivare nel Nebraska ? Centinaia? In media servono sei passaggi – teoria dei sei gradi di separazione-)  dimostra che  in ogni sistema, per quanto complesso, occorre mediamente  una catena di pochissimi contatti per collegare qualsiasi suo punto ;  un sistema rivela sempre una semplicità soggiacente
Recentemente si è scoperto il segreto per cui le reti complesse sono mondi piccoli: il motivo è che non tutti i nodi sono uguali. Esistono dei nodi CONNETTORI o HUB che hanno moltissimi contatti, accorciano le distanze, creano mode e tendenze, diffondono velocemente idee. 
 
Questa scoperta può essere applicata in vari campi: per impedire che una malattia infettiva si propaghi tra le persone di una città, è meglio cominciare a vaccinare le persone che hanno più contatti piuttosto che iniziare a caso! Se voglio diffondere velocemente un’idea devo preoccuparmi prima di tutto degli hub, in questo caso gli opinion leader, non solo coinvolgendoli, ma anche motivandoli, convincendoli che l’idea è buona in modo che se ne facciano promotori in ogni ambiente. Mark Granovetter ha  definito “ legami deboli”le relazioni di scambio non molto impegnative in contrapposizione ai “legami forti”,assidui e ben strutturati. L’hub è un nodo che capitalizza un gran numero di legami deboli; sono questi che creano  cambiamenti strutturali perché fanno interagire realtà distanti, producono un enorme scambio di informazioni che inevitabilmente riassetta la rete stessa.( pensiamo ai movimenti d’opinione, al”comune sentire”…)
 
Paragonando le strutture sociali ai legami  possiamo dire che la famiglia e una cellula di organizzazione politica sono forti perchè corrispondono a forme di interazione molto intense mentre i movimenti partito della società civile o certe associazioni sono deboli. Questo modello teorico si presta bene allo studio del capitale sociale ,delle comunità di pratiche di altre forme di cooperazione spontanea.
 
Il web, al Qaeda, il linguaggio, i componenti di un collegio docenti, le catene alimentari, le colonie di insetti, i sistemi immunitari, le cellule neurali sono sistemi governati dalle stesse relazioni. Si tratta in tutti casi di RETI, di forme che si sono strutturate secondo una logica auto-organizzativa.
 
L’assenza  di un centro regolatore nelle teoria delle reti apre molte riflessioni.
 
  
questi pochi esempi, sbrigativi, frammentari, sparsi, vogliono insistere sulla sorprendente varietà delle circostanze che fanno progredire le scienze rompendo l’isolamento delle discipline o attraverso la circolazione dei concetti o degli schemi    cognitivi o attraverso sconfinamenti e interferenze o attraverso complessificazioni di discipline in campi policomponenti o attraverso l’emergenza di nuovi schemi cognitivi e di nuove ipotesi esplicative o, infine, attraverso la costituzione di concezioni organizzatrici che permettono di articolare i domini disciplinari in un sistema teorico comune.
 
(…) Le discipline sono pienamente giustificate intellettualmente a condizione che  mantengano un campo visivo che riconosca e concepisca l’esistenza delle interconnessioni e della solidarietà.
 
(…) Le scienze umane trattano del l’uomo, ma questo non è soltanto un essere psichico e culturale, ma anche un essere biologico; e le scienze umane devono in qualche modo essere radicate nelle scienze biologiche le quali a loro volta devono essere radicate nelle scienze fisiche, dato che nessuna di queste scienze evidentemente è riducibile l’una all’altra. Tuttavia, le scienze fisiche non costituiscono lo zoccolo ultimo e originario sul quale si edificano tutte le altre; tali scienze fisiche, per quanto fondamentali, sono anche scienze umane, nel senso che appaiono in una storia umana e in una società umana.
 
(E. Morin, I sette saperi necessari al futuro dell’educazione, Cortina, Mi, 2001)
 
 

  
L.von Bertalanffy, Teoria Generale dei Sistemi, Mondatori, 1983
E. Morin, Il metodo ,Feltrinelli 1985
Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, 1984
J. Piaget, L’equilibrazione delle strutture cognitive, Boringhieri, 1981
M.Ceruti,Il vincolo e la possibilità,Feltrinelli 1986
H. R. Maturana, F. J. Varala, Autopiesi e Cognizione, Marsilio 1985
Mark Buchanan, Nexus, Saggi Mondatori, 2003
R.Calimani, A, Lepschy, Feedback , Guida ai Cicli a retroazione: dal controllo Automatico al Controllo Biologico, Strumenti di Studio, Garzanti, 1990
P.Omodeo, Omeostasi,  in Enciclopedia del Novecento,vol.IV, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1979, 902- 925
N.Weiner, La cibernetica, Il saggiatore, 1968
G. Granirei, Blog Generation, Laterza, 2005
 

 

Complessità e sperimentazione didattica

Lezioni sulla complessità a cura di Stefania Stefanini e Francesco Colaianni docenti di scienze sociali e filosofia presso Istituto A. Pieralli - Perugia

sommario: la complessità | sperimentazione didattica | sistemi e modelli

 

 

Complessità e sperimentazione didattica

 

Problemi di organizzazione
Stefania Stefanini 
 
APPUNTI
 
Nel precedente intervento su “Sistemi – modelli – reti “ propongo  un piccolo contributo per la programmazione di alcune lezioni frontali sulla complessità e cerco di evidenziare la funzione scientifica e culturale del modello e l’importanza delle reti come sistemi di relazione per una “democrazia emergente”( da Joi Ito) .
In questa seconda sezione, applico l’idea di nodi, rete e modello alla complessità della sperimentazione didattica e ripercorro la storia   dell’Indirizzo delle Scienze Sociali per affermare con forza che  i tanti Licei  che ora sono come “terminali staccati di una macchina centrale non più funzionante”( da A. M. Ajello ), devono organizzarsi sia in una Rete di istituzioni scolastiche dai  nodi forti e significativi sia in una Associazione disciplinare e  di formazione, dai legami agili e flessibili;nell’ottica di una comunità dialogica  di  istituti scolastici, docenti- ricercatori e cultori delle scienze sociali e umane che condividono un modello di scuola autonoma, valido anche in ambiti  educativi e formativi diversi dai LSS.
Infine evidenzio alcune questioni che per le loro implicazioni didattiche meritano di essere affrontate con rigore scientifico cosicché il teorico possa esprimersi in buone pratiche sperimentali e non in semplici e sterili cambiamenti.  
 
 
Identità e storia del Liceo Scienze Sociali
continuità e innovazione 
 

LA SPERIMENTAZIONE

Il decreto interministeriale del 10- 03- 1997 abolisce l’Istituto Magistrale e prevede nell’art. 3 la definizione di un nuovo indirizzo.
Nel 1998/99 (DM 251- maggio ’99 ) inizia la sperimentazione dell’Indirizzo delle Scienze Sociali come primo laboratorio dell’applicazione delle disposizioni transitorie della legge dell’Autonomia, L.59/1997 art.21, applicata dalle istituzioni scolastiche a decorrere dal 1° sett. 2000.
Già vigente in: Inghilterra 1998, Francia 1975 -1989, Spagna 1985-1995, Svezia 1985-1991… 
 
Si passa dalla logica del programma alla logica della costruzione del curricolo
 
Art.4 Autonomia didattica, flessibilità organizzativa /art.7 reti di scuole/ Art.8 definizione dei curricoli
      significa gestire in modo nuovo la programmazione collegiale e di classe secondo il principio della responsabilità diffusa
(dal punto di vista normativo la programmazione diventa momento strutturale dell’azione didattica con il DPR 31 maggio 1974,n.416 - il primo dei Decreti Delegati)   
     
  La costruzione del curricolo implica la definizione chiara e coerente del profilo formativo di tipo liceale dell’alunno in uscita dal LSS: conoscenze - competenze parziali e conclusive/ disciplinari e trasversali della struttura epistemologica 
  • asse storico –antropologico
  • dimensione scientifica all’approccio per problemi del nucleo dei saperi fondanti  
 Nell’ottobre del ’99 si costituisce il Gruppo di lavoro per l’Indirizzo delle Scienze Sociali composto in buona parte da esperti che portano avanti da più di venti anni un lavoro di ricerca culturale sulle discipline afferenti all’area delle scienze umane e sociali
che elabora il documento
 
“L’Indirizzo di scienze sociali – Il profilo formativo e gli assi culturali” Roma 7 febbraio 2000”.
 
