Diffondere un modello di scuola. Si può?

Una domanda cruciale

 

 

Lucia Marchetti

L’ultima giornata di lavori si apre con la ratifica di quanto deliberato nella seduta informale di giorno 2 Aprile 2008, di cui viene letto il verbale.

Firmato alla presenza del notaio lo statuto da parte dei dirigenti delle scuole “E. Ainis” di Messina, “L. Ariosto” di Ferrara, “A. Manzoni” di Suzzara (MN), “Pacifici de Magistris” di Sezze, componenti il Consiglio direttivo, risulta istituzionalmente costituita l’Associazione “Scuole in Rete Passaggi”, presieduta dal dirigente scolastico prof.ssa A. Stancanelli del Liceo “E. Ainis”di Messina, sede sociale dell’Associazione di cui da questo momento faranno parte non solo le scuole firmatarie, ma tutte quelle iscritte in Rete.

Si passa quindi alla lettura ed approvazione del documento conclusivo dell’Associazione nazionale Rete “Passaggi”.

 

 

Tavola rotonda sul tema:

 

G. RamirezLa comunicazione nella scuola e sulla scuola

Introduce e coordina il prof. G. Ramires giornalista, pubblicista e docente del Liceo “E. Ainis”.

Presentando l’incontro come conclusione e culmine di dibattiti che nelle precedenti giornate sono stati fatti su una nuova idea e prassi di scuola, il coordinatore si sofferma sull’argomento della tavola rotonda che vuole essere una riflessione sulla possibilità di integrare con l’esterno la circolazione di idee, di formazione e di metodi che avviene dentro la scuola. Sottolinea che il rapporto tra scuola e informazione, non sempre tenuto nella giusta considerazione, è difficile ma possibile. Vengono quindi presentati i professori e i giornalisti che parteciperanno alla tavola rotonda: Lucia Marchetti, formatrice e responsabile del sito web “Passaggi”, Marina Boscaino, docente e redattrice de “L’Unità”, Augusto Cavadi, docente redattore de “La Repubblica” di Palermo, Mario Cavaleri della “Gazzetta del Sud”.

Marina Boscaino prende la parola ricordando che la sua esperienza di giornalista di politica scolastica è stata parallela al tentativo di scardinamento della scuola pubblica portato avanti dal centro-destra e dalla riforma Moratti.

Il punto di vista sulle politiche scolastiche è però cambiato nel 2006 con il ministro Fioroni.

Ciò che non è cambiato è invece il fatto che sui giornali si occupano di scuole giornalisti che non hanno esperienza diretta del mondo scolastico. Il settore scuola è stato considerato come luogo geometrico in cui si concentrano delle negatività portatrici di criticità. L’informazione si concentra cioè su aspetti negativi riguardanti il bullismo, l’assenteismo degli insegnanti, i tentativi di violenza sessuale. Insomma, l’immagine che la stampa dà della scuola è desolante.

Su questo concorda anche la prof. Lucia Marchetti che dal 1974 si occupa di sperimentazioni volte a fare una scuola diversa. Ella ribadisce che è arrivato il momento di dare visibilità all’impegno di una Rete di scuole che condividono impostazione e curricolo, finanziano un sito e vogliono proporre un tipo diverso di professionalità. Da anni si fa una scuola diversa da quella presentata sui giornali: non ci sono solo le cifre dell’emergenza che documentano i risultati negativi degli studenti, c’è anche il lato positivo che sui giornali non emerge. Pertanto è significativa la scelta di chiudere i lavori del convegno con la presenza dei giornalisti.

Difficile ed episodico viene considerato il rapporto tra scuola e mondo dell’ informazione anche dal giornalista Mario Cavaleri. E’ vero che la stampa si occupa del mondo scolastico solo in presenza di eventi negativi, ma è anche vero che la scuola dialoga poco con il mondo dell’informazione. Non serve imputare i malesseri della scuola alla destra o alla sinistra, importante è invece che la scuola diventi soggetto attivo e a tal fine nell’autonomia si potrebbe trovare nuova carica propulsiva. Al di là della logica di destra o di sinistra, la scuola è, infatti, pilastro fondamentale da cui vengono fuori tutte le professionalità.

