Tchoukball sport della pace

 

L’ALTRUISMO COME UN NUOVO FONDAMENTALE DI GIOCO

 

Tchoukball

OBIETTIVI:

  1. Favorire la promozione, il sostegno e la diffusione di uno sport sicuro e privo di rischi in quanto sviluppa comportamenti responsabili intrinseci allo svolgimento della sua pratica.
  2. Incrementare la partecipazione dei cittadini tramite uno sport di squadra che viene praticato in un territorio bisognoso di incrementare la coesione sociale tra maschi ,femmine ,stranieri e persone in situazione di disabilità.
  3. Promuovere un’attività sportiva che valorizza più la collaborazione e la creatività delle azioni di gioco piuttosto che la prestazione fisica in nome della quale spesso si fa ricorso a sostanze dopanti e ad una inadeguata e dannosa integrazione alimentare, con gravi conseguenze sulla salute e il benessere.
  4. Tramite il Tchoukball ci si ripromette di promuovere un rapporto equilibrato con la propria immagine corporea contrastando l’insorgenza preoccupante tra gli adolescenti di stereotipi fisici spesso legati a disturbi del comportamento alimentare.
  5. Promuovere un sport che gestisce l’aggressività attraverso la particolarità delle sue regole che eliminano gli inevitabili scontri fisici o attacchi diretti all’avversario, comuni in tutti gli altri sport, coltivando in modo pratico una vera cultura del rispetto per la prevenzione della devianza e del bullismo.
  6. Promuovere uno sport con una rivoluzionaria funzione socio-pedagogica in quanto è stato creato per superare la discriminazione tra uomo e donna basata sulla forza fisica, spostando l'attenzione sull'aspetto cognitivo. In tal modo viene ridimensionata la tendenza comune di tutti gli sport a raggiungere il massimo della prestazione fisica anche ricorrendo a mezzi illegali e dannosi per la salute.
  7. Promuovere la tolleranza e la sdrammatizzazione della vittoria e della sconfitta tramite la grande dinamicità del gioco che non prevede tempi morti che spesso vengono utilizzati per denigrare in modo plateale l’avversario.
  8. Diffondere la cultura del rispetto delle regole e del pacifismo dello sport a livello popolare e diffuso, senza bisogno della figura del campione che deve dare il buon esempio. Il Tchoukball è quindi un esempio di democrazia senza l’imposizione del fair play in quanto il sistema di gioco è stato ideato in modo tale da rendere l’altruismo un fondamentale di gioco stesso. 

 

CONTENUTI DELL'INIZIATIVA, CARATTERISTICHE QUALITATIVE

IL TCHOUKBALL

 

Inizio e sviluppo

Nel 1971 Brandt presentò il suo lavoro che conduceva all’invenzione del Tchoukball come "Studio critico e scientifico degli sport di squadra" al Congresso della Federazione Internazionale di Educazione Fisica, che gli conferì il prestigioso "Prix Thulin". Con l’invenzione del tchoukball il medico ginevrino desiderava diffondere un nuovo sport di squadra che potesse eliminare il rischio di contrasti, ogni tipo di aggressività e che potesse essere giocato da tutti. Ma ben presto andò oltre l’idea originale. Parallelamente alla messa a punto del regolamento, durata diversi anni, scrisse infatti una carta etica che per i giocatori di tchoukball ha lo stesso valore delle regole del gioco. Il pensiero umanistico del dott. Brandt si può riassumere una sua celebre frase: "L'obiettivo delle attività fisiche umane non è di costruire campioni, ma piuttosto di contribuire alla costruzione di una società migliore". All'inizio degli anni '70 cominciò la sua diffusione soprattutto in Europa tanto che durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera del '72 venne organizzata una partita dimostrativa. Nel novembre del medesimo anno purtroppo però il dott. Brandt morì e questa grave perdita segnò una battuta d’arresto nel movimento di diffusione. Negli anni '80 con grande fatica e lentezza riprese l’attività anche grazie a John Adrews, presidente della FIEP, a Michel Favre, amico fraterno di Brandt, e al governo taiwanese che alla fine degli anni '70 fece diventare il tchoukball lo sport nazionale delle scuole, sostenuto e promosso dal Ministero dell’Educazione per la sua grande valenza educativa. Per questa sua caratteristica il Tchoukball ha inoltre ricevuto nel 2001 un’importante riconoscimento dall’ONU che lo ha dichiarato "sport a sostegno della pace e della fratellanza".