 
GLI SCENARI
 
  • Gli indirizzi di politica scolastica della Commissione Europea 
Nel Libro Bianco su Istruzione e Formazione 1995 la Commissione Europea individua alcune necessità:
  • necessità di integrazione fra tutti i sistemi scolastici europei e validità europea dei titoli di studio
  • necessità di dar vita a sistemi formativi integrati: università, scuole, centri per l’impiego ,imprese, enti territoriali, associazioni di categoria…
  • necessità di una formazione iniziale solida (apprendimento di almeno tre lingue comunitarie) e formazione permanente
  • necessità di stabilire standard di prestazione e di certificazione delle competenze  
  • Il nuovo Esame di Stato Berlinguer 1997/98-   
  • esame attualmente condotto dai docenti curricolari alla sola presenza di un presidente esterno.( in origine, con le commissioni”miste” l’esame era momento di confronto e auto-valutazione dei curricoli delle singole scuole )
  •  Accordo per il lavoro (Patto sociale del 1993 e Patto di Natale 1996)
  •  I sindacati lavorano insieme ai settori produttivi per individuare i profili delle nuove figure professionali-base descritti in termini di competenze culturali, specifiche e trasversali ( saper lavorare in gruppo, saper assumere responsabilità, acquisire autonomia, comprendere i processi, contestualizzare l’esperienza)
  • Il Sistema Formativo Integrato (L. 196/97 accordo Stato /Regioni) 
  • L.9/99, Obbligo scolastico 
  • L.30/2000, RIORDINO DEI CICLI – collocazione LSS nell’ambito scientifico
 
 
IL DIBATTITO CULTURALE
  • La prospettiva dell’educazione “ per tutta la vita”
  • Il recupero delle risorse umane ( il problema della dispersione scolastica)
  • Il tema delle competenze
  • La riflessione sui nuclei fondanti  e i saperi essenziali

“I contenuti essenziali per la formazione di base” marzo 1988 Commissione dei Saggi

  • Le epistemologie costruttivistiche e la teoria delle intelligenze multiple
  • Le teoria della complessità
  • L’internazionalizzazione del mondo del lavoro
  • La multiculturalità
  • I nuovi linguaggi.
 
ELEMENTI CARATTERIZZANTI IL LICEO SCIENZE SOCIALI
 
      Il LSS
  • ha per oggetto di studio l’uomo e la società complessa
  • riflette su una delle massime provocazioni del nostro tempo : la complessità 
  • tiene conto dei principi contenuti nel Art.21, L. 59/99 – AUTONOMIA delle istituzioni scolastiche (legge che ha lunghi tempi di riflessione : il primo ddl sull’Autonomia si deve al ministro Galloni nel 1988)
  • ha un modello organizzativo leggero e funzionale
    •  asse culturale,  ordinamenti, profilo formativo, mappa delle competenze d’Indirizzo
    • vengono definiti a livello nazionale
    • si prevede una verifica esterna del raggiungimento degli obiettivi
    • si istituiscono le reti fra scuole per il monitoraggio della sperimentazione e le Scuole Polo  
  • rivisita i programmi Brocca
    • dagli obiettivi formativi alle competenze (certificazione e port-folio)
    • dall’enciclopedismo  alle 30 ore settimanali
    • dall’ area di progetto allo stage  
  • vuole essere espressione di una nuova licealità
    • l’operatività coniugata ad uno studio approfondito e mirato  
  • sperimenta una revisione dei saperi
    • in collaborazione con l’Università 
  • costruisce i programmi sui saperi essenziali
    • monte orario biennale/triennale, si ragiona non più per “ore” di insegnamento a orario settimanale fisso  
  • prevede l’integrazione dei contenuti disciplinari
    • ore di compresenza e lavoro integrato tra docenti
    • attraverso un approccio reticolare/ sistemico
  • prevede l’insegnamento della multimedialità  
  • prevede stage formativi come risorsa per un sistema scolastico integrato

La L. 122/97 Pacchetto Treu

  • crea le condizioni per un sistema integrato e indica la possibilità di fare stage e tirocinii di formazione e di  orientamento.
  • adotta un modello organizzativo e curricolare flessibile
    • organizzazione modulare
    • orientamento non “ a cascata” ma” radiale”
    • sistema dei crediti formativi
  • suddivide il quadro orario in “area di equivalenza e di indirizzo” ( 28 ore) e “committenza locale”  o “area di integrazione” ( 2 ore )  
  • opera per una integrazione con il territorio.
 
SPERIMENTAZIONE E RIFORMA  
  • Abrogazione della L.30/2000
  • Legge n. 3/2001 di riforma del Titolo V
  • Nel 2001 la sperimentazione viene”congelata” , non è più riconosciuta la funzione delle scuole polo
  • La finanziaria del 2002 elimina l’organico funzionale
  • Riforma Moratti L.53/ 2003
  • Associazione” Le scienze sociali in classe” Fe,marzo 2003
  • Seminario di studi.”Sperimentazione e  Riforma”, Fiuggi 2004
  • Schema di decreto sul secondo ciclo. Gli OSA e il LICEO delle SCIENE UMANE , febbraio 2005
  • 14/10/2005 approvazione Decreti legislativi relativi alla riforma della scuola   
 
ELEMENTI DI RIFLESSIONE
 
 Credo che da questa breve e non certo esaustiva “panoramica storica” emergano  elementi di riflessione e nodi problematici che necessitano di momenti di formazione/confronto tali che l’agito, conseguente al teorico, produca veramente buone pratiche.
 
 
Temi per uno studio/confronto 
  1. la teoria del curricolo quale elemento fondante dell’idea di Autonomia
    • Come si costruisce un curricolo?
  2. approccio al modello teorico delle competenze 
esiste una evidente polisemia del termine competenza . approccio basato :
  • sulle attitudini  -  assimila il termine a quello di capacità
  • sui saperi -  legge competenza come “saperi messi in atto”
  • sui “saper –fare”-  definisce competenza come un saper fare operazionale valido
  • sui saperi, saper fare e saper essere - come insieme strutturato di conoscenze, abilità ed atteggiamenti necessari per l’ efficace svolgimento di un compito lavorativo
  • sui comportamenti/saper-essere - strettamente legato alla personalità dell’individuo (saper essere!). In questo caso la competenza è resa tale da alcune disposizioni personali, motivazionali…
  • sulle competenze cognitive -  in questo caso la competenza viene rappresentata come la capacità generativa di risolvere un problema nuovo in un dato contesto
(Da Le competenze di base degli adulti - Quaderni Le Monnier n. 96- Roma 2001)
Cosa intendiamo per competenze? Come valutarle? E’ possibile certificarle?  
  1. integrazione disciplinare  
 L’idea di incontro tra discipline è a più livelli
  • pluridisciplinarietà come scambio di dati e informazioni tra saperi diversi
  • interdisciplinarietà come comunicazione e integrazione tra contenuti e metodi di saperi diversi
  • trandisciplinarietà come nuova forma di sapere. Valorizza le conoscenze delle singole discipline che, alimentandosi le una dalle altre, riescono a dare una visione del mondo che singolarmente con la loro parzialità non avrebbe mai potuto raggiungere.
Cosa tentiamo di praticare a scuola?    
  1. sistema di valutazione 
 Il sistema scolastico, così  decentrato, necessita di un meccanismo di controllo.
 Uno degli effetti della  burocrazia di controllo sulla qualità dell’ insegnamento potrebbe essere quello che viene definito”teaching to test”.Nei paesi come la Gran Bretagna, dove vengono effettuati controlli periodici del sistema, l’insegnamento viene a conformarsi alla struttura dei test ed i programmi stessi subiscono modifiche e/o amputazioni a seconda di ciò che viene richiesto dal centro. Esiste tuttavia la necessità di pratiche per la validazione e valutazione dei percosi formativi.
Quali sono i meccanismi da mettere in atto?  
  1. azioni di supporto all’autonomia  
il nuovo contesto normativo (dalla legge n. 59/1997 alla Legge Costituzionale n. 3/2001) segna il passaggio dallo stato “gestore” allo stato “regolatore” e sposta l’asse del sistema di istruzione e di formazione dalla verticalità delle procedure di gestione alla orizzontalità dell’organizzazione della scuola in relazione con il territorio. Ne scaturisce un nuovo modello di governance locale dove però la scuola non può perdere la sua centralità formativa.
Come fare per evitare di essere esecutori di progetti che talvolta hanno poco a che fare con la natura stessa della scuola?  
  1. innovazione e cambiamento 
cambiare il quadro orario con altre discipline, introdurre progetti e inventare nuovi corsi non è sperimentare, è semplicemente cambiare.
L’attività sperimentale è un itinerario di innovazione che si distingue dai comuni tipi di cambiamento per il suo rigore scientifico.
 