Prende quindi la parola il prof. Augusto Cavadi, insegnante e pubblicista al tempo stesso, che pone l’attenzione sul doppio sguardo con cui può essere considerato il rapporto scuola-stampa: lo sguardo del cronista e quello dell’opinionista. I punti di vista sono infatti diversi in quanto il cronista cerca il caso sensazionale anche esagerando, l’opinionista invece interviene sui problemi della scuola. D’altro canto la scuola si rapporta alla stampa sia in modo negativo sia in modo positivo. Il primo è quello della scuola che cerca pubblicità per scopo propagandistico puntando sull’immagine e non sulla sostanza. Legittimo è, invece, il fatto che la scuola voglia presentare sostanzialmente ciò che fa per influenzare il territorio. E’ importante far sapere come si lavori, pubblicizzare gli input positivi, ma è giusto altresì registrare il “marcio” della scuola. Cavadi conclude dicendo che bisognerebbe pretendere una maggiore e più adeguata selezione nel reclutamento dei docenti.

Il prof. Ramires propone, quindi, di riflettere sul rapporto tra sperimentazione e tradizione. Un eccesso nelle sperimentazioni viene evidenziato dalla prof.ssa Marchetti che sottolinea l’importante lavoro delle scuole di Scienze Sociali che da trent’anni lavorano sul territorio. Ribadisce, inoltre, la necessità di un lavoro di gruppo perché l’insegnante singolo non può fare formazione.

 

l'intervento dei giornalisti al convegno

 

 

E’ essenziale che un paese civile investa su un modello di scuola civile, dice la prof.ssa Boscaini. Sottolineando la sostanziale differenza che intercorre tra l’idea di scuola di destra o di sinistra, la giornalista sostiene che la seconda è quella che mira a rimuovere gli ostacoli, integra le differenze, investe nelle zone a rischio, rendendo operativo quanto si legge nella Costituzione Italiana (artt. 3-33-34). Significativo a tal proposito è quanto è stato fatto riguardo all’obbligo scolastico. Purtroppo oggi esiste un forte scollamento tra amministrazione ed istruzione. Viene ribadita inoltre la necessità di una totale riforma dell’istruzione, dei paradigmi di scuola anche attraverso la formazione dei docenti il cui ruolo non è solo trasmettere contenuti. Solo così si potrà attuare una scuola che sappia formare persone capaci di decodificare la realtà criticamente.

L’innegabile necessità di riforma, secondo Cavaleri, è legata all’attuale disastro della scuola italiana indietro rispetto agli altri paesi europei. Attraverso l’autonomia la scuola deve fare di più, far sentire meglio la propria voce e tale esigenza non è questione di visibilità.

Su questa necessità, invece, insistono i docenti: in particolare intervengono nel dibattito la prof.ssa Clemenza e la prof.ssa Florio che sottolinea quanto sia delicata e difficile la relazione educativa e quanto su di essa incida l’immagine che l’opinione pubblica ha della scuola.

L’opportunità di fare anche cultura politica, presentando agli studenti le varie proposte ideologiche, è ribadita dal prof. Cavadi.

Non si può parlare di scuola prescindendo dalla destra o dalla sinistra, sostiene nel suo intervento l’ispettrice Sgherri che sottolinea la stretta connessione che c’è tra scuola e concezione della società e la necessità di un confronto reciproco con l’informazione.

Ciò che si fa a scuola deve transitare nella stampa, dice la prof.ssa Boscaino. L’informazione deve parlare della scuola laica, pubblica e pluralista, ma non deve presentare solo i dati scandalistici.

A scuola si fanno cose importanti che però, come sostiene la prof.ssa Marchetti, non trovano nella stampa una “cassa di risonanza”. Ma se la stampa non parla del mondo scolastico, si chiede il prof. Cavadi, è colpa dei giornalisti o della scuola?. Forse potrebbe servire realizzare un ufficio stampa nella scuola e attuare laboratori di scrittura giornalistica .

Anche questo potrebbe essere utile per una più funzionale comunicazione tra scuola e mondo dell’informazione.

 

Amelia Stancanelli, Paolo Cinque, Anna Sgherri

 

Conclusioni

 

I lavori si concludono con l’indicazione della probabile prossima sede del convegno da scegliere tra l’Istituto “Fiore” di Terlizzi (BA) e l’Istituto “S. Giovanni” di Valdarno (AR).

Il tema, su proposta della prof.ssa Clemenza, potrebbe essere la “narrazione” del curricolo, ovvero la riflessione sul senso dell’indirizzo di Scienze Sociali attraverso una sua rivisitazione in chiave scientifica.