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Intervista

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INTERVISTA A FABRIZIO GATTI

Il suo viaggio è un avventura, è una denuncia di un crimine contro l’umanità.
E’ il dramma quotidiano dell’immigrazione raccontato da un grande giornalista che l’ha vissuta dall’interno.
Fabrizio Gatti inviato de l’ Espresso da sempre si occupa di immigrazione clandestina; si è fatto arrestare come immigrato clandestino vivendo sulla propria pelle l’ osceno trattamento riservato agli immigrati nei centri di Permanenza temporanea.
Dopo lo spettacolo tenutosi al teatro Miela di Trieste il giorno 11/12/2009, gli studenti del liceo Carducci accompagnati dal professor Davide Zotti hanno avuto modo di porre all’autore alcune domande.

<< Cosa ti ha spinto a intraprendere questo viaggio? >>
domanda una studentessa.
<< Ho intrapreso quest’ esperienza perché dovevo tentare di raccontare la storia di queste persone, non p stato solo un viaggio nello spazio ma anche e soprattutto nella mente >> spiega Fabrizio Gatti.

Un altro alunno domanda:
<< Di fronte alle ingiustizie subite dagli altri immigrati, hai mai pensato di intervenire? >>
<< Per entrare in questo mondo e raccontarlo, ho dovuto indossare una maschera, quella di BILAL; una maschera che non ho potuto togliere nemmeno quando la tragicità delle situazioni mi avrebbe indotto ad intervenire per cercare di salvare qualcuno.
Se fossi intervenuto avrebbero potuto scoprire la mia vera identità e così facendo non avrei potuto raccontare fino in fondo ciò che ho vissuto e ciò che ogni giorno vivono migliaia di immigrati >>.

<< Per quale motivo ha scelto il nome BILAL? >>

<< BILAL era facile da ricordare, non era un nome magrebino; con questa faccia non potevo dire che ero del Magreb o dell’ Africa.
Ho dovuto trovarmi una via di mezzo tra il Curdo e l’ Irakeno e quindi ho scelto un nome della zona, ovvero BILAL IBRAIM ELABIB.
In realtà ha anche un significato.
BILAL era uno schiavo liberato nell’ Islam, però in realtà non andavo a cercare delle simbologie.
Anche se ho cancellato il nome con la cenere sul passaporto, quando sono tornato in Italia BILAL non se ne è mai andato >>.

Dietro al termine clandestino si nasconde una dimensione epica e tragica; ci sono persone con un nome, un cognome ed una storia personale, una famiglia lasciata nel luogo di partenza con un futuro incerto; devono prepararsi ad affrontare un immenso viaggio fitto di pericoli pari a un’ odissea, e veder morire quotidianamente chi non ce la fa.
<< Io sono stato fortunato! >> dice Fabrizio Gatti, << questo, composto da due cartoncini con trentadue pagine in mezzo è più importante e magico di un tappeto volante; il passaporto è un diritto acquisito dalla nascita che mi avrebbe permesso di salvarmi se qualcosa fosse andato storto >>.
Fabrizio Gatti ha raccontato le sue esperienze nel suo libro da cui poi è stata tratta una rappresentazione teatrale molto viva e coinvolgente accompagnata da musiche e canti, lo spettacolo è stato documentato con immagini scattate dallo stesso autore durante il suo viaggio.


Anna Di Lorenzo
Giulia Pietrobelli
Giovanna Sbriglia


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