Un percorso è sperimentale quando la pratica diviene la traduzione di un discorso teoricamente ben definito.
 
STEFANIA STEFANINI   
 
 

 

Laboratorio di storia della cartografia

 

La storia della cartografia può essere un modo semplice ed efficace per iniziare un percorso transdisciplinare intorno ai nodi/snodi concettuali di modello, rappresentazione simbolica e narrazione.
 
In quell’impero, l’Arte della Cartografia raggiunse tale perfezione che la mappa d’una sola provincia occupava tutta una città, e la mappa dell’Impero, tutta una provincia.
Col tempo, codeste mappe smisurate non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una mappa dell’Impero, che uguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso.
Meno dedite allo studio della cartografia, le generazioni successive compresero che quella vasta mappa era inutile e non senza empietà la abbandonarono alle inclemenze del sole e degl’inverni.
Nei deserti dell’Ovest rimangono lacere rovine della mappa, abitate da animali e mendichi; in tutto il paese non è altra reliquia delle discipline geografiche.
Jorge Luis Borges, L'artefice
 
Il paradosso di Borges fa capire che non è possibile rappresentare la vastità e totalità del reale e che la complessità di un fenomeno può essere trattata solo attraverso l’elaborazione di un modello che necessariamente non sarà mai uguale alla realtà stessa
La cartografica è simbolizzazione e reinvenzione della realtà, è una visione del mondo, cioè una traduzione attraverso i segni della realtà percepita dall’uomo.
Attraverso la storia della cartografia gli studenti toccano con mano che la rappresentazione del mondo da parte dell’uomo è cambiata nel corso della storia a causa di fattori storici, culturali, religiosi e di perfezionamento tecnico . Come scrive Humboldt: “le carte geografiche esprimono le opinioni e le conoscenze più o meno limitate di chi le ha costruite”, sono un prodotto collettivo della società.
 
Le slides qui sotto sono un collage di un lavoro di gruppo della classe IIIB del Liceo Scienze Sociali- A. Pieralli di Perugia.

Stefania Stefanini

 
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Sistemi e modelli delle Scienze naturali

Lezioni sulla complessità a cura di Stefania Stefanini e Francesco Colaianni docenti di scienze sociali e filosofia presso Istituto A. Pieralli - Perugia

sommario: la complessità | sperimentazione didattica | sistemi e modelli

 

 
Sistemi e modelli delle Scienze naturali
A cura di Tiziana Cosucci, Docente dell’Istituto di Istruzione Superiore”A.Pieralli”- Perugia 
 
Il percorso proposto si inserisce nell’ambito della compresenza tra Scienze Naturali e Scienze Sociali in un terzo anno di corso dell’indirizzo Liceo delle Scienze Sociali dell’Istituto Pieralli di Perugia.
La tematica affrontata è quella relativa al rapporto uomo-ambiente sia per quanto riguarda i sistemi biologici che mettono in relazione l’organismo umano con l’ambiente esterno o interno (sistema nervoso), sia per quanto riguarda le relazioni umane con il territorio  (sistemi produttivi e l’integrazione suolo- biomi/suolo agricoltura).
Lo scopo dell’attività svolta è stato quello di integrare metodi, contenuti e linguaggi disciplinari pur mantenendone la specificità e l’autonomia, utilizzando un approccio di tipo sistemico. Tematiche complesse di interesse comune a più discipline sono state affrontate in modo integrato, cercando di superare la frammentazione dei saperi specialistici e fornendo diverse possibili chiavi di lettura di un fenomeno.
 
 
1. PERCHE’ SUPERARE L’INDUTTIVISMO
 
Il rapido sviluppo delle scienze biologiche, fisiche e chimiche ha reso sempre più difficile comprendere i complicati meccanismi che vengono studiati e scomposti da gruppi di scienziati sempre più specializzati. Per questo è estremamente importante sviluppare un atteggiamento scientifico ed arrivare a una comprensione dei modi di procedere della scienza nelle sue linee generali: una comprensione che non punti soltanto all’acquisizione di informazioni “staccate”e tecniche ma anche alla conoscenza dell’evoluzione del metodo scientifico e del modo attuale di procedere della scienza. Il metodo scientifico attuale ha superato l’induttivismo più ingenuo per il quale la semplice osservazione è sufficiente ad innescare tutta una serie di tappe che abbiano come conseguenza la formulazione di una teoria o di un modello: chi osserva deve già avere delle idee e delle conoscenze che gli permettano di trovare quello che sta cercando.
 
Va inoltre aggiunto che non è solo il patrimonio delle teorie scientifiche, trasmesso dalle generazioni precedenti, a esercitare una profonda influenza su qualunque ricercatore, per geniale che sia: in realtà, ciò che sta alle sue spalle è un patrimonio assai più vasto, costituito da molteplici fattori.
Grande influenza hanno le concezioni filosofiche generali (la cosiddetta “metafisica influente”) che in parecchi casi lo scienziato assimila, consapevolmente o no, dai grandi indirizzi culturali della propria epoca – basti citare l’influenza esercitata su Newton dal platonismo della scuola di Cambridge o quella esercitata su Bohr dall’esistenzialismo di Kierkegaard. Il singolo ricercatore attinge inoltre suggerimenti sia dalle analisi critiche, di carattere metodologico, eseguite dagli scienziati e dai filosofi delle generazioni precedenti (basti ricordare il debito che Einstein dichiara esplicitamente di nutrire nei confronti di D. Hume e di E. Mach), sia dallo studio di taluni modelli esplicativi adoperati con successo prima di lui in riferimento a determinati campi dell’esperienza e che egli estende arditamente, per analogia, a campi notevolmente diversi (tutta la modellistica della fisica moderna costituisce una palese conferma dell’importanza di tali modelli).
 
E’ impossibile sostenere, in via generale, la preminenza di uno di questi fattori sugli altri; non di rado essi hanno agito simultaneamente, in un intreccio pressoché inestricabile, tale da rendere lecito parlare del patrimonio in questione come di una autentica unità dialettica.      
 
 
fig.1: Il metodo scientifico tradizionale
Metodo scientifico tradizionale
 
             

 

 
fig.2: Il metodo scientifico attuale
Metodo<br />
            scientifico attuale
 

 

 

 

 
2.  PERCHE’ L’APPROCCIO TEORICO – DEDUTTIVO - SISTEMICO
  
La scelta di procedere per modelli e teorie non ha solo un fondamento scientifico epistemologico, ma deriva anche da una riflessione prettamente didattica basata sulle esigenze poste dall’ evoluzione delle strategie di ragionamento di uno studente  del triennio di un Liceo: passaggio dall’approccio più tipicamente induttivo (per il quale risulta indispensabile e preliminare il momento operativo) ad un pensiero più deduttivo che sostituisca gradualmente la visualizzazione del fenomeno, la realtà percepibile e il mondo sensibile con rappresentazioni mentali efficaci e costruisca i propri fondamenti su percorsi e linguaggi complessi, astratti e teorici.
 
