Clotilde Pontecorvo

Nella mia qualità di Presidente onorario dell’Associazione SISUS sono molto grata a tutti i soci per avermi assegnato il compito di introdurre la giornata di studio e di ricordo della nostra comune amica Anna Sgherri. Lascio agli altri il compito di presentarne in modo esauriente la figura umana e professionale. Io mi limito a ricordare due momenti rilevanti in cui è avvenuto tra lei e me uno scambio proficuo per le scienze sociali.

Il primo incontro è avvenuto nel 2000 nella commissione che doveva stabilire le linee guida per l’insegnamento delle scienze sociali e che era composta, oltre che dal personale del MIUR, da amici della odierna SISUS e da professori delle aree disciplinari interessate, indicati dal Consiglio Italiano per le Scienze Sociali. Da quella commissione uscì nel febbraio di quell’anno un documento fondativo molto significativo: si ribadiva il fondamento storico-antropologico dell’insegnamento liceale delle scienze sociali e la sua collocazione nell’area scientifica.

Un altro importante incontro con Anna Sgherri l’ho avuto a Giovinazzo nel 2009 nel convegno annuale della Rete Passaggi e di SISUS, quando abbiamo elaborato insieme l’indirizzo economico-sociale come alternativa all’indirizzo di scienze umane (a forte impostazione pedagogica) proposto dal MIUR con l’allora Ministro Maria Stella Gelmini. In quell’occasione elaborammo collettivamente una proposta curricolare per l’indirizzo alternativo che conservava la filosofia originaria, elaborata dagli insegnanti e tradotta in realtà didattiche da docenti aderenti alla SISUS.

Nel 2007 insieme a Lucia Marchetti raccogliemmo un buon numero di esperienze didattiche realizzate nella scuola dai nostri associati in un volume (pubblicato da Marsilio Editore) dal titolo “Trent’anni dopo le scienze sociali nella scuola”. Nell’occasione di Giovinazzo scherzammo con Anna Sgherri che se lei era stata la madre spirituale e operativa dei Licei delle Scienze Sociali avendo coordinato fin dal 1999 corsi di formazione suddivisi in centri regionali, presenti in tutto il territorio nazionale; io potevo essere considerata la madrina avendo steso la prima indagine sulla presenza delle scienze sociali nella scuola italiana (commissionatami nel 1974 dal Consiglio Italiano delle Scienze Sociali) e avendo partecipato come giovane ricercatrice alla stesura del volumetto collettivo “Scienze sociali e riforma della scuola” (pubblicato da Einaudi nel 1975).

 

Mi è gradito in questa occasione ricordare il contributo teorico e operativo dell’allora Ministro Luigi Berlinguer, unico tra i titolari del MIUR, che si sono succeduti negli ultimi 15 anni, che si è posto il problema della necessità di un’analisi critica approfondita dei saperi da affidare all’insegnamento scolastico. Per questo nel febbraio del 1997 egli costituì una commissione di 44 esperti di diverse aree disciplinari e professionali che fu poi chiamata la Commissione dei saggi. Chi scrive ha avuto poi l’onore di partecipare al gruppo di lavoro ristretto (composto dai colleghi Paul Ginzburg, Giovanni Reale, Luisa Ribolzi, Mario Vegetti e Silvano Tagliagambe con il coordinamento di Roberto Maragliano e il supporto tecnico di Vittorio Campione) che mise a punto il documento finale. Tale documento iniziò a circolare fin dall’ottobre del 1997, ma fu approvato dalla commissione riunita in riunione plenaria solo il 14 novembre del 1997.

È forse un’epoca lontana per i più giovani tra voi ma voglio sottolineare che quel documento suscitò notevoli entusiasmi tra gli insegnanti più qualificati per finire però nel dimenticatoio dai ministri successivi.

Anche in quel documento trovava posto il ruolo formativo dell’insegnamento liceale delle scienze sociali, come strumento essenziale per promuovere la conoscenza della contemporaneità nella sua attuale articolazione sociale e globale, come ci ricorda Anna Sgherri in un suo scritto del 2007 dove scrive anche che un tale Liceo “rappresenta un modello di scuola a misura degli studenti e dei docenti, di coloro cioè che costituiscono la forza e la vitalità di una comunità educativa prima di tutto autonoma e responsabile delle proprie scelte.”