Il parere di Alessandro Cavalli

 

Riprendiamo dalla newsletter Controinformazione ligure e condividiamo con i nostri lettori un breve ma efficacissimo testo dei Alessandro Cavalli, insigne sociologo, docente universitario emerito  e autore di testi scientifici sulle Scienze Sociali, componente del CSSS e insignito di importanti riconoscimenti internazionali

Dal Liceo economico-sociale al Liceo del “made in Italy”

di Alessandro Cavalli

Se si volesse veramente por mano, al di là della retorica e degli interessi corporativi, ad un cambiamento della scuola, non sarebbe difficile indicare delle priorità. Prima di tutto metterei i divari territoriali. Al secondo posto, metterei la dispersione scolastica. Al terzo posto, la riorganizzazione dei cicli per ridurre la discontinuità tra scuola primaria e secondaria. Al quarto posto, un ripensamento radicale della formazione professionale degli insegnanti e, soprattutto, della loro (non solo dei discenti) formazione civica. Al quinto posto, l'edilizia scolastica (troppe scuole troppo vecchie). L'elenco potrebbe anche essere allungato e l'ordine di priorità cambiato. In realtà, un piano organico dovrebbe affrontare tutti questi, e anche altri, obiettivi nello stesso tempo e in modo integrato.

Nelle priorità non metterei comunque, come sembra fare l'attuale governo, l'abolizione del Liceo Economico e Sociale per sostituirlo con un liceo nuovo orientato al “Made in Italy”. Gentile aveva rifatto il Liceo Classico, il Ministro Valditara vorrà legare il suo nome al “Liceo dell'esportazione dei prodotti e del buon nome del paese nel mondo”? Viene il sospetto che sia una mossa di marketing di un governo che, per disconoscere le sue remote memorie, usa di preferenza degli anglicismi.

La cosa però potrebbe essere più seria se invece l'innovazione fosse fatta per togliere di mezzo l'indirizzo economico-sociale del Liceo delle Scienze Umane. Questo liceo c'è dal 2010 e riguarda circa il 3% degli iscritti alla secondaria superiore. Le sue origini risalgono alla trasformazione delle vecchie scuole e poi istituti magistrali. Non mi risulta che siano state fatte ricerche sulle studentesse e gli studenti di questo liceo, ma può darsi che qualcuno lo percepisca come un luogo di formazione di una cultura che non piace agli attuali governanti. Ad esempio, una conoscenza dell'economia almeno elementare sarebbe un vero ostacolo per far digerire la flat tax come una misura che combatte le disuguaglianze.

Negli anni 70 era stato elaborato da una Commissione del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali un progetto per l'introduzione delle scienze sociali nella riforma della scuola secondaria (Einaudi, 1977). Si voleva dare alla popolazione giovanile qualche strumento per capire l'economia e la società al di là degli schemi ideologici. Allora non se ne fece nulla. Adesso non si capisce se si vuole solo cambiare nome a, oppure cancellare, un'esperienza che in qualche modo aveva cercato di immettere nuovi saperi nell'impianto un po' obsoleto della scuola italiana.