Il concetto di sistema come insieme di elementi in interazione tra loro (retroazioni o feedback), il concetto di equilibrio o omeostasi di un sistema risultante dalla giustapposizione di elementi complementari nel quadro di una organizzazione unificata, cioè l’integrazione di elementi di un sistema, sono stati gli elementi concettuali metodologici unificanti di tutto il percorso di conoscenza.
 
 
fig. n. 3 Sistemi biologici, sistemi naturali: relazioni e omeostasi
 relazioni e omeostasi
 
 
 
fig. n. 4 Analisi sistemica dei contenuti nel quinquennio
Analisi sistemica dei contenuti nel quinquennio
 
 
 

 

 

 

I vari sistemi sono stati studiati sia attraverso l’approccio analitico che attraverso l’approccio sistemico in quanto metodi complementari e irriducibili l’uno rispetto all’altro.
L’approccio analitico tende a ricondurre il sistema ai suoi elementi costitutivi e a studiarli nei minimi dettagli alla ricerca di regole generali che possano essere applicate a situazioni differenti, ma sulla base di parametri comuni o quantomeno confrontabili tra loro. Questo metodo può contribuire a definire modelli dinamici sufficientemente rispondenti ai sistemi semplici o a bassa complessità.
I sistemi complessi e disomogenei,  invece, devono essere analizzati nella loro totalità, utilizzando un approccio metodologico sistemico o olistico, cioè in grado di analizzare e prevedere la loro dinamica in base al variare delle diverse componenti.
 
fig. n. 5 Confronto tra approccio analitico e approccio sistemico
Confronto tra approccio analitico e approccio sistemico
 
 
 
3.      L’USO DEI MODELLI NELLA DIDATICA DELLE SCIENZE
 
L’uso dei modelli diventa indispensabile sia nell’approccio analitico, sia nell’approccio sistemico.
Il modello è la descrizione completa di un fenomeno o di un sistema, delle sue caratteristiche e delle sue logiche di comportamento, espressa attraverso formulazioni matematiche o sequenze miste di formulazioni matematiche e proposizioni. La descrizione vale per tutti i fenomeni o i sistemi dello stesso tipo, quindi permette di prevedere il comportamento di un dato sistema in una serie di circostanze.
L’approccio analitico usa modelli precisi e dettagliati ma difficilmente utilizzabili per decidere strategie di azione, l’approccio sistemico usa modelli insufficientemente rigorosi per essere alla base della conoscenza scientifica, ma utilizzabili per decidere le strategie d’azione.
Nell’ambito dello studio del sistema nervoso (primo modulo del percorso didattico) possono essere considerati esempi di modelli la  pompa sodio- potassio,  l’arco riflesso, il riflesso di difesa di Aplisia californica e la relativa capacità di sensibilizzazione e assuefazione, cioè di forme di apprendimento e memoria con basi biochimiche cellulari. Lo studio del comportamento di Aplisia è un perfetto esempio di integrazione dei contenuti delle discipline, in quanto dimostra che l’apprendimento  e la memoria possono essere studiate sia in relazione alla analisi delle modificazioni comportamentali (meccanismi psicologici), sia in relazione ai cambiamenti biochimici a livello neuronale,  che è possibile identificare e conoscere.
 
 
Articolo scientifico tratto da “Le Scienze” utilizzato come testo da analizzare ed interpretare in classe
 
 
Apprendimento e memoria in Vitro
Da P.G. Montarolo – S.Schacher “Apprendimento e memoria in vitro”
 
[…] I mezzi che l'uomo, come la maggior parte delle specie animali, ha a disposizione per adattarsi all'ambien­te sono essenzialmente due: l'evoluzione biologica e l'ap­prendimento. L'evoluzione biologica, legata al corredo cromosomico, è un processo lento, misurabile in termini di migliaia se non di milioni di anni negli organismi su­periori; l'apprendimento è, invece, un processo rapido e il suo ambito temporale è l'arco di vita dell'organismo. Per poter sopravvivere un animale deve essere in grado di riconoscere certe relazioni chiave tra situazioni ed eventi esterni. Deve, per esempio, saper distinguere la preda dal predatore, un frutto buono da uno velenoso. Vi sono due possibilità per arrivare a queste conoscenze; la capacità di distinguere tra due alternative può essere programmata nel sistema nervoso centrale fin dalla nascita, oppure si può acquisire tramite l'apprendimento. [...] Gli organismi più complessi hanno la capacità di adattarsi alle nuove situazioni che, di volta in volta. si presentano nel corso della loro esistenza. Questa capacità di adattamento deri­va dal fatto che l'esperienza può modificare il sistema nervoso e quindi il comportamento dell'animale. In questo concetto di adattabilità è racchiuso il significato dei termi­ni apprendimento e memoria.
 
[..] Una possibile strategia per comprendere i meccani­smi cellulari dell'apprendimento e della memoria consi­ste nel descrivere esattamente il circuito nervoso che presiede a un comportamento plastico, vale a dire modificabile dall'esperienza. Successivamente si deve analizzare la natura delle modificazioni indotte dall’ ap­prendimento nella catena neuronale. Questa non è un' im­presa facile se si studiano i fenomeni nei vertebrati supe­riori. Infatti il numero di neuroni coinvolti in comportamenti semplici, come ceni riflessi di difesa dei mammife­ri, è dell'ordine di diverse migliaia. [...] È possibile Superare in parte queste difficoltà individuando compor­tamenti plastici in animali dotati di Sistema nervoso molto semplice. Questo è il principio da cui alla fine degli anni  sessanta partì  Eric R. Kandel della Columbia University. Come oggetto di studio egli scelse Aplysia califòrnica, un mollusco gasteropodo marino che ha un sistema nervoso centrale relativamente semplice formato da circa 20 000 neuroni, distribuiti principalmente in nove raggruppa­menti, i gangli. I corpi cellulari di alcuni neuroni di Aplysia possono raggiungere il diametro di 1,5 millimetri (le più grosse cellule nervose dell'uomo hanno un diametro circa 30 volte inferiore).[...].
 
L'apprendimento. grazie allo studio di etologi come Konrad Lorenz e Kikolaas Timbergen. si è rivelato una proprietà molto diffusa nel regno animale. Ciò non significa che i processi di apprcndimento ncll’uomo e in Aplysia siano uguali, ma sta a indicare che. nei due organismi, si possono riconoscere alcuni meccanismi comuni, conservatisi attraverso la filogenesi. Sono proprio questi aspetti comuni che si vuole identificare e descrivere, utilizzando animali dotati di un sistema nervoso centrale molto più semplice di quello dell'uomo.
Il comportamento analizzato da Kandel e dai suoi collaboratori è un semplice riflesso di difesa: il riflesso di retrazione della branchia e del sifone. La branchia è l'organo respiratorio; il sifone è un'estroflessione imbutiforme di una struttura chiamata mantello, la cui parte membranosa ricopre la branchia. Una stimolazione tattile del sifone produce una rapida e prolungata retrazione della branchia all'interno della cavità del mantello.[…]
 
Una decina di stimolazioni tattili del sifone, ripetute a intervalli regolari di 20-30 secondi, produce una progres­siva riduzione della durata e dell' ampiezza della retrazione fino alla soppressione del riflesso. La diminuzione o la scomparsa della risposta può persistere per poche ore o per alcuni giorni a seconda della durata del protocollo di stimolazione utilizzato. Si parla di assuefazione rispetti­vamente a breve e a lungo termine.
 
