La lettura della contemporaneità

Trasversalità dei saperi e dimensione formativa nelle scienze sociali in classe

Perugia  21-22-23 Marzo 2005  Istituto ‘Pieralli’
Relazione sul seminario
Lucia Marchetti
 
 

Se il seminario dello scorso anno a Ferrara ha segnato il momento fondativo dell’Associazione, necessariamente ristretto alle scuole che già condividevano lo scopo e la storia, quest’anno a Perugia è stato compiuto un passaggio importante sul piano dell’ampliamento sia del numero di scuole (erano rappresentati 26 Istituti) sia dei livelli, quello politico e quello accademico.

Direi che lo sforzo è stato quello di aprire l’Associazione al confronto con le scuole, con l’università e con la politica, uno sforzo quanto mai necessario per il momento difficile in cui ci troviamo come Licei delle scienze sociali, incerti e preoccupati per il nostro destino, ma anche delusi e indignati per lo svilimento del livello culturale che presenta il nuovo profilo del Liceo delle scienze umane.

Il seminario era organizzato su due giornate e mezza. La prima, intitolata La relazione come dimensione epistemologica, era aperta agli studenti della SISS per i quali costituiva un credito, e ad allievi/e del Liceo delle scienze sociali del Pieralli.

Dopo i saluti del Dirigente Scolastico del Pieralli, prof. Carlo Chianelli, di Maria Prodi, assessore alle Attività Culturali della Regione Umbria e della professoressa Floriana Falcinelli, Direttore della SISS dell’Università di Perugina, è intervenuto il senatore Franco Asciutti, Forza Italia, presidente della VII Commissione Cultura del Senato sul tema Le scienze umane e sociali nella riforma della secondaria. Ha presentato una relazione scritta che è a disposizione per chi volesse consultarla. Le sue parole hanno destato subito grande sorpresa tra noi docenti in quanto veniva ripreso e sostenuto un liceo che assomigliava, anzi riproduceva quello che abbiamo costruito in questi anni. Riporto alcuni passaggi: “ Su questa strada ci dobbiamo muovere. Sulla proposta di un “Liceo delle scienze umane e sociali” il cui asse culturale appaia mirato ad acquisire le categorie antropologiche necessarie alla comprensione e classificazione dei fenomeni culturali, nonché le forme e le dinamiche di natura comunicativa a livello personale e sociale. (…) Il Liceo delle scienze umane viene a collocarsi in uno scenario di riferimento che pone al centro dell’attenzione la società complessa e le sue caratteristiche di globalizzazione e comunicazione. In altre parole il Liceo delle Scienze umane viene a configurarsi come un’impresa culturale e formativa che, nel tenere nel giusto conto i risultati e le esperienze che si sono compiute in passato negli ultimi anni, è in ogni caso costruito guardando al futuro, senza nostalgie per il passato. (…) In ogni caso, il baricentro culturale del Liceo delle Scienze umane si ritrova nella sapiente capacità di saper coniugare assieme le scienze umane di stretta osservanza – antropologia, pedagogia, psicologia, sociologia – con le altre forme di conoscenza dell’uomo di più antica data: la filosofia, la storia, il diritto.”

Restava poco tempo a disposizione per le domande in quanto il senatore era convocato per il pomeriggio dal ministro Moratti e quindi doveva ripartire immediatamente. Sono intervenuti due docenti, Lucia Marchetti e Paolo Cinque. Hanno espresso stupore e incredulità per le parole del senatore, Marchetti ha chiesto se era a conoscenza del profilo uscito a livello ministeriale e degli OSA, più recenti, e ha aggiunto: “forse la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra”. I due docenti hanno sottolineato la particolare situazione di questo liceo e la necessità di fermare i decreti applicativi. Il senatore ha dato assicurazioni circa la posizione del suo partito per lo stop ai decreti applicativi, già depositato, e ha invitato i presenti a controllare nei siti parlamentari la coerenza delle sue affermazioni con pregresse posizioni.

