L'educazione attiva

da Lucia Marchetti

A cento anni dalla fondazione della LIEN ( Ligue International de l’Education Nouvelle) l’Ufficio di presidenza del CEMEA affida a Clotilde Pontecorvo l’incarico di formare un comitato scientifico per celebrare l’anniversario della LIEN e propone i 30 punti che Ferrière nel 1921al convegno di Calais indicava come le caratteristiche che rendono una scuola, una nuova scuola. 

Clotilde, nella introduzione, ritiene che molti tra i trenta punti siano ancora attuali, come ad esempio la rilevanza della vita di comunità, la co-educazione fra maschi e femmine, la compresenza di una specializzazione accanto alla cultura generale, la centralità dell’interesse dello studente e dell’attività di ricerca individuale, la gestione democratica della scuola, l’educazione alla cittadinanza globale.

E pone ai componenti del CS tre domande:

  • quali punti sembrano superati e non più praticabili,
  • quali sembrano ancora validi 
  • quali sembrano assenti.

Riporto qui alcuni cenni storici relativi al movimento delle scuole nuove.

La Lega Internazionale per la Nuova Educazione (LIEN) fu creata nel 1921 al primo Congresso di NuovaEducazione a Calais.

Tra i co-fondatori ci sono John Dewey, Ovide Decroly, Jean Piaget, Maria Montessori, Beatrice Ensor, Adolphe Ferrière ed Elisabeth Rotten.*

 

 

Negli anni che seguirono e fino alla seconda guerra mondiale, i suoi congressi riunirono i militanti della nuova educazione, permettendo scambi sulle pratiche e sui lavori di ricerca di ciascuno.

.A pochi anni dalla fine della Grande Guerra e nel pieno di una pandemia, la Spagnola, alcuni studiosi, pedagogisti, filofofi, psichiatri pensano a una scuola nuova come ‘laboratorio di pedagogia pratica’, che metta al centro i bisogni della popolazione non adulta, ancora troppo dimenticata. Alcune radici forti sono in Rousseau nel rapporto con la natura, nell’importanza del lavoro, del corpo e dell’esercizio, nell’autoeducazione. La spinta ideale era quella di costruire una educazione ‘nuova’ pacifista, rispettosa del bambino, creativa e capace di costruire persone impegnate e democratiche.

 

Molte sono state le declinazioni di questi principi nelle diverse parti dell’Europa e del mondo e fino ad oggi si possono ritrovare echi di quelle proposte e realtà educative che li mettono in pratica. Ne ho fatto diretta esperienza alcuni anni fa durante uno stage con le mie allieve presso L’Ecole de l’Ermitage a Bruxelles  dove si continua a mettere in pratica il metodo Decroly, pur adattato alle caratteristiche del mondo odierno. All’ingresso si incontra questo motto: “Par la vie pour la vie” L’ècole impose l’immobilité et le silence a des etres qui doivent apprendre à agir et à ’exprimer Tendre à reunir, pas à diviser, à separer” **

Tante sono in Italia le esperienze pedagogiche che dal secondo dopoguerra pur per vie diverse hanno interpretato quei principi, in particolare nella scuola di base, da Don Milani a Danilo Dolci, da Mario Lodi al Movimento MCE e ai CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva).

La scuola secondaria superiore, invece, è rimasta spesso chiusa e refrattaria a innovare i propri metodi.

Solo nei primi Anni Settanta, grazie a un clima generale di grande cambiamento, alcuni settori dell’istruzione superiore sperimentarono innovazioni nei contenuti e nei metodi che avevano nell’attivismo una matrice fondamentale. Mi riferisco alla centralità attribuita all’apprendimento sull’insegnamento, all’attenzione per la relazione educativa, all’apertura della scuola all’esterno, allo studio dei contesti, al lavoro cooperativo di studenti e docenti, al superamento della didattica disciplinare per un approccio multidisciplinare, al considerare la scuola un centro di ricerca e sperimentazione in continuo rapporto e confronto con altre realtà formative.

Negli ultimi decenni quella spinta sembra affievolirsi, soprattutto sembra venir meno la possibilità di un disegno organico di cambiamento.

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Dice a proposito Pietro Lucisano a p.22: “ In sintesi, mi sembra che la maggior parte dei punti proposti da Ferrière, siano non solo attuali ma da considerare per le nostre scuole traguardi da raggiungere e, tuttavia, vedo ancora notevoli difficoltà nel praticarli. Non credo sia necessario aggiungere che sarebbe necessario un impegno per un disegno di riforma delle scuole e dell’università capace di fare propri i principi e di trarne le necessarie conseguenze. Temo che la frustrazione abbia portato la ricerca a perdersi in aspetti marginali”.

Nel testo compaiono numerosi e ricchi contributi che sviluppano prospettive diverse, ma la maggior parte dei componenti del Comitato Scientifico non ha risposto in modo diretto alle tre domande di Clotilde, Tuttavia, appunto questa pluralità di punti di vista e la autorevolezza di chi scrive rendono il libro utile e pregevole. 

 

(Clotilde Pontecorvo (a cura di), Pensare insieme al centenario dell’educazione attiva, Kaleidos Edizioni, Faenza 2021)

Nelle foto:
 
Locarno (Svizzera) 1927 Alcuni fondatori della LIEN. Da sinistra Ovide Decroly, Pierre Bovet, Beatrice Ensor, Edouard Claparède, Paul Geheeb, Adolphe Ferrière

** Bruxelles, Ecole de l'Hermitage

***  L'indice del libro