Dapprima Kandel e i suoi collaboratori hanno studiato i meccanismi cellulari alla base dell' assuefazione a breve, termine e hanno identificato la causa della riduzione della risposta comportamentale nella diminuzione della trasmissione a livello delle sinapsi che i neuroni sensoriali formano con le cellule bersaglio che in questo caso sono gli interneuroni e i motoneuroni. In seguito Mark Klein della Columbia University ha scoperto che la riduzione della trasmissione sinaptica era dovuta alla progressiva diminuzione dell'entrata di ioni calcio (Ca++) nella cellula sensoriale durante i potenziali d'azione generati dalle ripetute stimolazioni tattili, La riduzione del flusso di Ca++ diminuisce la quantità di neurotrasmettitore liberato dalle terminazioni dei neuroni sensoriali,
[...] Il neurotrasmettitore non viene liberato come singola  molecola, bensì in pacchetti multimolecolari chiamati quanti. Si ritiene che i quanti siano contenuti in strutture subcellulari, le vescicole, presenti in grande quantità nelle terminazioni presinaptiche. Le vescicole si aprono e liberano il loro contenuto nello spazio intersinaptico solo se vengono a contatto con strutture specializzate della parte  interna della membrana cellulare, i si ti attivi (o zone attive). Il quanto di trasmettitore, interagendo con lo specifico recettore sulla membrana del neurone postsinaptico, causa una piccola variazione (dell'ordine di microvolt) del potenziale di membrana: il potenziale postsinaptico in miniatura. La contemporanea liberazione e di migliaia di quanti produce, invece, una più ampia variazione (dell'ordine di millivolt), il normale potenziale postsinaptico. Questa liberazione ingente di mediatore chimico è causata prevalentemente dall' ingresso, nella terminazione presinaptica, di Ca++ durante il potenziale d'azione. Il Ca++ infatti permette l'interazione delle vescicole con la zona attiva. [...]
 
Un'altra forma di plasticità comportamentale molto stu­diata dal gruppo della Columbia University è la sensibilizzazione. [...] Una scossa elettrica alla testa o alla coda di Aplysia fa sì che la successiva stimolazione tattile del sifone produca una contrazione della branchia più intensa e duratura di quella che si osserva in seguito a una analoga stimolazione prima della scossa; il meccani­smo cellulare di questo aumento della risposta comportamentale è in un certo qual modo opposto a quello responsabile dell'assuefazione. Infatti. la trasmissione del segnale a livello della sinapsi sensomotoria diminui­sce nell'assuefazione, mentre viene potenziata nella sensibilizzazione. L' aumento è dovuto all'azione di neuroni facilitanti (NF), non inclusi nel circuito del riflesso di retrazione della branchia e attivati dallo stimolo nocivo applicato alla testa o alla coda.[...] Si hanno valide ragioni per ritenere che uno dei neuromediatori liberati dai neuroni facilitanti sia la serotonina che agisce sulla cellula sensoriale.
Uno di noi (Samuel Schacher) è riuscito a ricostruire in coltura la cmponente essenziale del riflesso. Con fine tecnica chirurgica si rimuovono dal ganglio addominale alcuni neuroni sensoriali e un motoneurone [. .1 Metten­doli in stretta vicinanza in una capsula di Petri contenente un opportuno mezzo di coltura essi formano alcune sinapsi sensomotorie. [...] La sensibilizzazione a breve termine in vivo si ottiene sottoponendo la coda dell' animale a una scossa elettrica. In vitro siamo ricorsi, invece, a uno dei presunti mediatori utilizzati dai neuroni facilitanti: la serotonina. L'aggiunta al mezzo di coltura di 2 millimetri cubi di serotonina determina l'incremento, per qualche minuto, del potenziale post-sinaptico eccitatorio del neurone sensoriale.
In collaborazione con Robert Hawkins, abbiamo ottenuto lo stesso risultato con un esperimento più elegante, ese­guito su un circuito trineuronale.
Il neurone aggiunto alla componente sensomotoria del riflesso è uno dei neuroni facilitanti attivato dalla sti­molazione elettrica della coda. Nel ganglio addominale questa cellula nervosa è in contatto sinaptico con i neuroni sensoriali. In coltura la stimolazione elettrica intracellulare del neurone facilitante produce, come la serotonina, una facilitazione della trasmissione a livello della sinapsi sensomotoria.
Francesco Belardetti, ora all' Università del Texas a Dallas, mediante registrazioni effettuate su cellule sensoriali in coltura ha dimostrato che la serotonina, come nel ganglio, esercita la sua azione di modulazione della trasmissione sinaptica chiudendo il canale S per il potassio e aumentan­do, in questo modo, la durata del potenziale d'azione. 
 
 
 
Nell’ambito dei sistemi naturali o anche in parte antropizzati, come il suolo, e comunque in ambito ecologico, vengono utilizzati modelli dinamici idonei a valutare processi di simulazione della realtà in modo da poter determinare in anticipo quali conseguenze a volte non più reversibili possono prodursi se si variano le diverse componenti del sistema.
I modelli usati in questo ambito sono molteplici: catene, reti, piramidi alimentari come esempi di relazioni trofiche; cicli biogeochimici  quali esempi di continuo dinamismo del sistema e della materia; biomi, come esempi di integrazione tra fattori (suolo, clima, piante, animali) di un ecosistema.
 
 
 
fig. n. 6 Il ciclo del carbonio
Il ciclo del carbonio
 
 
 
 
 
Le mappe delle figure n. 7 e 8 sintetizzano due possibili percorsi che applicano e sperimentano il modello di integrazione proposto. Si tratta naturalmente di percorsi molto flessibili soggetti a modificazioni in itinere e che non hanno la pretesa di essere modelli assoluti, ma solo tentativi effettuati allo scopo di migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento.
 
 
fig. n. 7 Sistema nervoso: controllo e integrazione
 controllo e integrazione
 
 
  
 
fig. n. 8 Sistemi produttivi: agroecosistemiSistema nervoso: controllo e integrazione
 agroecosistemi
 
 
 

 
BIBLIOGRAFIA
 
Le Scienze Ed.italiana di Scientific American Numero di Ottobre 1988
Daniela Bentivogli e Maria Pia Boschi – ECOambiente, Vol. II  Ed. Cappelli, Bologna 2001
Storia della scienza moderna e contemporanea, Vol. III,  P. Rossi, Ed. UTET, Torino 1988.
Albert Einstein – la gioia del pensiero, F. Balibar, Universale Electa/Gallimard, Trieste 1994.
Scienza e filosofia, K. R. Popper, Einaudi, Torino 1991.
 
 

 

La peer education

Istituto Cobianchi di Verbania

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Le Scienze naturali

 

L’esperienza più bella che ci è dato avere
è il mistero della vita:
il sentimento profondo che troviamo alla radice della vera arte e della vera scienza.
Ignorarlo, perdere il senso dello stupore e della meraviglia,
significa quasi morire, cessare di vedere. A.Einstein
 
Colui che conosce le leggi del mondo della materia è un uomo libero.
Colui che non le conosce è uno schiavo. R. Tagore
 
Vi è molta incertezza nel definire i programmi di istruzione,
nel selezionare i contenuti da proporre ai giovani.
In un contesto sociale che è in continua trasformazione
 molti insegnanti sono consapevoli della precarietà delle loro proposte,
della durata effimera delle loro scelte.

P. Calegari

 

Lucia Marchetti

Una scelta di fondo

 
Per delineare la presenza delle scienze naturali nell’indirizzo di scienze sociali, per orientare le scelte di programmi e di pratiche didattiche, ci siamo affidate a due questioni forti che sembrano connotare la contemporaneità, oggetto di studio di questo indirizzo.

La prima riguarda l’emergenza ambientale nei confronti della quale ci sentiamo spesso scoperti e impreparati, poiché le società occidentali sembrano in una profonda crisi rispetto a ciò che vogliono per il futuro. 

