QUELLA CAPACITÀ UMANA DI ESSERE DISUMANI

 

Stavo pensando a come questo nostro tempo abbia nel suo dna la capacità umana di essere disumani senza per questo dover pagare il minimo dazio in termini penali e tanto meno di interiorità. Bergonzoni li definisce odiatori, cattivisti, li recinta dentro una sorta di aporofobia per niente virtuale.

La precarietà, la povertà, l’accompagnamento di chi non ce la fa, di chi fatica a mettere un piede innanzi all’altro perché la mente sta in ginocchio, di quanti non hanno più prossimità con la dignità e l’amore, alimenta la sensazione che si tratti di una precisa colpa e non il risultato di un qualche accidente. La percezione che scava alle fondamenta la socialità come relazione è il fuoco di sbarramento delle parole scagliate senza la responsabilità che ne dovrebbe derivare. Rimangono parole appunto, che però erigono alte mura dove innalzare la bandiera delle appropriazioni indebite, degli slogan, delle etichette, dove nascondere bellamente i rifiuti, le negazioni, lo stesso comando non troppo velato affinchè tutto questo ottenga una sua residenza.

Sui social ci sono orme e tracce per imparare la grammatica dell’umiliazione, dell’insulto, la proiezione dell’ombra diventa un arte grossolana per scaricare sull’altro indifeso la propria rabbia e frustrazione per non riuscire a decifrare la più misera tabellina dei sentimenti. Si, stavo pensando a questo tempo, inteso sempre più come un furfante, invece il tempo è un gran signore, un gran dottore, che per mano di Qualcuno ritornerà a ognuno ed a ciascuno fino all’ultimo marengo. Qualche giorno fa un amico mi ha detto che la gentilezza, l’educazione, la tenerezza non sono sinonimi di debolezza, di buonismo, di qualche recondita vigliaccheria. Il vero disagio di cui stiamo cercando di delimitarne il colpo a tradimento, sta proprio nell’opposto e nel contrario di questi valori che invece formano la radice più profonda della coscienza, della nostra dignità.

C’è davvero l’impressione che a tutto questo additare, relegare, togliere e mettere, fino a sbattere contro il muro delle omertà, quanti stanno in difficoltà persino per un piatto di lenticchie, figuriamoci per tentare di offrire uno spicchio di futuro ai propri figli, sia dannatamente più semplicistico addossare eventuali responsabilità a questo o a quel partito, autoassolvendoci come cittadini e come persone per chissà quale potere acquisito.

Vincenzo Andraous