a.s. 2014/2015

 

M592 – ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
Pag.  1/3 Sessione ordinaria 2015 -  Seconda prova scritta  
 
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Indirizzo: LI12, EA08 - SCIENZE UMANE - OPZIONE ECONOMICO SOCIALE
Tema di: DIRITTO ED ECONOMIA POLITICA

Mercato e welfare state (stato sociale) nell’epoca della globalizzazione

 

PRIMA PARTE

Con riferimento ai documenti allegati il candidato tratti il tema delle relazioni tra mercato e welfare state (stato sociale) nell’epoca della globalizzazione, con attenzione alle trasformazioni in corso; si soffermi in particolare anche sui motivi ispiratori del welfare state – in relazione ai principi costituzionali e dell’Unione Europea – e sulle modalità con cui potrebbe rispondere ai problemi del lavoro e delle disuguaglianze economiche.

 

DOCUMENTO 1

«Ma rimane il fatto che l’economia, le istituzioni dell’economia, non possono far nulla per rimediare allo squilibrio insito in una situazione di assoluto bisogno. E questo non ha niente a che spartire con il fatto che uno sia ricco o povero: se un miliardario è nel deserto e muore di sete, e incontra qualcuno con dell’acqua che gli fa pagare mille euro a bicchiere, la “ferita” all’economia rimane, anche se il miliardario può permettersi di pagare. Il sistema economico non ha fatto nulla per impedire uno strappo, un malessere, un’ingiustizia. E ancora peggio sarebbe se la situazione di assoluto bisogno si verificasse perché uno è irrimediabilmente povero e non ha soldi per pagare.

Anche in questo caso, il mercato fallisce; o, per meglio dire, il mercato non può far niente per assicurare che lo scambio abbia luogo, con reciproca soddisfazione. Lo scambio non avrà luogo perché mancano le condizioni di base, perché uno dei contraenti non ha nulla da dare in cambio.
In economia si ragiona spesso al margine; cioè, non si guarda a tutto quello che viene prima (è come se l’economista dicesse: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto …) e ci si chiede solo: se faccio un altro passo, qual è il vantaggio e qual è lo svantaggio? Se lavoro un’altra ora, qual è il mio sacrificio e qual è il mio beneficio? E si prendono le decisioni di conseguenza, soppesando i costi e
i ricavi “al margine”.

Ma è giusto ignorare tutto quello che viene prima del “margine”? Ho voluto dire tutto questo perché, quando si magnifica il mercato e la concorrenza, molti dicono: ah, e come la mettiamo con i poveri? Questa è un’obiezione seria. Ma ricordate che il mercato e la concorrenza non sono la bacchetta magica. Possono fare alcune cose e non possono farne altre. La questione delle “condizioni di partenza”, delle “condizioni di base”, possono essere affrontate dall’economia ma con istituzioni e con idee che vanno al di là del buon funzionamento del mercato. Quest’ultimo è indispensabile: un mercato libero è condizione necessaria, ma non è condizione sufficiente per lo sviluppo dell’economia […].

Insomma il mercato non riesce a risolvere il problema dei beni indivisibili (detti anche “beni pubblici”). Non si può contrattare su quei beni lì, ci vuole… un governo. Storicamente, gli Stati, i governi, la “cosa pubblica” sono nati proprio per fornire i beni indivisibili, prima di tutto la difesa […]. E i beni indivisibili sono anche altri, e le cose si complicano ancora quando questi beni indivisibili appartengono al mondo, piuttosto che a un villaggio o a una nazione. 

Per esempio, l’aria non conosce frontiere; se gli scarichi delle auto o altri brutti gas vanno a finire nell’alta atmosfera e “bucano” lo strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti, con chi ce la prendiamo? Ci vuole non solo un governo, ma un accordo fra governi per gestire una situazione in cui deve essere protetto quel bene indivisibile che è lo strato di ozono.

Un altro caso di fallimento del mercato si ritrova nella “sanità pubblica internazionale”: prendiamo il caso della malaria, sradicata nei paesi ricchi ma una delle maggiori cause di morte in quelli poveri, specie africani. Non esiste un vaccino, ma non esiste anche perché le case farmaceutiche non hanno dedicato molte risorse e ricerche alle medicine anti-malaria, preferendo concentrarsi sulle malattie dei paesi ricchi, dove la gente, o i sistemi sanitari pubblici, hanno i soldi per pagare medicine costose. Il mercato non riesce a creare gli incentivi giusti. Ci vuole un intervento dei governi o di organismi internazionali che paghino la ricerca necessaria a produrre quelle medicine».