Assistiamo a una forte privatizzazione dell’individuo e ad una separazione crescente tra sfera pubblica e sfera privata; in questo processo la questione ambientale appare un’emergenza sempre più forte nei confronti della quale la politica non sembra cogliere la portata né ricercare con determinazione soluzioni efficaci. Appare quindi sempre più necessario ritrovare la comunità e ricostituire un legame tra individuo e società.  In questa prospettiva l’educazione ha il  ruolo di porre il problema, di sollecitare la sensibilità recuperando anche gli stupori propri dell’infanzia, di aprire la mente e di avviare la costruzione di comportamenti  consapevoli circa le conseguenze del nostro agire sull’ambiente, nella prospettiva di sviluppare risposte autonome e responsabili.

La seconda questione è relativa alla forte integrazione  che noi individuiamo tra le scienze naturali e le scienze sociali nella comprensione di una caratteristica distintiva della contemporaneità: la società complessa. In particolare  si vuole porre l’attenzione sulle conseguenze dell’impatto  sociale sull’equilibrio biologico, umano e planetario, sulle contraddizioni di un modello produttivo che pensava la natura non un organismo vivente, ma un serbatoio inesauribile di risorse. Ma l’analisi deve anche spostarsi sul piano del che fare, su un piano etico che chiama in campo decisioni fondate su scelte consapevoli e pensate che richiedono necessariamente un atteggiamento problematico, di ricerca e di prudenza. Qualità, queste, più volte richiamate dal profilo che l’indirizzo vorrebbe formare alla fine del corso di studi.

In questa prospettiva il ruolo della scienza può essere quello di identificare il problema, di cercare gli elementi e i dati che lo caratterizzano, di offrire vie comprensibili e soluzioni praticabili, ma anche  di “ascoltare la gente” per combattere la povertà di idee che caratterizza la politica tradizionale e contribuire ad aprire spazi di incontro tra le persone per costruire  risposte condivise, per liberare nuove  modalità di partecipazione e per ritrovare il significato del vivere insieme. In altre parole il ruolo della scienza può concorrere al rafforzamento della democrazia.  

 
 
Un curricolo integrato

L’articolazione a livello quinquennale di un curricolo integrato tra scienze sociali e naturali è il risultato di circa dieci anni di esperienza didattica, che ha mostrato la necessità di questa intersezione non solo sul piano epistemologico e culturale, ma anche su quello didattico.  Solo a questo punto ci pare di poter individuare una scansione progressiva e insieme ricorsiva, di temi ed attività da distribuire nel quinquennio.

Al biennio si riservano principalmente attività e percorsi finalizzati ad aprire la mente, a sviluppare sensibilità, a porre dubbi, a rivedere pregiudizi, ad avviare la comprensione delle connessioni tra umano e naturale introducendo alcuni temi specifici.

Il triennio può ritornare su alcuni temi già affrontati nel biennio per meglio approfondirli, per allargare la gamma delle questioni con strumenti specifici sul piano scientifico e contribuire con le altre discipline alla ricostruzione di diversi contesti culturali.

Per quanto riguarda lo stage  anche qui è bene mantenere un criterio di progressività: al biennio si possono riservare prime esperienze di visite guidate e incursioni  nel territorio vicino e lontano, mentre al triennio si introducono forme più articolate di stage vero e proprio in settori specifici e con precise assunzioni di responsabilità da parte di ogni studente.

 
 
Biennio 

Sul piano formativo l’indirizzo di scienze sociali assegna al biennio “il compito di avviare la costruzione di abiti mentali adeguati” attraverso un approccio integrato fra le discipline che si dovrebbe concretizzare in percorsi che correlino la dimensione personale a quella sociale, il micro al macro, la linea diacronica a quella sincronica. La nozione di fondo da cui partire è di carattere storico-antropologico, lo sforzo si concentra nell’abituare gli allievi- ma anche noi stessi/e- a ragionare sui bisogni fondamentali, sulla loro genealogia, a mantenere la curiosità di scoprire quali risposte hanno trovato diverse aggregazioni umane al rapporto Natura-Cultura.

Nel primo anno lo sguardo è rivolto prevalentemente al passato lontano e lontanissimo, mentre nel secondo anno al presente, un presente che tuttavia mantiene un forte interesse per le “radici”, per la genealogia dei fenomeni e per una loro interpretazione in chiave problematica.

Per poter integrare l’insegnamento delle scienze naturali in una programmazione a maglie così larghe, occorre che l’insegnante non abbia paura di rimescolare la scansione canonica degli argomenti, predisponendosi con flessibilità al confronto con gli altri colleghi del Consiglio di classe, in una prospettiva biennale, pur rispettando le conoscenze e le competenze che il dipartimento ritiene indispensabili.

Nella nostra esperienza infatti è avvenuto che in una prima fase è stata stesa una progettazione piuttosto precisa ed articolata da parte del Consiglio di Classe che indicava la chiave storico-antropologica da cui partire e tre grandi mappe di argomenti articolati intorno al tema unificante Società/ modelli culturali, all’interno delle quali si individuavano anche  possibili intrecci disciplinari. E’ stato così che sulla base di questa progettazione e del confronto coi colleghi, le scienze naturali hanno scoperto la loro caratteristica di trasversalità.

Il tema comune è stato articolato nelle seguenti mappe: 1. Per una lettura della società, 2. Cultura-individuo-interazione sociale, 3. Culture e visioni del mondo.

 

1. Per una lettura della società: qui le scienze naturali hanno sviluppato argomenti di carattere propedeutico per rispondere a due domande: “Cosa c’era prima della comparsa dell’uomo sulla terra e come si è originato l’uomo”.

La scelta di argomenti da cui trarre possibili risposte si può muovere tra: l’origine dell’universo, del sistema solare, origine ed evoluzione del pianeta terra, ere geologiche, processo di ominazione.

Si tratta, come ben sappiamo, di temi ampi e complessi che in questo segmento formativo si affrontano nelle linee essenziali, recuperando le conoscenze pregresse degli studenti, su cui si fa spesso scarso affidamento e che invece, come ci insegna la psicologia, possono facilitare o impedire l’apprendimento di nuove conoscenze.

Nel primo anno il tema generale è stato articolato in due sottotemi:
1.1   le comunità primitive
1.2.  le antiche civiltà potamiche.

Qui le scienze naturali hanno affrontato la diffusione dei gruppi razziali (secondo le recenti ipotesi di Cavalli Sforza), le società dei cacciatori-raccoglitori, l’importanza del fiume nello sviluppo delle città del passato e l’importanza economica dell’acqua.

 

L’importanza delle pratiche didattiche. 

Per gli studenti è risultato utile e gratificante il momento della messa in comune dei risultati di analisi condotte nelle diverse discipline. Infatti al termine del  percorso la classe deve disporre di un momento di pausa per riorganizzare i dati e predisporsi a una comunicazione che sia chiara, completa ed efficace, utilizzando tutti gli strumenti multimediali che spesso i giovani sanno maneggiare meglio di noi adulti. Indirettamente, questo lavoro di riesame dei dati e di costruzione di mappe integrate, finalizzate alla comprensione da parte di un uditorio, rafforza l’apprendimento e l’autostima.

Si è arrivati così ad una plenaria alla presenza di molti docenti del Consiglio di classe (scienze sociali, diritto-economia, storia, italiano, religione, linguaggi non verbali, scienze naturali)  nella quale gli studenti incrociavano le diverse prospettive di analisi del tema comune, evidenziando sia il punto di vista specifico di un sapere, sia il contatto di questo sapere con gli altri. Questa è stata una operazione tutta loro, e la gratificazione derivava dal fatto di esser riusciti a far procedere l’iniziale impianto teorico e metodologico verso forme di approfondimento più avanzato. Gratificazione naturalmente condivisa da tutti gli insegnanti.

Un ulteriore rinforzo al tema della società dei cacciatori-raccoglitori, è stato il viaggio di istruzione al museo di storia naturale di Trento, dove precedentemente erano state fissate attività di laboratorio con personale esperto. Questa esperienza si è rivelata molto interessante perché i ragazzi potevano vedere e toccare con mano ciò che avevano studiato in teoria sull’uomo del paleolitico, cimentandosi in piccoli lavori come raschiare le pelli, cucirle, usare l’ocra per dipingere, improvvisarsi archeologi in uno scavo simulato. 