La giornata, coordinata da Stefania Stefanini,  prevedeva due interventi di carattere culturale: uno di Luigino Bruni, economista di Milano-Bicocca su Il paradigma interdisciplinare in economia. L’economia come impegno civile.

Purtroppo lo sciopero dei treni ha impedito al professore di arrivare. Il suo approccio all’economia si presenta fortemente in sintonia con il nostro paradigma delle scienze sociali, legge l’economia come sapere aperto all’etica, ai temi della qualità della vita, del consumo, del capitale sociale, della crisi del welfare, ecc., ma anche con punti di vista psicologici e antropologici.

La giornata è stata quindi ristrutturata anticipando al mattino la relazione di Luigi Mantuano su Michel De Certeau, Le scienze dell’Altro.  M.De Certeau (1925-1986) è considerato tra i più importanti intellettuali francesi della generazione che include Foucault, Derrida, Irigaray, Lyotard. Membro della Compagnia di Gesù dai 25 anni fino alla morte, partecipò con Lacan alla fondazione dell’Ecole freudienne nel 1963. Traggo dall’articolo di Paola Di Cori sulla rivista Ecole, dic.2004, queste note. “Le ricerche di De Certeau spaziano dalla linguistica alla psicanalisi, dall’antropologia alle culture giovanili intorno al ’68, ma da alcuni anni Certeau gode di una grande fortuna per la originale ricerca del 1980 su L’invention du quotidien, punto di riferimento essenziale nel rinnovato interesse delle scienze sociali e umane per l’analisi della vita quotidiana”. Mantuano ha analizzato in particolare il pensiero di Certeau sul tema della relazione legata all’assenza, della storia come racconto, sul primato delle pratiche, sul legame tra affettività e politica, sulla relazione pedagogica all’interno di un seminario e sulle conseguenze di questo pensiero sulle nostre discipline e sul nostro modo di fare scuola. 

Il pomeriggio del 21 ha anticipato una parte dei lavori previsti per l’ultima sessione, sia perché alcuni docenti dovevano partire prima, sia perché l’alto numero dei partecipanti richiedeva che si ridefinisse il ruolo e l’organizzazione dell’Associazione Passaggi.

Sintetizzo dagli interventi, ma non in modo fedele, perché non ho sempre preso appunti.

Veniva avanzata la richiesta di riscrivere una lettera per i dirigenti con la microstoria dell’associazione per invitarli ad associarsi, qualcuno proponeva che le scuole associate versassero un fondo, altri ribadivano l’importanza della rete come protezione anche per quelle situazioni che si trovano in difficoltà, altri ne sottolineavano il ruolo di luogo di ricerca con la caratteristica di coniugare riflessione e buone pratiche, in cui vengono privilegiati e messi al centro dell’attenzione tre fondamentali elementi del fare scuola: la centralità della relazione educativa, l’approccio integrato ai saperi e il rapporto con l’esterno alla scuola. Altri, infine, ritenevano che l’Associazione dovesse costituire uno spazio e un tempo per far crescere la questione epistemologica, e, al proposito ricordo che il prof. Mantovani lo scorso anno ci aveva detto che “dovevamo costruirci una teoria”

Il secondo giorno aveva come titolo Le vie della contemporaneità e prevedeva una relazione di Giacomo Camuri, La prova del labirinto. Didattica della complessità e pedagogia dell’avventura. (Note a margine a sette anni di insegnamento nel Liceo delle scienze sociali)

La relazione dovrebbe essere disponibile tra breve e sarà sul sito www.manzoniweb.it. Dopo un’introduzione di Paolo Cinque, Camuri ha richiamato l’immagine del labirinto inizialmente riferendola al sentimento della propria condizione professionale dopo sette anni di insegnamento nel liceo delle scienze sociali, “quando uno pensa di aver guadagnato qualcosa si trova improvvisamente dentro un labirinto. Mi sono sentito tradito e perso, mi sento uno che ha lavorato moltissimo e mi sono sentito abbandonato”.