Regole

Per praticare il tchoukball servono due squadre da 9 o 7 giocatori, un pallone simile a quello di pallamano e due speciali pannelli collocati alle estremità del campo. La sua misura può essere variabile: m 20 x 40 per il gioco 9 contro 9, m 15 x 28 (le stesse dimensioni di un campo da basket) per il gioco 7 contro 7. Non ci sono superfici particolari: palestre, campi in sintetico, prati ma anche sabbia si adattano benissimo a questo sport.

 

Tchoukball

 

Esiste infatti anche la versione beach ossia su sabbia in cui il campo si riduce (m 13 x 23) e i giocatori diventano 5 per ogni squadra. In tutte le sue varianti l’area antistante il pannello è un semicerchio di 3m di raggio. Le particolarità nel tchoukball sono tante e lo rendono uno sport molto veloce, tecnico se giocato a buon livello, ma anche immediato, divertente ed accessibile già al primo approccio. Il gioco inizia con la rimessa da fondo campo, a fianco di uno dei pannelli, e la squadra in possesso di palla ha a disposizione tre passaggi per costruire un'azione, prima di attaccare, lanciandola contro il pannello. Avendo questo una rete elastica, invece di trattenerla come tutte le normali porte, la fa tornare indietro velocissima. Se il rimbalzo cade a terra nel campo, ma non nell’area antistante il pannello, la squadra in attacco ha segnato un punto, se invece viene presa al volo dagli avversari il gioco riprende immediatamente e la squadra che ha difeso (prendendo la palla) passa all'attacco. La particolarità di questo gioco è che si può attaccare, cioè tirare, indifferentemente su tutti e due i pannelli, che sono a disposizione di entrambe le squadre (per un massimo di tre attacchi consecutivi). Risulta evidente che gli schemi di attacco e difesa classici sono completamente stravolti, che la fase di attacco viene determinata esclusivamente dal possesso della palla, e dal tirare al pannello, qualunque esso sia. Per questi motivi il gioco è ricco di finte, contropiedi velocissimi ed azioni inaspettate, non vi è nulla di scontato e tutti i giocatori devono seguire costantemente lo spostamento della palla senza potersi mai distrarre, poiché, se è vero che ci sono 2 porte a cui attaccare, significa anche che ce ne sono 2 da difendere. Durante i passaggi la palla non può essere intercettata dagli avversari, anche perché non se ne vede la necessità visto che ogni squadra ha solo 3 passaggi per concludere l’azione. Per lo stesso motivo non si possono ostacolare gli avversari nei loro movimenti.

L’idea originaria di Brandt era "let’s play" ovvero lasciare ai giocatori la libertà del gesto tecnico, che senza ostruzioni può essere eseguito al meglio, come nella pallavolo o nel tennis. Questo non significa che gli avversari stiano passivi in campo, devono organizzare la difesa cercando di disporsi rapidamente e nel migliore dei modi per ricevere il pallone dopo il rimbalzo. Come già detto vi sono finte e contropiedi, e poiché l’attacco può avvenire ad entrambi i pannelli, la difesa va schierata su tutto il campo e non solo nella "metà avversaria". Ogni giocatore deve essere sia difensore che attaccante e passare da un ruolo all’altro in tempi rapidi, anche perché dopo aver ricevuto la palla dal pannello (difesa) questa può essere rilanciata allo stesso pannello (attacco).

