La 'rivincita' del LES

I dati ufficiali delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico diffusi dal MIM confermano l'alto gradimento con cui l'utenza continua a premiare il Liceo Economico Sociale: il 4,78% è un ottimo risultato, che lo colloca al quinto posto nel quadro dell'istruzione liceale, a ridosso e prima del Liceo Classico con il 4,73%.

Ma non si tratta certo di una gara, nè di una prova di forza.

Lo sparuto 0,01% del Liceo Made in Italy denuncia piuttosto la fragilità di un indirizzo nato in tutta fretta, senza alcuna consultazione del mondo della scuola, con un iter normativo ancora incompleto (mancano i regolamenti attuattivi, i quadri orari del triennio, i programmi), ma soprattutto  conferma quale forzatura fosse volere proporre - sarebbe più consono dire imporre - il nuovo Liceo in sostituzione del LES.

Su tutto questo oroponiamo una riflessione del vicepresidente di SISUS Luigi Mantuano, già presente anche su Education 2.0

Liceo del Made in Italy. Quale economia senza il fattore culturale e sociale?

Si è da poco concluso il percorso del disegno di legge sul liceo del made in Italy che è stato approvato in via definitiva nello scorso dicembre.

La Legge 206 del 27 dicembre 2023 – Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy investe anche l’ordinamento scolastico italiano. Il Titolo III – Istruzione e Formazione prevede all’articolo 18 la creazione di un Liceo del made in Italy “Al fine di promuovere, in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al made in Italy”. Manca ancora l’approvazione del Regolamento attuativo che, su proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito, definirà nel dettaglio il profilo culturale, educativo e professionale del nuovo liceo e il quadro orario del piano degli studi del triennio.
Nei tempi comunque ristrettissimi per raccogliere le iscrizioni – che si sono appena concluse – in modo da far partire il nuovo indirizzo già dal prossimo anno scolastico, la legge, negli articoli 18 e 19 e nell’allegato A, contenente il quadro orario del primo biennio, ha dettato alcune norme transitorie e definito i contenuti del nuovo indirizzo liceale. L’iter del provvedimento e il testo approvato hanno suscitato non poco dibattito nel mondo della scuola e e in quello politico.
 
La legge prevede che l’attivazione del liceo del made in Italy fosse possibile per il prossimo anno scolastico nelle scuole che avevano l’indirizzo di scienze umane – opzione economico sociale (per brevità LES-liceo economico sociale). Molto rilievo ha avuto il passaggio del comma 4 dell’articolo 18 che ha previsto per questo anno, negli istituti che hanno scelto l’attivazione del nuovo indirizzo, la confluenza del liceo economico sociale nel liceo del Made in Italy. La legge infatti prevede che tutta l’operazione dell’introduzione del nuovo indirizzo sia senza aggravio di spesa e senza creare esubero di docenti.
 
Su questi delicati passaggi hanno preso una posizione chiara le associazioni dei docenti, come la Società Italiana di Scienze umane e Sociali, e la Cabina di regia della Rete Nazionale dei Licei economico sociali del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Si è costituito ufficialmente un Comitato nazionale di docenti per la difesa del LES e una raccolta di firme nel mondo della scuola e della cultura è arrivata a migliaia di adesioni a conferma del gradimento e della crescita costante dei licei economico sociali che negli ultimi anni hanno quasi raddoppiato le iscrizioni (link alla raccolta dei documenti prodotti e una rassegna stampa completa delle prese di posizione).
 
Il mondo della scuola non ha gradito la legge, soprattutto nei tempi e nelle modalità di approvazione che ancora una volta hanno disatteso l’ascolto di chi la scuola la fa ogni giorno, vecchio male che risulta trasversale anche al cambio di governi. Su quasi cinquecento scuole che erano nelle condizioni di richiedere un liceo del Made in Italy lo hanno fatto in meno del venti per cento e ora i dati delle iscrizioni ne hanno confermato la scarsa adesione, con appena lo 0,08%.
 
Basterebbe tutto questo intanto a dover garantire la coesistenza del liceo economico sociale, dal solido impianto epistemologico e didattico oltre che gradito da studenti e famiglie e in costante crescita numerica (3.90%), accanto a un nuovo indirizzo tutto da sperimentare e che ha avuto una tiepida accoglienza e che come tale risulterebbe incomprensibile porlo in alternativa all’esistenza del LES. Risultano in tal senso stringenti le argomentazioni di coloro che si sono levati in difesa del liceo economico sociale.
 
Ma c’è una contraddizione profondamente culturale nella struttura stessa della proposta del liceo del made in Italy, chiaramente messa in evidenza dai documenti prodotti dalle reti di docenti: l’idea di voler creare figure specialistiche nella salvaguardia del patrimonio culturale e artistico e delle eccellenze italiane, non solo ai fini identitari ma anche della crescita dell’economia nazionale, e pensare che ciò possa avvenire escludendo totalmente – stando al testo della legge approvata e al quadro orario del biennio allegato – il patrimonio delle scienze umane e sociali.
“Si afferma la necessità di proporre un corso di studi che abbia una forte connessione con il tessuto socio-economico locale, ma, al contempo, non si fa alcun accenno, tra le competenze perseguite, alle Scienze Sociali, saperi indispensabili per comprendere le istanze della contemporaneità, ivi comprese le nuove prospettive … Finalità dell’istruzione liceale sono la formazione e l’affinamento del pensiero critico e creativo da cui possano generarsi nuovi modelli di sviluppo per il futuro”, scrive la Società Italiana di Scienze Umane e sociali nel documento Le scienze sociali e il liceo della contemporaneità.
Non si tratta di rifiutare – magari ideologicamente - l’ampliamento dell’offerta formativa proposta dalla nuova legge. Si tratta piuttosto di dare il giusto ed equilibrato riconoscimento a quanto funziona dell’esistente e consolidarlo con un possibile ampliamento, come propone anche il documento della Cabina di regia della Rete nazionale dei LES del Ministero: “Suggeriamo dunque l’affiancamento del Liceo del Made in Italy al LES e non un’improvvisa sostituzione dell’indirizzo poiché la coesistenza dei due percorsi è ritenuta da tutti noi necessaria”. Alla coesistenza dei due percorsi si affianca anche – scrive il documento della rete degli oltre cinquecento LES italiani, con circa ottanta mila studenti – l’imprescindibile rapporto tra economia politica, diritto e le altre scienze sociali, senza le quali la stessa economia perde le sue radici: “Riteniamo che la sociologia sia utile a fornire anche a futuri studenti del M.i.It le competenze per interpretare i processi economici e sociali che caratterizzano tutti gli stadi dello sviluppo… L’antropologia culturale e la psicologia sociale forniscono un contributo essenziale alla comprensione e anche alla progettazione dello sviluppo socio economico del nostro patrimonio materiale ed immateriale, risultando quindi essenziali alla formazione di un liceo che vuole valorizzare il patrimonio culturale, inteso anche in termini di risorsa economica e lavorativa, indispensabile alla crescita del Paese. La sua più ampia fruizione implica sempre questioni culturali e di significato che entrano pienamente nel marketing e nell’economia della cultura”.