 Il secondo argomento affrontato, quello delle civiltà potamiche, ha messo al centro dell’attenzione l’importanza del fiume nello sviluppo delle città non solo del passato, ma anche del medio evo e della città di Ferrara. In seguito il tema dell’acqua è stato anche assunto come argomento comune dei laboratori orientativi con gli studenti della scuola media. La classe ha proposto alcuni percorsi legati all’acqua: a) l’acqua che esce dal rubinetto: da dove viene e dove va;  b) la città di Ferrara e l’acqua: la paura del Po; c) la città di Ferrara e le vie legate all’acqua; d) luna, terra, acqua: scienza e luoghi magici.

Il tema dell’acqua ha permesso di introdurre alcuni argomenti dello specifico disciplinare: la molecola dell’acqua, i passaggi di stato, soluzioni acquose, distribuzione delle acque sulla terra; oceani mari , moto ondoso, le maree, fasi lunari ed eclissi; fiumi ed attività fluviale, falde acquifere; piogge acide e cenni ai problemi dell’inquinamento atmosferico; ghiacciai ed attività glaciale.

 

Nel secondo anno la progettazione del Consiglio di classe opera una rotazione dello sguardo sul presente, un presente che tuttavia mantiene, come si diceva, un forte interesse per le radici e ripropone le tre mappe organizzative dei contenuti per favorire la messa in atto di utili cortocircuiti tra presente e passato, ma anche tra discipline.

Il percorso pluridisciplinare Per una lettura della società, pone al centro dell’analisi le società contemporanee e prende come chiave di lettura le nuove forme di schiavitù in un’economia globalizzata.

Il contributo delle scienze naturali ha riguardato lo studio delle condizioni geografiche, climatiche ed idrografiche dell’Asia centroorientale,  introducendo così argomenti che tradizionalmente appartengono al programma del primo anno: cartografia, coordinate geografiche, moti di rotazione e rivoluzione della terra e relativa conseguenze. Atmosfera: composizione e struttura. Precipitazioni.

Fasce climatiche, cause della formazione delle aree desertiche e problema della desertificazione del pianeta.

 

2. Il secondo percorso pluridisciplinare, Cultura-individuo-interazione sociale si concentra su aspetti di relazione tra il singolo e l’altro, l’altro inteso come straniero, l’altro da sé, l’altro come genere, l’altro come adulto, un incontro che si conclude quasi sempre con una crescita.

Le scienze naturali hanno inteso l’altro da sé come Natura nelle sue molteplici manifestazioni, come mondo animale e vegetale, ma anche come acqua, aria, terra; un mondo di cui tutti conosciamo l’esistenza perché ci circonda da sempre, ma che generalmente non sappiamo né percepire né apprezzare. Incontrare la natura significa porsi nella disponibilità di imparare ad osservarla, saper stare in silenzio per ascoltarla; cercare a lungo con lo sguardo, per scoprirvi una vita; imparare poco a poco a conoscerla per poterla amare.

Si tratta di obiettivi difficili da raggiungere, per i quali, forse non basteranno tutti gli anni di scuola, ma è indispensabile cominciare: i giovani vanno abituati a fare silenzio intorno a sé e dentro di sé, quando sono immersi nella Natura, per concentrarsi sull’altro.  

Per cercare di  realizzare concretamente tale incontro abbiamo utilizzato il viaggio di istruzione come occasione di isolamento in un parco naturale. Le scienze sociali e le scienze naturali hanno chiesto ai ragazzi di riflettere e scrivere prima del viaggio sul seguente tema:” Il mio contatto personale con la natura dall’infanzia ad oggi, emozioni, sensazioni, pensieri. La natura nella poesia e nell’arte” .

Questa proposta ha prodotto risultati sorprendenti, non è stata percepita come un dovere, ma è stata, per molti, l’occasione di ripercorrere la propria storia alla luce del contatto con la natura. E’ emerso il piacere di scrivere, quasi una gratitudine per le insegnanti che avevano offerto questa possibilità di ritornare su questa parte di vissuto. Le riflessioni sono state accompagnate da fotografie, disegni, poesie, canzoni che, in alcuni casi,  hanno rivelato veri talenti.

I risultati raccolti in dossier sono stati apprezzati da tutto il Consiglio e ciò ha predisposto tutti al viaggio con accresciuto entusiasmo.  

In riferimento a questo percorso le scienze hanno introdotto temi di ecologia:

Biosfera, ecosistema, produttività e trasferimento di energia,  catene e reti alimentari, piramide dell’energia, fattori abiotici di un ecosistema, habitat e nicchia ecologica di una specie. Concetto di biodiversità e successione ecologica. 

    

Triennio 

La verifica circa la tenuta di questo progetto quinquennale si ferma al biennio. Nel triennio abbiamo realizzato progetti annuali che ci sembrano interessanti, tuttavia non sono ancora stati sottoposti a validazione completa. Il triennio, si diceva sopra, può ritornare su alcuni temi già affrontati nel biennio, ma le scienze  naturali possono articolare la loro progettazione su tre piani tra i quali l’insegnante troverà per ogni anno opportuni collegamenti interni:

  • Approfondire gli aspetti specifici della disciplina, rendere più puntuale il metodo anche attraverso l’uso del laboratorio che, sebbene già utilizzato nel biennio, diventa ora occasione di applicazione del metodo sperimentale, proprio della disciplina.
  • Contribuire con le altre discipline alla ricostruzione di periodi storici e contesti culturali che la classe affronta nel corso di ogni anno ( es: la scienza del mondo antico, le enciclopedie medioevali, l’umanesimo e la nuova osservazione dell’uomo e della natura, il rinascimento e l’alchimia, la rivoluzione scientifica del Seicento, il Settecento e l’Enciclopedia, l’evoluzione e l’evoluzionismo, la rivoluzione industriale e la tecnica, la globalizzazione, l’emergenza ambientale, gli interrogativi legati all’uso delle biotecnologie, la bioetica).
  • Realizzare, assieme alle scienze sociali, esperienze di stage formativo in settori in cui sia evidente l’intreccio tra l’umano ed il naturale, ma anche in quei  settori in cui sia più facile cogliere le emergenze ambientali, le contraddizioni, le scelte di sviluppo di una comunità.   Fino ad oggi sono stati pruivilegiati i seguenti settori: per l’emergenza acqua sono state contattate le aziende che si occupano di potabilizzazione e depurazione delle acque reflue; per l’inquinamento ambientale, abbiamo realizzato diversi tipi di esperienze con l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA) e con alcuni dipartimenti universitari e settori socio sanitari dell’ASL; per lo sviluppo sostenibile abbiamo svolto stage che mettevano a confronto  aziende agricole a conduzione tradizionale con altre di tipo biologico; per un ambiente più “amico” stiamo progettando forme di stage con due istituzioni cittadine, “La città bambina” e “Il corpo va in città”.

Lo stage formativo è il risultato di esperienze che nel tempo sono state modificate e oggi si realizza con le  seguenti modalità:

  • ad inizio anno il Consiglio di classe, mosso da un forte convincimento sulla validità dell’esperienza, individua alcuni settori in cui intende realizzare lo stage; due insegnanti assumono la funzione di tutor interni, mentre tutti gli altri si rendono disponibili nel proprio ambito disciplinare ad una collaborazione attiva;
  • si stipulano le convenzioni con gli enti e si studiano, insieme ai tutor esterni, i percorsi da proporre alla classe;
  • si illustrano i diversi ambiti operativi agli studenti  che li scelgono in base alle attitudini personali; quindi si formano i gruppi di lavoro;
  • i ragazzi incontrano a scuola gli esperti  dei settori presso cui  svolgeranno lo stage ed in seguito  effettuano visite preliminari  alle strutture che li ospiteranno;
  • nel mese di Marzo tutta la classe realizza la settimana di stage, mentre le lezioni vengono sospese;
  • al rientro ciascun gruppo riferisce in classe la propria esperienza e realizza la stesura del dossier;   
  • a fine anno, durante una tavola rotonda alla presenza di tutti i gruppi di studenti, dei tutor esterni e del Consiglio di classe, si riflette sul significato dell’esperienza ai fini della crescita umana e culturale. 