F. GALIMBERTI, L’economia spiegata a un figlio, Laterza, Bari 2013, pp. 66-69

 

DOCUMENTO 2

«Che il welfare italiano abbia un urgente bisogno di essere riformato è indubbio, stante che si tratta di uno dei sistemi più frammentati, più pieni di buchi, più esposti a manipolazioni e imbrogli tra quelli europei […]. Ad esempio, non sono mai state sviluppate politiche universali di sostegno al costo dei figli, a prescindere dalla posizione dei genitori nel mercato del lavoro; e non è mai stata introdotta una misura di garanzia di reddito per chi si trova in povertà e spesso non è mai riuscito neppure a entrare nel mercato del lavoro, almeno in quello formale […].

Che cosa c’è di più efficace del lavoro (remunerato) per far uscire dalla povertà? Eppure le cose non sono così semplici. In primo luogo, occorre pensare anche a chi non trova lavoro – e per questo non matura il diritto alla indennità di disoccupazione – perché la domanda è scarsa, perché non ha le qualifiche adeguate, perché ha un carico di lavoro famigliare pesante. È certo opportuno incentivare le persone ad attivarsi, a effettuare la formazione necessaria per collocarsi nel mercato del lavoro, posto che vi sia domanda. Ma, mentre cercano e si danno da fare e aspettano che la domanda di lavoro aumenti, bisognerà o no pensare a come aiutare loro e le loro famiglie a sopravvivere, specie se chi è senza lavoro è anche chi, in famiglia, sarebbe teoricamente responsabile del mantenimento? In secondo luogo, avere un lavoro non sempre è sufficiente a tenersi fuori dalla
povertà. Come ha documentato anche l’ultimo rapporto della Commissione europea su sviluppo e occupazione in Europa, l’Italia è tra i paesi dove più sono aumentati i lavoratori poveri, coloro cioè che sono poveri nonostante lavorino. Ciò non è dovuto solo ai bassi salari o al part time involontario. È dovuto soprattutto alla combinazione tra bassa intensità di lavoro entro la famiglia, ovvero alla forte incidenza di famiglie monoreddito, specie nei ceti economicamente più modesti e nelle famiglie più numerose, e frammentarietà e inadeguatezza dei trasferimenti sociali rivolti a chi è in età da lavoro (indennità di disoccupazione, assegni per i figli, detrazioni fiscali che non tengono conto dell’incapienza).

Questa combinazione conferma che le politiche del lavoro e degli ammortizzatori sociali destinati a chi perde il lavoro sono essenziali; ma indica che devono tener conto anche del fatto che le opportunità lavorative, per altro scarse, non si distribuiscono omogeneamente nella popolazione e tra territori. Lo ha documentato anche un recente volume comparativo sugli anni pre-crisi, quando in Europa è aumentato il tasso di occupazione ma non è diminuito quello di povertà, in primis perché non è diminuita la quota di famiglie a bassa intensità lavorativa. Per aumentare l’intensità di lavoro remunerato delle famiglie occorrono sia politiche di investimento sociale dirette ai più svantaggiati, giovani e meno giovani, sia politiche di conciliazione famiglia-lavoro: proprio quelle oggetto di drammatici tagli in periodi di austerity. Ma aumentare il numero di lavoratori per famiglia, posto che ci si riesca in un contesto di domanda debole, non basta. Occorrono anche trasferimenti, in primo luogo diretti a sostenere il costo dei figli minorenni».

C. SARACENO, Da dove partire per la riforma del welfare, in lavoce.info del 3 ottobre 2014,
http://www.lavoce.info/archives/30291/dove-partire-per-riforma-welfare/

 

SECONDA PARTE

Il candidato sviluppi due tra i seguenti quesiti:

  1. Quali sono i diversi sistemi pensionistici e di assistenza sanitaria?
  2. Quali conseguenze sul welfare state (stato sociale) ha avuto, a partire dagli anni ’70, il rallentamento dei tassi di crescita del prodotto interno lordo?
  3. Qual è il rapporto tra Pubblica Amministrazione e organizzazioni private nel Welfare mix?
  4. I processi di globalizzazione hanno portato ad una riduzione della disuguaglianza a livello globale, ma anche ad importanti aumenti della disuguaglianza tra paesi e all'interno di ciascuno di essi. Quali sono i principali meccanismi che possono spiegare queste dinamiche.

 


  • Durata massima della prova: 6 ore.
  • È consentito l’uso del dizionario di italiano.
  • È consentito l’uso dei seguenti sussidi: Costituzione Italiana; Codice Civile e leggi complementari non commentati.
  • È consentito l’uso del dizionario bilingue (italiano-lingua del paese di provenienza) per i candidati di madrelingua non italiana.
  • Non è consentito lasciare l’Istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.