Con grande sapienza e gradevolezza ha ricostruito il nostro lavoro nel liceo delle scienze sociali attraverso un gioco di 8 cerchi/percorsi per i quali ha indicato riferimenti in autori e teorie, da Platone, Attali, Hillman, Perec, Cassirer, Augé, Sontag, Barthes, Duby, Desmond Morris, Volli, P.Levy, Levi Montalcini.

 Per soli titoli gli otto percorsi del nostro lavoro, secondo Camuri, sono stati:

  1. l’importanza del mettersi in viaggio, dell’orientarsi e dell’orientare, dell’inciampare, l’incontro dentro e fuori gli spazi;

  2. l’importanza del  guardare, lo spazio cioè della metodologia che è tensione e curiosità e che richiede strumenti e teorie di riferimento, ma anche tecnologie. Qui ha sottolineato l’importanza della fotografia;

  3. l’importanza della scrittura descrivere, raccontare, rielaborare, creare:

  4. l’importanza degli spazi interstiziali in cui si evidenziano i nodi, emergono le contraddizioni, le memorie,  gli oblii, si ritorna agli archivi;

  5. l’importanza della parola, delle letterature, la costruzione di un criterio ermeneutica;

  6. l’importanza del corpo, la messa in scena del mondo, i gesti, la ritualità;

  7. lo spazio della cultura, delle radici arcaiche, della simbolica, della virtualità;

  8. lo spazio della mente come ultimo e primo, come esterno ed interno, come simbolo dell’inizio, del fonte battesimale.     

Il piacere di questa comunicazione derivava non solo dalla pregnanza delle cose dette, ma da un modo di porgere che rispettava un procedere circolare, un po’ labirintico appunto, nel quale al contrario del perdersi, ognuno ritrovava pezzi del proprio cammino e, insieme ad altri, procedeva nel condividere una storia e una teoria. 

Il secondo momento di questa mattina era coordinato da Antonio Ronco su alcune buone pratiche di lettura della contemporaneità, proprio a segnare la scelta epistemologica della nostra Associazione, di coniugare riflessione ed esperienza. Sono state presentate alcune buone pratiche di lettura della città, di integrazione fra scuola e territorio, di integrazione fra discipline in funzione degli esami di stato,  di collaborazione fra scuola e università nelle SISS. Sono emerse riflessioni su un’idea di scuola che punti sull’incontro tra generazioni, sulla centralità del consiglio di classe, sulla necessità di ritrovare il senso di fare scuola, di puntare alla ricerca dell’identità di sé e dell’altro e sulla risorsa dell’autonomia scolastica  ancora da scoprire. 

Nel pomeriggio si è svolto il confronto fra scuola e università su Quale futuro per le scienze umane e sociali, coordinava Lucia Marchetti ed è intervenuta l’ispettrice Anna Sgherri Costantini. Mi scuso per la frammentarietà e l’incompiutezza del resoconto, perché non ho preso sempre appunti. Anna Sgherri ha sottolineato la particolare situazione contraddittoria del nostro indirizzo, inizialmente voluto da pochi, osteggiato a livello centrale e politico e, invece, sostenuto dagli insegnanti che ne intravedevano l’occasione di una sprovincializzazione della scuola e poi ne verificavano il progressivo radicarsi nel territorio e l’apprezzamento da parte di studenti e famiglie. Si è chiesta perché oggi la parte politica non lo accoglie, forse per una debolezza con cui si presenta.

Floriana Falcinelli docente di scienze della formazione all’università di Perugia riflette sullo scontro tra due posizioni in campo accademico e culturale, una laica e una cattolica, la cattolica cerca di riproporsi con un’ansia di totalità nell’idea di uomo come persona, ma in particolare in una forma assai povera di contenuti nel profilo culturale del Liceo delle scienze umane, peraltro ripristinando il termine pedagogia che il dibattito culturale aveva da tempo superato con il concetto di formazione, un concetto aperto ai contributi di molti altri ambiti culturali. Intervengono in seguito Silvia Fornari, docente di sociologia generale a scienze della formazione, università di Perugia, Paola Falteri, docente di antropologia all’università di Perugia, e Ambrogio Santambrogio, docente di sociologia a scienze politiche, università di Perugia. I loro contributi concordano nel ritenere l’urgenza e il forte bisogno di trasversalità nei saperi per la lettura della contemporaneità, la necessità di una autocomprensione colta della nostra realtà, della dimensione laica, democratica perché scientifica che queste discipline possono offrire, l’esigenza di puntare alla funzione critica dalle caratteristiche di riflessività e costruttività, il pericolo di perdere la visione complessiva.