L’esperienza di questi anni ci permette di attribuire allo stage un profondo valore formativo poiché esso offre ai ragazzi per la prima volta l’opportunità di entrare concretamente nelle molteplici realtà del mondo esterno. La scuola infatti, attraverso lo stage, diventa un punto di contatto tra la sfera privata e quella pubblica, l’individuo e le istituzioni, il giovane ed il mondo del lavoro, l’uomo e l’ambiente naturale, superando in tal modo il suo tradizionale ruolo di custode di un sapere statico e concluso.

 Inoltre i ragazzi, cominciando a vivere l’esperienza in modo partecipato, sviluppano una maggiore conoscenza di sé e delle proprie attitudini; ciò innesca processi di autonomia che possono facilitare le scelte future. Essi scoprono infatti di essere cittadini capaci di azioni incisive e determinanti nelle politiche del cambiamento, in grado quindi di  assumere su di sé l’impegno di essere protagonisti in una società come la nostra, spesso povera o priva di progettualità per il futuro. 

 

Osservazioni conclusive      

Le scienze naturali, come si evince dalle nostre considerazioni, entrano in parecchi ambiti dell’indirizzo di scienze sociali. Per questo motivo la scuola ha ritenuto opportuno innalzare la quota oraria delle scienze naturali da 2 a 3 ore nel biennio a scapito della matematica che passa da 4 a 3  e di aumentare da 1 ora a 2 ore nel triennio. Questa quota oraria appare ancora troppo ridotta, per il ruolo di disciplina trasversale che l’indirizzo riconosce alle scienze naturali; in ogni caso ci pare che l’operazione di non ritorno sia quella di una progettazione integrata. Qualsiasi riforma che verrà, dovrà avere un modello organizzativo che consenta queste  integrazioni, pena la perdita di efficacia formativa della scuola.

Solo con un modello di formazione di tipo integrato, con una didattica viva e attiva, con un forte coinvolgimento di docenti e studenti nei confronti dei problemi del mondo, è possibile ritrovare il significato dell’andare a scuola, scoprire un legame tra scuola e vita, fare della scuola un luogo di incontro tra generazioni, riappropriarsi dei valori della propria tradizione culturale.

Questi anni di esperienze diverse ci hanno confermato  che la scuola può costituire un’occasione per tutti, studenti, docenti, ma anche  famiglie e istituzioni, di cercare e ridare senso all’agire e quindi allo studio. Lo studio non regge a lungo, soprattutto per le generazioni d’oggi,  se i giovani non trovano una connessione tra questo, la loro vita e le loro idee di futuro. L’esperienza ci ha mostrato come la voglia di studiare nasca quando se ne  capisce il senso, un senso che si realizza progressivamente, nella relazione con gli altri, giovani e adulti. 

  
 
 

 

 

Il fascino della matematica

Liceo "Giovanni da San Giovanni" di S. Giovanni Valdarno (AR)

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Incontriamo l'etologo

 

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Dal curricolo allo stage

 

 

 

Progetto Stage

 

 

 

 

Documento finale Sezze 2006

DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL SEMINARIO DI SEZZE “LA CATEGORIA DELLA COMPLESSITÁ.

Questioni di confine tra Scienze sociali e riforma della scuola

27-28-29 marzo 2006 

 

Al termine dei lavori del Convegno nazionale tenuto a Sezze, cui hanno partecipato – come accade ormai da diversi anni – docenti e dirigenti dei Licei delle Scienze Sociali appartenenti a 40 Istituti, in considerazione del particolare momento storico-politico su cui si delinea lo scenario futuro della scuola italiana, con particolare riferimento alla Secondaria, i partecipanti ai lavori manifestano ai responsabili nazionali e locali delle politiche scolastiche l’urgenza di affrontare, con vigile attenzione, i seguenti punti cruciali per la valorizzazione e il consolidamento di un aspetto essenziale della formazione scolastica superiore: 

  • Il Liceo delle Scienze Sociali è portatore di un’esperienza che presenta tutte le caratteristiche di una vera e propria operazione culturale; essa ha radici ormai quasi trentennali ed è orientata alla formazione di una coscienza critica della società complessa, mediante gli strumenti tipici dell’analisi dei processi storico-antropologici;
  • Questa operazione culturale, accolta e diffusa nella scuola italiana a livello di sperimentazione allargata, trova la sua correlazione nel tempo storico attuale e nei processi globali che lo caratterizzano; essa è pertanto una risposta ad un vuoto e ad un bisogno reali;
  • A livello europeo, scolastico e non, a tale bisogno rispondono pienamente i saperi e le pratiche che afferiscono alle scienze sociali;
  • Questa opera di correlazione tra contesto storico e sistema formativo è sempre stata una responsabilità non eludibile da parte del legislatore, del politico, degli insegnanti; a fronte di quel bisogno culturale e storico e al progetto di affrontarlo con un modello formativo innovativo, è comprensibilmente diffusa l’attesa e la domanda che il legislatore proceda ad una riforma coerente con la ricchezza di saperi e pratiche transitate da tutte le sperimentazioni autonome, compresa l’ultima in ordine di tempo: quella del Liceo delle Scienze Sociali; è alla luce di quell’attesa e di quella domanda che la Riforma viene letta, così come allo stesso modo saranno letti tutti gli interventi che potranno ancora essere decisi a sua modifica;
  • Questa esperienza si è orientata sulla base di documenti programmatici di gruppi di lavoro ufficiali (per esempio il Gruppo Nazionale di Lavoro del Febbraio 2000) e di reti di scuole, mantenendosi vigorosa e produttiva in più di trecento Licei diffusi in tutto il territorio nazionale;

A fronte sia delle questioni generali sinteticamente sollevate nei punti precedenti, sia di un orizzonte scolastico di dimensione europea, i partecipanti al Convegno ritengono decisivi i seguenti punti: 

  • Indipendentemente dalla denominazione ufficiale specifica del Liceo e dal carattere fluido dei confini tra scienze umane e scienze sociali, non si può ignorare che gli attuali O.S.A. relativi al Liceo delle scienze umane mortificano, o addirittura annullano, l’impianto curriculare che ruota attorno all’asse storico-antropologico.
  • Tale mortificazione è comprovata dall’oggettiva, pesante penuria di ore settimanali caratterizzanti il Liceo delle Scienze Umane rispetto agli altri Licei.
  • L’organizzazione didattica viene compromessa anche dalla mancanza di compresenze funzionali ad un approccio plurale ai saperi, senza il quale è impossibile garantire l’acquisizione di un habitus mentale complesso, adatto alla comprensione della contemporaneità; 

 

Alla luce di questi rilievi i partecipanti al Convegno chiedono che nell’inevitabile ripensamento degli aspetti critici della riforma, i responsabili delle politiche scolastiche si facciano carico del patrimonio formativo – condiviso e rafforzato anche dalle scelte degli studenti e delle loro famiglie – perché un Liceo delle Scienze Umane e Sociali sia adeguatamente articolato al suo interno, attraverso lo strumento dei decreti attuativi della riforma, e divenga, così, lo spazio significativo di un’offerta formativa e culturale che corrisponde ad una domanda sociale storicamente individuata.

 

 

  • In questo scenario anche l’indicazione generica relativa alla realizzazione degli stages perde la sua caratterizzazione di “buona pratica”: infatti essi sono stati finora realizzati dalle scuole all’interno di un sistema formativo integrato, cioè come aspetto essenziale di un curricolo che è visto nel suo momento di apertura e confronto con il territorio;
  • Questa effettiva integrazione tra scuole e territorio, che ha bisogno di un ampio spazio per la progettazione e la ricerca, viene a mancare a causa di una interpretazione riduttiva delle possibilità offerte dal regime di Autonomia scolastica.