 

IL TCHOUKBALL E GLI SPORT DI SQUADRA

Partendo dal presupposto che tutti gli sport di squadra concepiti dalla nostra cultura hanno dei limiti dal punto di vista dell’integrazione sociale (cfr. H.Brant Studio critico degli sport di squadra , 1970) , è lecito pensare che i classici sport forse non rappresentano lo strumento migliore per promuovere l’integrazione di gruppi classe disomogenei al loro interno.
La distinzione tra maschi e femmine è giustificata negli sport di prestazione poiché esiste un effettiva differenza di genere sul piano biologico. Negli sport di situazione praticati nella nostra cultura, benché ci siano degli aspetti cognitivi legati alla relazione e all’espressione del gesto nello spazio-tempo, ci si ritrova sempre ha fare i conti con la componete della prestazione fisica come quella predominante.
I modelli riproposti in tutti gli sport di squadra non sono molto dissimili da quelli utilizzati nell’organizzazione di strategie di battaglia. Quando parliamo di sport la prima cosa che ci viene in mente è : come si segna il punto?, quale spazio devo invadere? quale obiettivo devo colpire? come posso sconfiggere l’avversario?. Tutti interrogativi che l’uomo nella storia si è posto per dominare sull’altro e trarne un proprio vantaggio, dunque non dobbiamo meravigliarci se i modelli sportivi che abbiamo rispecchiano questa logica. Il problema si evidenzia soprattutto durante le ore di educazione fisica, quando vengono proposti i classici sport di situazione (calcio, pallavolo, basket,ecc…): accade spesso che le ragazze non praticano l’attività e, se costrette, lo fanno in modo demotivato perché rappresentano il punto debole del sistema di gioco. Il Tchoukball si pone invece come una valida pratica della differenza di genere.

 

Tchoukball

 

Carta del TchoukBall

Questo gioco esclude ogni ricerca di prestigio sia personale che collettivo. Il giocatore deve avere rispetto ai propri compagni e dei propri avversari sia che siano più deboli o più forti di lui.
Il gioco che diventa un momento d’incontro di diverse qualità sportive, è aperto a tutti: non importa quali siano le abilità di ognuno (naturali o acquisite). Il rispetto e la considerazione degli altri devono portare ciascuno ad adattare la propria condotta di gioco (tecnica e tattica) alla situazione in cui si trova.

Dal punto di vista collettivo, un risultato, qualunque esso sia, non implica mai la stima e la considerazione per una sola persona o per un gruppo di persone. Una vittoria può generare gioia e soddisfazione che incoraggiano a migliorarsi, ma mai una reazione di eccessivo orgoglio che porta alla lotta per il prestigio che noi condanniamo perché è sorgente di tensioni e di conflitti nelle relazioni umane di ogni tipo.
Il gioco implica un dono costante di sé stessi: bisogna osservare sempre il movimento della palla e guardare ogni giocatore in maniera imparziale e amichevole. La partecipazione di ognuno non è mai individuale ma deve essere sempre subordinata alle esigenze del gruppo. Il risultato è che la partita diventa un momento d’incontro di diverse personalità che vengono espresse da ciascuno attraverso il proprio modo di reagire alle diverse situazioni di gioco.

Ovvero:

  1. La consapevolezza che il rendimento di una squadra dipende da ognuno dei suoi componenti unisce tutti i giocatori: insegna loro a stimare e ad apprezzare le doti dei propri compagni creando il senso dell’unità e dello sforzo collettivo per raggiungere un obiettivo comune.
  2. Ci deve essere un’assimilazione delle abilità dell’avversario che non devono generare sentimenti di ostilità ma alle quali si deve cercare opporre un gioco adeguato
  3. La preoccupazione principale di ogni giocatore deve riguardare la ricerca del bel gioco: l’esperienza universale nello sport può riassumersi nella seguente espressione: "Il bel gioco richiama il bel gioco".

Questo orientamento ideale è il cardine dell’azione sociale del Tchoukball: esso permette di dirigersi verso la perfezione e di evitare, in ogni circostanza, delle azioni negative nei confronti degli "avversari". Tutto ciò è ben più di una semplice regola di gioco: si tratta di una norma permanente di vita, che diventa componente psichica del comportamento e alla base della personalità sociale.

L'obiettivo è dunque quello dell'eliminazione dei conflitti. L'idea del "Fair play" è così sorpassata, non si tratta di concessioni fatte all'avversario ma di azioni comuni che legano le squadre l'una all'altra cosicché il bel gioco dell'una richiama e rende possibile il bel gioco dell’altra.

