Introduzione

VI CONVEGNO NAZIONALE
La scuola davanti alle emergenze del sistema
Storia, esperienza e riflessioni nel Liceo delle Scienze Sociali
Grand Hotel Riva del Sole – Giovinazzo (Ba)
31 Marzo 2009 -3 Aprile 2009 

 

Rispetto alle trasformazioni sociali e culturali che stiamo vivendo, la scuola è in difficoltà.

Lasciata per troppo tempo sola e arretrata rispetto alla società, è oggi alla ricerca di una nuova identità. Da qui la necessità, sempre più diffusamente avvertita, di avviare una profonda riflessione collettiva sul suo statuto.

La nascita dei licei delle scienze sociali ha rappresentato una rivoluzione culturale nel panorama della secondaria, perché ha favorito una rivisitazione degli statuti epistemologici dei diversi saperi. Gli altri punti di forza sono stati l’ integrazione con il territorio (attraverso l’esperienza dello stage), la costruzione autonoma del curricolo che ha dato una spinta al superamento del docente unico trasmettitore di saperi e autoreferenziale, per dare spazio e una nuova figura di docente-artigiano- ricercatore. Le migliori pratiche didattiche hanno trasformato la scuola in un laboratorio teorico e pratico di interazione attiva con gli studenti, nonché di pratica delle codocenze in cui gli alunni hanno potuto fruire non solo di due orientamenti professionali, ma anche di due prospettive interpretative dei fenomeni della realtà, tra loro in interazione e interlocuzione.

A caratterizzare questo nuovo modo di lavorare è il non raro utilizzo dei “classici”: agli studenti è chiesto di lavorare su testi e fonti originali o saggi e l’attività di ricerca diviene una modalità di apprendimento e di approfondimento, ma anche occasione per gli alunni di sperimentare forme di autoapprendimento e di apprendimento cooperativo.

Il primo nucleo della nascita dei Licei delle Scienze Sociali si ha negli Anni Settanta, quando si avverte la necessità di “realizzare uno spostamento dell’accento dal passato al presente, in tutti gli ambiti della conoscenza, senza esaurirsi nella ricerca dell’attualità ma guardando al mondo contemporaneo come il risultato di processi di lunga durata”. Questo rappresenta una grande novità, afferma l’ispettrice Anna Sgherri, in un momento in cui le scienze sociali erano emarginate dal dibattito culturale italiano e dal panorama delle discipline scolastiche.

Le Scienze Sociali rappresentano la via verso un rinnovamento del sapere scolastico e l’apertura della scuola alla contemporaneità, all’acquisizione di strumenti intellettuali per la comprensione della società e dei meccanismi che la regolano. Ma è nel 1997, con l’emanazione del Decreto Interministeriale che sancisce la chiusura degli Istituti Magistrali, che viene data a molti Istituti la possibilità di chiedere la sperimentazione di questo Liceo con il supporto del Ministero. Il Ministero individua scuole Polo e promuove la formazione dei dirigenti e dei docenti al fine di delineare il profilo formativo dell’indirizzo, gli assi culturali e il curricolo dell’area specifica di Scienze sociali.

Il modello di formazione volto alla cooperazione professionale e alla crescita individuale dei docenti è continuato anche quando il flusso dei finanziamenti ministeriali è terminato. Infatti le scuole si sono organizzate in rete per darsi sostegno sia nello scambio di buone pratiche sia nell’ aggiornamento sui saperi. Nasce l’Associazione “Passaggi” una rete di scuole che si riconosce nel documento nazionale del 2000 e annualmente si incontra per realizzare momenti significativi di confronto e approfondimento.

 

Terlizzi (BA)
TERLIZZI (BA)             foto di Graziano La Tegola

 

Il liceo delle scienze sociali ha prodotto un modello di scuola nuova, capace di accettare di confrontarsi con la realtà esterna dalla quale si lascia “contaminare”. In questo modo la scuola svolge una preziosa e delicata funzione di mediazione con la realtà esterna sempre più complessa da decodificare. Diventa, infatti, oggi necessario dare agli alunni gli strumenti per una lettura critica della realtà i cui messaggi e valori sono sempre più “trasparenti” nella “società liquida”.

In questo modo gli alunni possono vivere la scuola non in contrapposizione ma in modo ‘sensato’ e armonico rispetto alla propria esistenza.

In quest’ottica i saperi diventano produttivi e realizzano la loro piena dimensione formativa, in quanto diventando “pre /testi” per costruire rigorosi percorsi di confronto critico creando così le basi per la realizzazione della “democrazia”.

La sperimentazione del Liceo delle scienze sociali nasce, seguendo le indicazioni europee, come liceo della contemporaneità e di questa coglie le sfide fondamentali sintetizzate negli assi culturali.

Il liceo delle scienze sociali può diventare un modello di riferimento per la scuola in generale, perché capace di rispondere alle domande e ai bisogni posti dai cambiamenti epocali, offrendo nel contempo agli alunni quelle competenze sociali che oggi diventano essenziali in una società in cui le identità sono in crisi ed è sempre più difficile ri-conoscersi come “comunità”.

L’oggi è caratterizzato da un progetto di riforma che vede il liceo delle scienze sociali inglobato nel liceo delle scienze umane il cui impianto, da un lato appare mutilato di quelle scienze sociali che ne costituivano la modernità, dall’altro delle pratiche (ad es. lo stage formativo) a cui la stessa Comunità europea ci invita per rendere il percorso formativo adatto all’acquisizione delle competenze trasversali (cfr. le Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio).

Appare indispensabile preservare l’esperienza formativa del liceo delle scienze sociali, perché a nostro avviso non c’è conflitto fra scienze umane e sociali, ma esse sono complementari e, soprattutto, è importante non vanificare questa feconda esperienza, fortemente innovativa della scuola italiana, perché in questo modo si impoverirebbe non un indirizzo liceale, bensì l’intera realtà scolastica e formativa.