Nel dibattito che segue intervengono fra gli altri, Mantuano, Camuri, Cinque, Farina, Stefanini, che auspicano e sollecitano un rapporto più stretto di collaborazione fra scuola e università anche attraverso le SISS e chiedono di arrivare a un pronunciamento critico congiunto sul Liceo delle scienze umane così come viene presentato dal ministero. I colleghi universitari si dichiarano d’accordo e si impegnano a portare queste richieste alle rispettive associazioni, il 15 Aprile al direttivo degli antropologi e il 25 Maggio alla SIPED per i pedagogisti. Viene inoltre acquisito un pronunciamento di un’associazione di sociologi.

Nella mattina del terzo giorno, il 23 Marzo, i lavori riprendono con il coordinamento di Stefania Stefanini. Si rilegge e si discute il Regolamento dell’Associazione in merito ad una richiesta di modifica da parte di Camuri per la cancellazione di un monte massimo di 20 scuole contenuto nell’art.7 e, dopo lunga discussione, si passa alla votazione da parte delle scuole iscritte all’Associazione e a maggioranza il punto viene cancellato e sostituito da:
” l’Associazione comunque si riserva, in occasione del convegno annuale di esaminare le nuove candidature.
a. l’adesione ha durata triennale”
Si apre poi la discussione sulla possibilità di adesione da parte di singoli e, anche qui, dopo lunga discussione, si inserisce nel regolamento che il singolo docente possa fare richiesta di ammissione alla Associazione, inviando un curricolo. Per l’Ammissione si rimanda all’art.7. Si chiarisce che i singoli non hanno diritto di voto sulle decisioni che riguardano l’Associazione.

 

Si acquisiscono i documenti da inserire nel sito www.manzoniweb.it e a questo proposito Nicola Della Casa del liceo delle scienze sociali di Suzzara fa presente lo sforzo della sua scuola nella gestione del sito che costituisce un servizio per tutti i licei d’Italia impiegando una persona dello staff dell’Istituto che ha altri indirizzi, anzi quello di scienze sociali è il più ridotto in termini numerici. I presenti riconoscono il ruolo fondamentale e ormai indispensabile che questa scuola svolge e la iscrivono in forma onoraria all’Associazione.
Si decide inoltre di chiedere spiegazioni alle scuole Pertini di Genova e Machiavelli di Lucca per il mancato riconoscimento economico ai colleghi che dovevano rappresentare la scuola, in quanto è questo uno dei punti del Regolamento che hanno sottoscritto e ci si riserva di rivedere la loro posizione al prossimo seminario. 

Per l’anno prossimo si accolgono le candidature dei colleghi Mantuano e Cinque secondo le seguenti possibilità:

a.   seminario a Sezze (Latina)  a totale carico dell’istituto di Mantuano, con eventuale ospitalità in un eremo che sta gestendo una cooperativa di ex allievi delle scienze sociali di quella cittadina;

b.  seminario a Roma a totale carico dell’Istituto di Cinque;

c.   seminario gestito in collaborazione tra Roma e Sezze;

d.   non viene escluso il sogno di Pantelleria che Farina potrebbe realizzare, ma le difficoltà logistiche ed economiche frenano gli entusiasmi.

Viene proposto da Mantuano, e accettato, il tema della complessità

Nonostante gli inciampi, continuiamo a tessere questa matassa intricata praticando così  quanto dice Morin, la complessità non viene conosciuta ma vissuta.
Ferrara, Marzo 2005