Il gioco, attraverso l'attività fisica, è un esercizio sociale; vi è una comunione nei mezzi di esecuzione; il migliore ha la responsabilità di "insegnare" ai meno dotati; non esiste dunque un "primato" nel vero senso della parola, ma "una corsa alle competenze". Quando si dice: "che il migliore vinca" bisogna riferirsi al fatto che "essere migliore" si acquisisce con una preparazione qualificata. E' giusto dunque che i risultati sanciscano gli sforzi dei giocatori sul piano individuale e su quello collettivo.

Da questo punto di vista, una vittoria può e deve suscitare un normale senso di soddisfazione unito al rispetto dell’avversario. La vittoria deve provocare negli avversari un senso di emulazione (desiderio di fare altrettanto) non già di annientamento o di dominio.

I vincitori devono sforzarsi per favorire tale impressione. Una sana soddisfazione dei vincitori è il modo di tendere la mano ai perdenti e di incitarli a continuare con un allenamento efficace. Per tutte queste ragioni, la nozione di "campione" deve lasciare il posto a quella, più semplice e adatta, di "vincente". Giocare per perfezionarsi: ecco il sentimento che ogni attività di gioco deve comportare e sviluppare, ed è verso questa conclusione che l'organizzazione del Tchoukball deve aspirare, dal semplice incontro amichevole fino al confronto più serio delle squadre al vertice.

 

 

MODALITA' DI ESPLETAMENTO DEL PROGETTO

  1. Gennaio 2010: attività di pubblicizzazione dei luoghi, orari e modalità di svolgimento del gioco su stampa, televisione, web. Diffusione di materiale informativo . Organizzazione di 3 seminari iniziali a Pontinia, Sezze e Roggagorga rivolto ai docenti e alunni coinvolti per spiegare le finalità e la pratica del nuovo gioco a cura del prof. Giovanni Votolo (Gli aspetti sportivi, sulla sicurezza e la tecnica del gioco) e del prof. Luigi Mantuano (Gli aspetti socio-pedagogici del tchoukball).
  2. Febbraio-Maggio 2010: organizzazione delle squadre e pratica del TCHOUKBALL nelle scuole in rete sia di mattina che nel pomeriggio. Parteciperanno alunni stranieri e in situazione di svantaggio, insieme con normodotati.
  3. Fine Maggio 2010: manifestazione con torneo conclusivo presso il Palazzetto dello sport di Pontinia.

 

SOGGETTI COINVOLTI: 200 alunni normodotati e anche in situazione di svantaggio, stranieri e italiani, data la forte presenza di immigrati sul territorio frequentanti gli istituti scolastici coi quali sono state create convenzioni e rapporti di collaborazione da anni. Classi totali partecipanti: 15. Numero studenti di origine non italiana coinvolti: 80.

 

BENI DA UTILIZZARE PER LA REALIZZAZIONE DELL'INIZIATIVA
Porte, gazebi, materiali cartacei, palle da gioco, palestra.

LUOGHI E STRUTTURE DELLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

L'iniziativa si svolgerà nele palestre delle scuole dei Comuni di Sezze Romano, Pontinia, Maenza, Roccagorga, Bassiano, da gennaio a maggio 2010. Le attività avranno cadenza settimanale in ciascuna delle scuole della rete. L'evento finale si svolgerà presso il Palazzetto dello sport di Pontinia (Latina).

 

MODALITA' DI PROMOZIONE E DIFFUSIONE DELL'INIZIATIVA

Si utilizzerà la stampa, la televisione locale, il web, I siti della scuola. Una diffusione capillare del'iniziativa avverrà nel mese di giugno nelle scuole medie e superiori dei Comuni coinvolti.
L'attività sarà documentata con un video che consentirà la diffusione dell'iniziativa anche in vista della continuità che si intende dare alla diffusione del valore pedagogico di questa pratica sportiva.

 

RAPPORTI COL TERRITORIO:

Coinvolgimento dell’ASD Energym Fitness Village di Sezze per il personale tecnico e la pubblicità e della ASD HAND BALL CLUB di Pontinia.

 

MATERIALI INFORMATIVI E DIVULGATIVI PREVISTI

Manifesti, depliant per le scuole e i punti di informazione turistica del territorio.